Originariamente Scritto da
axeUgene
che è come dire:
il carcere non è una punizione, ma la conseguenza del furto;
se tu hai insegnato ai tuoi figli a non rubare, preferisci che loro non rubino anche quando fossero del tutto certi di restare impuniti, no ?
a otto anni puoi minacciare una punizione, oppure un premio, se si comportano male o bene, perché non sono autonomi nel comprendere i principi;
ma a 20 o 25 devono essersi emancipati e responsabili; se quando scelgono la loro condotta pensano a come li giudicherai tu, la cosa può anche farti piacere, perché ti investe di un ruolo che ti fa sentire ancora protagonista; ma non è un bene, perché vuol dire che quelli sono immaturi, non camminano con le proprie gambe, o nuotano coi braccioli;
ora, visto che tu sei umano, così come di fatto lo sono gli intermediari della Chiesa, cosa sarà della morale dei figli nel momento in cui - come accade sempre - i padri e pastori si dimostrano fallaci e si crea un conflitto, se i figli non sono autonomi ?
dire che la Salvezza ultraterrena è una conseguenza e non un premio è un gioco delle tre carte, pure maldestro;
perché il senso implicito è che nel dubbio - che c'è sempre - saremmo autorizzati a qualsiasi nefandezza, e tutto il costrutto è semplicemente opportunista;
sono passati tre secoli da quando Kant ha formulato la celebre frase, Il cielo stellato... la legge morale... che descrive l'imperativo categorico, la virtù come premio a se stessa; e questo ha formato indelebilmente il sentimento umanista moderno;
ma tu continui - anche con un certo scollamento dalla tua stessa dottrina - a sentire in termini di imperativi eventuali: faccio il bene perché, in vista di una determinata conseguenza utile, poiché osservato e giudicato dal Padre;
una mentalità da figli immaturi, con tutti i conflitti che questo comporta nel quotidiano confronto con la coscienza altrui; oh, poi ognuno è libero di porsi come crede, purché non si stupisca troppo delle derive altrui, soprattutto se di massa.