Bugie e fandonie, bugiardi e sbugiardati.
Nel thread della nemesi ho raccontato la mia esperienza personale - e la relativa idiosincrasia che ho nei confronto di chi ha il vizietto di darsi alla menzogna, sia gratuita che studiata -.
Stavo riflettendo su quante persone ci siano in circolazione che indossano la maschera (talvolta di personaggio, altre di vissuti irreali e non corrispondenti al vero), convinti di infinocchiare chi incrociano con le loro argomentazioni artate e piene di dettagli a supporto "creditizio".
Li avrò incontrati tutti io? Spero di no...
Paragonando le varie tipologie di "artisti" dell'imbroglio (da chi altera la realtà per farsi bello, a chi modifica dettagli per non essere sgamato o a chi pensa di essere furbo e cerca di vendere fumo e arsenico) mi sono ritrovata a riflettere su che atteggiamento si finisce con il tenere con questi soggetti.
Diversamente dai miei colleghi che, per carattere butterebbero subito all'aria tutto per sbugiardare il furbetto di turno, io ho un atteggiamento più orientale.
E voi avete esperienze da raccontare in merito?
Che strategia adottate? Personalizzata o standardizzata? :D
Tema libero
Bugie e fandonie...e le menzogne e la manipolazione?
Bugia/fandonia e... menzogna e manipolazione ?
La distinzione tra bugia, menzogna e manipolazione non è soltanto linguistica, ma rinvia a tre differenti comportamenti, di ben diverso peso... etico, se vogliamo andarci "pesante" :mmh?: . Tutte e tre implicano un rapporto problematico con la verità, ma con gradazioni e intenzionalità diverse.
La bugia/fandonia è l’atto quotidiano di dire il falso con intento ludico o difensivo. Può avere un carattere innocente, a volte persino protettivo: il bambino che inventa una scusa per evitare un rimprovero, o l’adulto che cela una verità dolorosa per preservare l’altro. In questo senso la bugia resta circoscritta a un piano interpersonale e non necessariamente distruttivo.
Sant’Agostino, nelle sue riflessioni (De mendacio), la condanna in modo assoluto, sostenendo che ogni deviazione dalla verità ferisce l’ordine divino, anche se poi Tommaso d’Aquino , nella "Summa", attenua questa posizione, riconoscendo una gerarchia nella gravità delle bugie distinguendo tra menzogne “officiose” (a fin di bene), “iocose” (per gioco) e “nocive”.
La bugia, dunque, può essere intesa come un falso detto senza volontà di dominio. Conferma, pero' che tutte sono peccaminose perché contrarie alla verità, che è un bene fondamentale per l’uomo.
La menzogna, invece, si carica di un peso più marcato: non è semplice deviazione dalla verità, ma affermazione deliberata del falso con lo scopo di ingannare. Qui l’atto si fa morale e politico. Per Kant, la menzogna è sempre e comunque un attentato alla dignità razionale, poiché mina la fiducia reciproca, condizione necessaria della vita civile. Dire il falso a qualcuno significa usarlo come mezzo e non come fine, tradendo il principio fondamentale dell’etica kantiana. Diversamente, Nietzsche, in Al di là del bene e del male, osserva che l’uomo è per natura un “animale che mente”, e che l’intero tessuto sociale poggia su convenzioni e “verità” condivise, che altro non sono se non menzogne stabilizzate.
Da questa prospettiva, la menzogna non è incidente patologico, ma radice stessa del vivere associato.
La manipolazione rappresenta un gradino ulteriore, e in un certo senso più pericoloso.
Non consiste soltanto nel dire il falso, bensì nel plasmare il contesto comunicativo in modo che l’altro finisca per credere, decidere o agire secondo la volontà del manipolatore.
Se la menzogna si limita a falsare un contenuto, la manipolazione opera a livello strutturale: seleziona, distorce, omette, enfatizza.
Jean-Paul Sartre, in L’essere e il nulla, descrive i giochi interpersonali della "mauvaise foi (malafede)". Qui emerge l’idea che nelle relazioni intime si possa manipolare l’altro negando parti della verità, recitando un ruolo, oppure “oggettivandolo” per condizionarlo.
Se volessimo tracciare un asse crescente di gravità, potremmo collocare la bugia/fandonia nel registro del privato e dell’occasionale; la menzogna in quello dell’etico-politico (in senso lato), con il suo danno alla fiducia sociale; la manipolazione come degenerazione del discorso pubblico, in cui il rapporto stesso con la realtà viene deformato.
In quest’ultima, il problema non è solo la falsità del contenuto, ma la sottrazione della libertà interpretativa dell’altro, reso inconsapevole strumento di un disegno estraneo.
In conclusione, bugia/fandonia, menzogna e manipolazione sono tre figure della falsità, ma divergono per intenzione e portata. Esse intersecano questioni centrali della filosofia: la verità (Platone), il linguaggio (Nietzsche), l’etica (Kant), la politica (Arendt), l'etica interpersonale (Sartre).
Comprenderne le differenze significa interrogarsi non soltanto su quanto sia fragile il nostro rapporto con la verità, ma anche su quanto sia vulnerabile la libertà umana dinanzi alla parola che inganna e alla parola che costruisce mondi fittizi.
Così accade che, mentre i filosofi distinguono con scrupolo tra bugia/fandonia, menzogna e manipolazione, nei forum regni il più gaio dei carnevali digitali: ogni travestimento è ammesso e ogni maschera recita la sua parte. E se Agostino condannava la bugia e Kant malediceva la menzogna, oggi basta un nickname per allestire la liturgia rovesciata della manipolazione, celebrata da sacerdoti improvvisati davanti a tastiera e connessione. Il risultato? Il Uèbbe é una fiera inesauribile dell’equivoco, dove si trova di tutto, di più.
A volte non si capisce se a ridere di più sia chi scrive, chi legge o la Verità stessa, nascosta dietro le quinte a farsi beffe di noi tutti.