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Significato della vita
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Ronald Gower, Amleto, 1888. La statua in bronzo è al William Shakespeare Memorial, Bancroft Gardens di Stratford Upon Avon, Warwickshire, Regno Unito.
Amleto , contempla lo scheletro di un cranio e s'interroga sul significato della vita.
Kurono, Carlino, emeriti nel saper interrogare l’intelligenza artificiale, cosa dice questa in merito al “senso della vita” ?
Nella filosofia, psicologia, letteratura e poesia la domanda sul senso della vita è un tema ricorrente.
A proposito di questa, ho rinvenuto tra le mie carte sparse un vecchio articolo del 9 – 8 – 2020 pubblicato sull’inserto settimanale “Domenica” del “Il Sole 24 Ore e scritto dal prof. Vittorio Pelligra, docente di politica economica e comportamentale nell’Università di Cagliari.
Pelligra si chiede “In che modo tentare di cogliere il significato della propria esistenza ?
‘Dare un senso’ (= significato) vuol dire raccontare la propria storia, evidenziare la trama della nostra vita, i suoi protagonisti principali e i comprimari, gli antefatti, le svolte, i colpi di scena.
Se qualcuno ci chiedesse di descriverci e come le esperienze che abbiamo vissuto ci hanno reso ciò che siamo o ciò che crediamo di essere, la risposta non può che essere data in forma di narrazione, di un racconto capace di integrare nella sua struttura ciò che pensiamo ci definisca in maniera univoca: i nostri valori, le nostre capacità, la nostra storia passata, i nostri successi, gli sbagli, le giustificazioni, e poi il presente e ciò che ci aspettiamo e desideriamo per il futuro, nostro e delle persone a cui teniamo di più.
Una storia ben raccontata è capace di mettere ordine nella caotica confusione della vita, del nostro microcosmo.
Lo studio della personalità è capire che ciò che siamo dipende da ciò che ci raccontiamo di essere. Il nostro sviluppo e la nostra crescita individuale dipendono in maniera cruciale da questo continuo gioco di rimandi tra la realtà e il modo in cui rappresentiamo tale realtà, modo che, a sua volta, plasma e determina quella stessa realtà, per il semplice fatto di descriverla. Questo processo di costruzione di significato (sense-making) che raccontiamo risponde ad uno dei bisogni dell’essere umano: la comprensione del proprio io. E, per rispondere in maniera adeguata a questo bisogno, il racconto della nostra storia deve condurci a soddisfare alcuni bisogni specifici che, insieme, danno struttura e forma al racconto.
segue
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https://i2.res.24o.it/images2010/Edi...JPG?r=1300x682
L'immagine raffigura un libro aperto da cui prendono vita personaggi e scenari: un pirata con un forziere del tesoro e una nave a vela, evocano il potere della narrazione e della lettura, trasportano il lettore in mondi fantastici e avventurosi.
Secondo lo psicologo sociale Roy Baumeister i quattro bisogni fondamentali cui il racconto di una esistenza deve dare soddisfazione per produrre una visione significativa e compiuta, sono:
la finalità. Gli eventi che viviamo e le azioni che mettiamo in atto acquistano un significato nel tempo e nello spazio solo nel momento in cui riusciamo ad attribuirgli una finalità capace di unire ciò che abbiamo fatto, ciò che siamo stati e ciò che oggi viviamo.
Gli ideali della vita, i sogni della giovinezza, i progetti e le passioni, ma anche le svolte dolorose che ci aprono nuove strade o che ci bloccano il cammino.
La finalità genera significato in quanto inserisce gli eventi e le nostre scelte in una catena intellegibile di causalità, in una sequenza di cause ed effetti attraverso la quale possiamo provare a dar conto del nostro vissuto. Ma la finalità non basta. Occorre che il nostro personale racconto abbia la capacità di giustificare ciò che descrive:giustificare ciò che ci capita e ciò che facciamo. Uno schema che ci consenta di attribuire la valenza di “giusto” o “sbagliato” a eventi e azioni. Mentre la finalità genera significato inserendo gli eventi un una catena di cause ed effetti, la giustificazione lo fa situando i fatti dell’esistenza all’interno di un codice morale personale.
