Originariamente Scritto da
axeUgene
beh, se uno dei due non piace all'altro, direi che non c'è relazione;
ma "sapere cosa si vuole", figli o altro, significa già che l'altro ha una funzione, senza espletare la quale non va più bene;
ora, con tutta la demistificazione che serve in queste cose - non è che io ragioni tanto diversamente, sia chiaro - ma, ora che non mi possono nemmeno offrire un caffè, le donne che ho amato, le amo ancora; con intensità diverse, ma in effetti mi piacevano per quello che erano, a prescindere da quello che si potesse volere o progettare insieme; loro erano abbastanza un fine in sé, o meglio, il mio compiacimento nell'essere presente a loro; per esempio, il fatto che vedessero in me una persona migliore rispetto alle aspettative o giudizi di altri;
pure questo è un fine egoistico, quindi non c'è il venir meno del "prima me stesso"; però c'è questo essersi riconosciuti e apprezzati più per quello che si è che per delle prestazioni con un fine, cioè un qualcosa per cui effettivamente "sapere quello che si vuole" è essenziale;
mo' la metto un po' sull'orientale de noantri, ma forse davvero l'atto di volere ha in sé una carica distruttiva di affermazione di un sé bulimico, che occupa tutto, non lascia spazio a niente che non sia nel menù delle cose che uno fagocita;
usare l'altro non è quando ci trombi finché ce n'è, ricreativo o meno, ma quando non vedi e gli riconosci qualcosa di suo e bello; questa cosa può succedere anche dopo 30 di matrimonio; chiedi a uno: "ma che ha tua moglie di speciale ?" e quello - brava persona. eh, buon marito o moglie - risponde in termini di prestazioni affidabili, perché è settato sin dall'inizio su quelle prestazioni.