Citazione:
ecco, no; io procedo in modo opposto:
osservo i fatti e cerco di dare una spiegazione, prescindendo da quello che piace credere a me; per esempio:
Axe. Qui il discorso si fa abbastanza complesso ma cercherò di non eccedere in prolissità.
Citazione:
questo è certamente vero, e non mi fa piacere; però, devo anche constatare che tutte le dittature in effetti cadono, salvo istaurazione di una dittatura successiva, mentre le democrazie generalmente si consolidano, se sopravvivono per un periodo sufficiente a stabilizzarsi; Francia, UK-Canada-Australia, USA, Olanda, scandinavi, ecc... stanno lì da oltre due secoli, senza golpe o rivoluzioni, mentre le dittature crollano per guerre, o implodono; come si spiega ?
Innanzitutto molti Paesi che citi hanno subìto, alcuni per pochi altri per molti anni, il peso della dittatura, compresi Italia Germania Francia ecc. e sto parlando di tempi a noi vicini. Ha ragione Barrett sul fatto che una dittatura si instaura in maniera relativamente facile, ad esempio cavalcando un generale e indistinto moto di popolo dovuto alle cause più disparate, ad esempio questioni inerenti il diritto soggettivo, l'economia, il desiderio di rivalsa dei più deboli che spesso intravedono una opportunità di riscatto nella instaurazione di tali regimi. Ma questo non vuol dire che le esperienze dittatoriali, e so di ripetermi, non rimangano, una volta passate, nella coscienza "collettiva" in termini di ordine individuale, familiare, sociale, ecc. Insomma devi conoscere la totale assenza, non dirò di "libertà" ma di arbitrio, per capire che la libertà individuale ha dei limiti, limiti che coincidono con l'etica sociale. E infatti molte dittature si basano o si sono basate, se oggi non più in vigore, sul concetto di ethos, proprio delle antiche civiltà militarizzate, ad esempio Sparta, che anche uno come Platone citava a modello di uno Stato ideale.
Citazione:
posto che un "popolo" non è un individuo, che si impone di smettere di fumare, ma una molteplicità di individui, i cui desideri e interessi spesso sono in conflitto, la "dittatura" per definizione deve disciplinare e cristallizzare un rapporto di forza di quegli interessi, fin quando ci riesce;
Io invece penso, come un po' Rousseau, che un popolo costituisce un qualcosa che in qualche modo trascende una semplice somma di volontà individuali. Un Popolo per essere tale deve possedere un proprio carattere, e agire in maniera da esprimere un'unica volontà, al pari di un singolo individuo. Se questo è vero allora va da sé che se un Popolo si riconosce, anche solo per un certo periodo della propria storia, in un regime dittatoriale, non è che il Popolo viene meno; solo si da leggi che prima non esistevano. In Inghilterra funziona così: teoricamente il passaggio da una democrazia ad una dittatura è piuttosto agevole ma è legato alla volontà dei "Barristers" i quali anziché "creare il diritto e adattarlo alla compagine sociale", non fanno altro che mettere per iscritto con forza di precedente vincolante, le decisioni che adottano, e soprattutto le "massime" che ricavano dall'esperienza concreta delle antinomie che il diritto porta alla luce di causa in causa e di decisione in decisione. Si parla in proposito di "diritto vivente". Si parla di una democrazia o di una dittatura dei "giudici"?
Citazione:
la dittatura ricalca l'impianto gerarchico feudale, se va bene; questo attribuisce funzionalmente una grande importanza all'apparato militare per proteggere la terra e le risorse, in cambio del comando autoritario su ceti subalterni; è un sistema adatto all'agricoltura, perché premia la forza e l'organizzazione militare, ma deprime le capacità della popolazione; a zappare la terra non ci vuole un granché, e in cambio si riceve poco: molta fatica e tante vessazioni; però nell'epoca delle scorribande dei pirati o delle tribù barbariche, poteva essere un compromesso efficiente;
Sai benissimo che tante volte le cittadine medievali, che tendevano all'autosufficienza garantita dal potere militare del vassallo, cedevano agevolmente al predominio di altri vassalli e di altre cittadine in un gioco al massacro privo di una fine. Per secoli, almeno a partire dall'epoca carolingia, questa fu la prassi. Dopo la fine dei conflitti tra Impero e Papato ovviamente la situazione cambiò in meglio, cioè proto formazione di Stati Nazionali e primo coagulo dei popoli che, soggetti a un processo spontaneo di aggregazione su base etnica dei propri componenti, prepararono il terreno alle Nazioni europee come oggi le conosciamo. Ciò ovviamente e al contrario di quanto generalmente si dice, accadde anche in Italia. Stati nazionali più piccoli, assegnati ciascuno, peraltro, a rappresentanti del potere imperiale, ma per quanto soggetti a dominazione, portatori di una identità nazionale che di fatto si espresse compiutamente nei decenni che precedettero l'Unità del Paese, quando i tempi e la volontà collettiva furono maturi. Davvero credi che Cavour, Mazzini e Garibaldi sarebbero, da soli, bastati a tanto?