La terza necessità è quella dell’ efficacia. La possibilità di leggere le nostre azioni come capaci di “fare la differenza”, di avere un impatto su ciò che riteniamo buono e di modificare la probabilità che ciò che desideriamo si avveri.
La quarta necessità che la narrazione deve soddisfare per poter generare significato fa riferimento all'idea di valore di sé (self-worth). Nella storia della nostra esistenza ci è necessario trovare ragioni per descriverci come degni di valore e apprezzamento.
Aveva colto l’importanza di questo aspetto già Adam Smith nella sua “Teoria dei sentimenti morali”, quando sottolineava che: ‘L’individuo desidera naturalmente non solo di essere amato, ma di essere amabile, ovvero di essere un naturale e appropriato oggetto d’amore […] Non desidera solo la lode, desidera esserne degno, cioè desidera essere oggetto naturale e appropriato di lode, anche se non lodato da nessuno’.”
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Abbiamo bisogno di un racconto nel quale ci rappresentiamo come degni di lode anche se non lodati da nessuno.
Il valore di sé è valore nei confronti della propria coscienza.
La costruzione di un racconto personale che riesce rispondere a questi bisogni fondamentali è un’operazione capace di attribuire senso all’esistenza, anche attraverso gli avvenimenti dolorosi, travagliati.
Il processo di costruzione di senso attraverso la narrazione è importante per il modo in cui ciascuno di noi vive e affronta gli eventi negativi e le oggettive difficoltà che la vita spesso ci presenta. Essere capaci di dare significato alle cose, anche agli eventi più traumatici e difficili, ha come conseguenza una migliore salute psicologica.
La capacità di raccontarsi una storia significativa rispetto alle avversità della vita è un procedimento efficace attraverso il quale impariamo a gestire delusioni, conflitti e sofferenze.
Questo processo narrativo non è esente da rischi. C’è, per esempio, la patologia dell’autoinganno sempre in agguato, l’eccesso di fiducia e di ottimismo, così come l’opposto, invincibile insoddisfazione.
C’è, infine, un altro aspetto da considerare che va sotto il nome di “riflessività”. Una caratteristica determinante del processo di costruzione narrativa del senso della nostra vita è l’interazione tra le nostre storie personali e la “grande storia” del nostro tempo.
La “grande storia” rappresenta lo sfondo delle nostre storie individuali, come un canovaccio corale rispetto ai ruoli dei personaggi in commedia. Ma, allo stesso tempo, i personaggi non sono passivi esecutori del ruolo assegnato loro dall’autore, ma, a loro volta, attivi co-sceneggiatori della storia.
Molto, dunque, nella costruzione del racconto delle nostre vite, impattano le storie che collettivamente ci stiamo raccontando circa la nostra società, la politica, l’economia, il futuro. E come in quella letteraria, anche in questa “grande storia”, osserviamo bei racconti e pessime narrazioni, lavori di qualità e altri scontati e banali. Racconti avvincenti, portatori di verità profonde e illuminanti e altri, invece, che ingannano con la loro superficialità e mancata comprensione delle dinamiche dell’animo umano.
Che storie ci stiamo raccontando ? Non si tratta solo di distinguere le notizie vere da quelle false o di renderci meno vulnerabili alle manipolazioni mediatiche. Si tratta di capire se la cornice culturale nella quale ci muoviamo possieda o meno tutti gli strumenti necessari a consentirci di dare senso, individualmente e collettivamente, all’esperienza delle nostre esistenze.
Le scienze cognitive definiscono come “ipo-cognizione”, un’insufficienza a questo riguardo. Si tratta della mancanza di quelle idee di cui si ha bisogno per cogliere il significato di eventi importanti per l’esistenza di ciascuno di noi: la sofferenza, l’assenza, la rottura, il mancato riconoscimento, l’avversità, la sconfitta, l’abbandono.
E ritorna la domanda: in quale canovaccio ci troviamo coinvolti?
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autobiografia
Autodefinirsi e descriversi è difficile. Un breve esempio che riguarda me stesso. Come ho già scritto in passato nel forum, da alcuni anni i miei interessi culturali sono eclettici e mobili. Mi piace frequentare le mostre d’arte, i musei, le pinacoteche, le chiese, vado nelle “case-museo” di noti personaggi del passato.
Parte del tempo libero lo dedico a capire ed osservare le varie forme d’arte e all’archeologia. Insieme ad altri partecipo alle visite guidate da docenti universitari, archeologi, guide locali. La loro cultura suscita ammirazione.
Essi, con piacere, condividono con gli altri il loro pensiero e sapere. Hanno la capacità di rendere la loro competenza lineare e fruibile dal maggior numero di persone: sono divulgatori che in modo piacevole attirano l’attenzione dell’ascoltatore e gli fanno germogliare la voglia di saperne di più.
Ma ci sono anche individui con straordinaria erudizione (intesa come insieme di conoscenze e competenze in uno o più settori del sapere) che sembrano vivere la loro identità personale manifestando in modo ossessivo la loro cognizione, con l'autocompiacimento della cripticità consapevolmente cercata, per avere una presunta superiorità intellettuale. Cercano applausi e non la condivisione, con antipatici effetti di estraniamento di molte persone nella “platea”. Infatti la saccenza da erudizione è antipatica e respingente.
Lo psicologo statunitense Jerome Seymour Bruner, studioso della psicologia cognitiva, della psicologia culturale e della psicologia dell’educazione, scrisse: “Alla fine il processo culturale, cognitivo e linguistico che guida l’auto-narrazione della nostra vita acquista il potere di strutturare l’esperienza della percezione, di organizzare la memoria, di segmentare e di attribuire finalità agli eventi della vita. Così noi diventiamo la stessa autobiografia attraverso la quale raccontiamo delle nostre vite” (“Life as narrative”. Social Research, 1987, 54, pp. 11-32).
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Più difficile, anche se molto più interessante é il racconto autobiografico fatto a se stesso.
Anche se, talvolta, il "pubblico" (che poi é sempre e solo il "se stesso" narratore) si scoccia.
E si scoccia sempre nei brani di narrazione più interessanti.
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Carlino per favore fammi sapere, ma l'app dell'intelligenza artificiale che a volte usi è disponibile per tutti oppure è necessario acquistare un apposito programma ?
Per curiosità prova a chiedere all'AI il significato della vita, così vediamo cosa risponde :asd:
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Quella che uso (per fare le vignette o per chiedere elenchi di pubblicazioni) é la chatgpt di google. é liberissima: basta aprire un conto con un indirizzo email ed é fatta.
Non la uso per "chiacchierare", salvo un paio di esperimenti "per sfizio", come con calaf.
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Citazione:
"Basta aprire un conto"
significa a pagamento ?
Mi piace anche il programma che elabora testi, si può avere tramite la chatgpt di google ?
Me li farò installare, anche per confrontare ciò che scrivo e ciò che elabora la AI.
Grazie Carlino ! :approved:
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https://atlasestelar.net/wp-content/...os-cosmos.webp
L'immagine è un'opera d'arte digitale con uno stile che combina elementi figurativi e astratti.
Raccontarsi e raccontare fa bene alla salute mentale. Infatti la psicoterapia è anche esercizio immaginativo che forma la storia della propria vita.
La narrazione può divenire cura di sé non solo per consentire al soggetto narrante di riconciliarsi con la propria storia, ma soprattutto per integrare la propria esistenza attorno a un nucleo significativo: raccontare e raccontarsi non serve solo per scoprire il senso della vita e del vissuto, ma anche per dargliene uno nuovo.
Raccontarsi è il modo attraverso il quale ognuno di noi ha traccia di sé, della propria vita, della propria storia, in tal modo può autodefinirsi, avere un’identità, perciò si dice che narrarsi, raccontarsi e scrivere di sé ha potere terapeutico. E’ “kosmos nel caos del proprio vissuto”.
Nella mitologia greca Kosmos fa riferimento alla ricerca di ordine, significato, armonia, anche all’interno dell’esperienza personale, spesso percepita caotica, indeterminata, conflittuale.
“Kosmos nel caos del proprio vissuto”: questa frase indica un processo di auto-organizzazione e di costruzione di significati, di dare unità e struttura coerente alle proprie vicende personali.