Citazione:
ma quando vedi che uno col telaio, nelle stesse ore di lavoro che fai con la zappa, produce 10 volte il valore del tuo raccolto e si compra più mucche e maiali, sfama più figli e magari li manda pure a scuola e li sottrae alla fatica di spezzarsi la schiena sotto il sole, allora il compromesso feudale comincia a piacerti meno; e lì sorge il conflitto;
E no. Il conflitto sorge quando quelli che hanno il telaio diventano così ricchi da poter ridurre alla fame quelli che invece zappano la terra, i quali, ormai privi di possibilità di sopravvivenza, cedono la propria forza lavoro ai "ricchi", cioè a quelli che hanno il telaio. E qui casca davvero l'asino, perché quelli privi di telaio, anziché investire e fare concorrenza a quelli che il telaio ce lo avevano, ritennero più "comodo" imparare ad usarlo e poi mettersi al servizio dei primi, con tutto ciò che nei secoli ne è seguìto. Insomma il comunismo nasce da un eccesso di pigrizia e da un difetto di ambizione.
Citazione:
alcune culture hanno sperimentato che l'elasticità e l'inclusione dei "ceti nuovi" facevano arricchire anche quelli "vecchi"; gli aristocratici inglesi e olandesi si mettevano in società coi borghesi e colonizzavano l'America e altri continenti;
In linea di massima si, ma c'era già un parziale accumulo di capitale da parte di pochi che non avevano che da chiedere manodopera a buon mercato, perché tanto di vagabondi e incapaci a qualsiasi lavoro ce ne erano tanti, e non avevano nessuna intenzione di morire per lavoro "in mare" ma soltanto di "viaggiare a sbafo". Da ciò i frequenti , almeno nei primi tempi, ammutinamenti, con annessa pirateria.
Citazione:
mentre in altre realtà quella domanda di benessere veniva percepita come impossibile da soddisfare dalle aristocrazie, e perciò si reagiva alla domanda di democrazia e inclusione con la dittatura; ma il confronto ha visto quest'ultima perdere, dimostrarsi intrinsecamente meno efficiente; non mi dilungo, ma il tutto si spiega benissimo in modo puntuale e tecnico;
Si, basta pensare come dicevo alla Rivoluzione in Francia. Ma anche i democratici più avanzati fecero quello che ancora oggi fanno i "tagliatori di teste" dell'Amazzonia...
Citazione:
ora, è vero che la democrazia è piuttosto l'eccezione, sebbene i paesi democratici per due secoli hanno dominato il mondo; ma è anche vero che ovunque ci sia uno scambio di informazioni, non c'è partita: gli esseri umani sono biologicamente predisposti perché il desiderio di maggior benessere superi la paura di un danno; questo spingeva i nostri migranti a cercare fortuna nelle Americhe e i migranti di oggi, con rischi ancora maggiori; questo porta gli ucraini a combattere per non ricadere sotto il dominio russo e le donne iraniane in piazza a togliersi il velo, ecc...
Sui migranti italiani direi che vale il discorso contrario, cioè che essi migranti vengono messi in condizione di "espatriare" per mancanza di risorse. E' una prassi adottata da molte democrazie, che ad esempio mandano i propri "indesiderati" in guerra con la prospettiva di laute provvigioni. Non è tutto oro quello che luccica. Quanto all'Ucraina, mi ripeto, ma ripeto che il problema è storico e "etnico". Una atavica antipatia.