Ci auto-comprendiamo tramite le storie che ci raccontiamo e nelle quali siamo il personaggio principale.
Quando il racconto di quel che abbiamo fatto, amato, sofferto, inizia a prendere forma diventa scrittura di sé e alimenta il desiderio di voler lasciare la propria traccia nel passaggio sulla Terra a chi verrà dopo di noi o a chi ci è vicino.
L’autobiografia può divenire cura di sé, consente al soggetto narrante di riconciliarsi con la propria storia, ma soprattutto per integrare la propria esistenza attorno a un nucleo significativo: raccontare e raccontarsi non serve solo per scoprire il senso della vita e del vissuto, ma anche per dargliene uno nuovo. Amen ! :mumble:
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Citazione:
Originariamente Scritto da
doxa
"Basta aprire un conto" significa a pagamento ?
Mi piace anche il programma che elabora testi, si può avere tramite la chatgpt di google ?
Me li farò installare, anche per confrontare ciò che scrivo e ciò che elabora la AI.
Grazie Carlino ! :approved:
é "coloquiale": chiedi quello che vuoi. importante é essere il più precisi possibile e verificare sempre le informazioni ricevute, se nono importanti. l'algoritmo tende a "far piacere al cliente"....
é gratuito: cercalo con google o qui
https://apps.microsoft.com/detail/9n...hl=it-it&gl=IT
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O. K. Grazie.
A Napoli, al Gran Caffè Gambrinus lascio per te un "caffé sospeso" :clap
https://grancaffegambrinus.com/wp-co...le-Sergio.jpeg
"Il più rinomato caffè letterario di Napoli. Il ritrovo di intellettuali, politici e uomini d’affari che hanno lasciato nelle sue sale frammenti della loro grandezza. Uno dei più riusciti esempi in Italia di caffè letterario di ispirazione europea, tempio dell’elite intellettuale napoletana e internazionale. Il Gran Caffè Gambrinus è da sempre il Caffè frequentato dai Presidenti della Repubblica italiani in visita a Napoli."
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Ho trovato questo che mi sembra interessante.
Sicuramente in gran parte condivisibile e una chiara smentita all'edonismo dominante.
Dalla mia esperienza posso dire che per un certo numero di anni, nonostante le affermazioni di rito, il percorso della vita é assolutamente casuale e fatto di coincidenze.
È solo a posteriori che, dai mille episodi e esperienze, crediamo di trovare un filo conduttore che poi condizionerà le nostre scelte sucessive.
"Scelte" che però sono il frutto di esperienze pregresse e di una narrativa costruita a tavolino quindi con un margine di libertà limitato.
A meno che non lasciamo spazio a un mondo invisibile che guida i nostri passi.
https://www.youtube.com/watch?v=5QCw-cuG85Q
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Lieto pomeriggio King.
Sono un fan di Vincenzo De Luca, pur lontano dalla sua area politica, che lui stesso critica in modo esilarante.
Condivido ciò che dice ai giovani, sono saggi consigli, per esempio: “decidi in primo luogo chi vuoi essere, poi decidi di conseguenza”.
Hai scritto
Citazione:
È solo a posteriori che, dai mille episodi e esperienze, crediamo di trovare un filo conduttore che poi condizionerà le nostre scelte successive.
"Scelte" che però sono il frutto di esperienze pregresse
In quel filo conduttore ci sono anche i valori sociali condivisi in una società: indirizzano i comportamenti e le interazioni degli individui, sono importanti per la convivenza, la coesione, sono valori-guida all’azione, all’agire quotidiano. Essi condizionano i nostri atteggiamenti, le nostre scelte, le nostre relazioni, perciò sono considerati essenziali: onestà, rispetto verso gli altri, empatia, solidarietà, tolleranza, gratitudine. Questi valori sono determinanti per la convivenza sociale, rafforzano l’etica e la morale degli individui.
https://formafuturi.news/app/uploads...10/Impresa.jpg
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“Life's but a walking shadow, a poor player
That struts and frets his hour upon the stage
And then is heard no more. It is a tale
Told by an idiot, full of sound and fury,
Signifying nothing.”
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Kurono complimenti. L'immagine che hai creato con la AI mi piace. Sembra un dipinto !
Se ti va, con la AI prova ad elaborare un testo sul significato della vita, vediamo cosa dice. :mumble:
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Citazione:
Originariamente Scritto da
doxa
In quel filo conduttore ci sono anche i valori sociali condivisi in una società: indirizzano i comportamenti e le interazioni degli individui, sono importanti per la convivenza, la coesione, sono valori-guida all’azione, all’agire quotidiano. Essi condizionano i nostri atteggiamenti, le nostre scelte, le nostre relazioni, perciò sono considerati essenziali: onestà, rispetto verso gli altri, empatia, solidarietà, tolleranza, gratitudine. Questi valori sono determinanti per la convivenza sociale, rafforzano l’etica e la morale degli individui.
Sono d'accordo, ma...
MA in tutto questo mancano almeno due elementi che considero essenziali:
1) Una fonte che ci renda noti tutti questi elementi;
2) Una predisposizione empatica ad accettare quello che ci viene trasmesso.
Nino ed io abbiamo la stessa età, abbiamo frequentato la scuola in classi parallele e ci siamo frequentati in periodi importanti della nostra vita con grande rispetto e anche affetto.
Poi, per ragioni a me sconosciute, io ho iniziato a frequentare di giorno le manifestazioni contro la guerra del Vietnam mentre Nino di notte sfondava le saracinesche dei negozi di armi, in parte su commissione, in parte per "uso personale".
L'ultima volta che l'ho visto al distributore di benzina davanti a casa, era alla guida di una Ferrari grigia e, sul sedile del passeggero, due donne di quelle che credi esistano solo nei film o nelle fantasie di uomini con un forte eccesso di testosterone in cerca di uno spasimo liberatorio. Ci siamo salutati, eppure il suo sguardo era incredibilmente triste.
Poi io sono partito e sono rimasto via per quasi tre anni.
Tornato al paese ho ritrovato gli amici e, dopo i baci e gli abbracci, ho chiesto:
"E Nino dov'é?"
Risposta secca:
"In galera".
Mi é venuto spontaneo un sorriso.
"E questa volta cos'ha combinato?"
"Omicidio".
OMICIDIO! NINO, IL MIO AMICO!
Un altro personaggio suo pari era venuto a mettere in discussione il controllo del suo territorio e avevano deciso di risolvere la questione con un incredibile duello sull'argine del canale fuori dal paese.
Nino ha vinto, ma quando i carabinieri hanno trovato il cadavere del suo concorrente dentro la cava di ghiaia, sono andati a colpo sicuro. Nino non aveva nemmeno avuto il tempo o l'accortezza di cancellare le tracce più compromettenti.
Il secondo personaggio é 'Genio, di una decina di anni più giovane con l'abitudine di venire la sera nel parco, alla "nostra" panchina per essere uno di noi.
Lo abbiamo sempre deriso e a volta cacciato via con qualche insulto, anche se senza cattiveria.
Genio é poi diventato sindaco del paese per due mandati e infine senatore della Repubblica.
La mia domanda:
abbiamo frequentato le stesse scuole, ricevuto gli stessi impulsi, lo stato sociale delle nostre famiglie non era dissimile;
Cosa ha fatto di noi dei personaggi così diversi?
C'é dell'altro oltre a una memoria remota da riempire con informazioni e valori? Una teoria da risolvere con una formula vestita da scienza sociale?
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Idem per i gemelli, se ci pensi: perché diventano 2 persone diverse? A volte molto dissimili fra loro? Eppure stessa educazione, stesso ambiente, stessi input.....
Un senso, la Vita, ce l'ha sicuramente. Quale. Ecco: individuare quale sia stato il nostro, cosa ha guidato la nostra esistenza, il leit-motive che l'ha indirizzata in un certo modo.... è il vero punto della questione. L'Amleto di Shakespeare è ancora lì che ci pensa.....
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King ha scritto:
Citazione:
La mia domanda:
abbiamo frequentato le stesse scuole, ricevuto gli stessi impulsi, lo stato sociale delle nostre famiglie non era dissimile;
Cosa ha fatto di noi dei personaggi così diversi?
C'é dell'altro oltre a una memoria remota da riempire con informazioni e valori? Una teoria da risolvere con una formula vestita da scienza sociale?
Ciao King, interessante la tua domanda. Gli adolescenti e il crimine !
Nel mio precedente post ho elencato alcuni valori guida all’azione per vivere nella società, ma ho volontariamente trascurato la parte psicologica e psichiatrica dell’individuo, perché di competenza degli esperti.
E' noto che i ragazzi nell’età dell’adolescenza subiscono cambiamenti nell’agire quotidiano. Pensa ai tanti che si drogano e poi spacciano droga. Fragilità di carattere ? “Cattive compagnie” ? Sono giovani che superano quell’invisibile “filo rosso” e infrangono regole e leggi. Da aggiungere la violenza (apparentemente immotivata), ecc..
Sono vite che cercano di dare una forma riconoscibile alle loro esistenze. Molti crescono cercando ciò che a loro manca e che nessuno gli dà.
Bisognerebbe esaminare le occasioni che inducono quei giovani ad agire in un determinato modo, quali sono le loro relazioni che strutturano le loro difficili esistenze, le coercizioni subite dal gruppo che li mette continuamente alla prova e da cui è difficile fuggire, specie se la socializzazione (primaria e secondaria) è carente.
Un’indagine eseguita da ricercatori dell’Università dell’Arkansas e della Virginia, pubblicata sulla rivista scientifica “Frontiers in Developmental Psychology”, ha evidenziato che i rapporti amicali adolescenziali aiutano la salute psico-sociale e il benessere psicologico.
Chi si sente ben considerato dai propri coetanei e si percepisce come un pari nel gruppo, sa adattarsi meglio nella vita ed ha un’autostima forte. Ciò spingerà il giovane a fare meglio il primo passo di maturazione della vita quando uscirà dal gruppo per cercare relazioni personali più ristrette con l’esplorazione dell’identità e dell’intimità o, come dicono gli psicologi, del proprio Sé.
Da tener presente, infine, il disagio giovanile, le patologie mentali e i disturbi del comportamento nell’adolescenza. Sono anni cruciali per lo sviluppo della propria identità, l’orientamento sessuale, i primi legami di coppia, l’autostima, la capacità di adattamento all’ambiente sociale (i “disadattati”). :nyuppi:
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[QUOTE=doxa;1917167]Kurono complimenti. L'immagine che hai creato con la AI mi piace. Sembra un dipinto ![quote]
Io non c'entro, ho solo passato la citazione di Shakespeare all'AI e chiesto di trasformarla in immagine.
Citazione:
Originariamente Scritto da
doxa
Se ti va, con la AI prova ad elaborare un testo sul significato della vita, vediamo cosa dice. :mumble:
solite banalità spruzzate di piacioneria... questo per me è il lato più insopportabile delle AI:
https://www.pcosta.net/ima/sigvita.png
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Per la risposta alla domanda fondamentale sulla vita, l'universo e tutto quanto , basta un po' di memoria banalmente umana: 42
:mmh?:
...ed un asciugamano. Sempre.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
doxa
King ha scritto:
Nel mio precedente post ho elencato alcuni valori guida all’azione per vivere nella società, ma ho volontariamente trascurato la parte psicologica e psichiatrica dell’individuo, perché di competenza degli esperti.
Sì doxa, ma qualche cognizione medico/psicologica ce l'hanno quasi tutti, perché c'entra la salute in definitiva e non c'è niente al mondo di più disabilitante di una mente che non ragiona come dovrebbe.
Citazione:
Originariamente Scritto da
doxa
E' noto che i ragazzi nell’età dell’adolescenza subiscono cambiamenti nell’agire quotidiano. Pensa ai tanti che si drogano e poi spacciano droga. Fragilità di carattere ? “Cattive compagnie” ? Sono giovani che superano quell’invisibile “filo rosso” e infrangono regole e leggi. Da aggiungere la violenza (apparentemente immotivata), ecc..
Purtroppo i genitori di quelli che nascevano nei primi anni ottanta e che non avevano conosciuto la contestazione sociale con annesso consumo massiccio di droghe di tutti i tipi, non potevano in alcun modo essere di aiuto ai propri figli e figlie, i quali credevano di trovare nelle ideologie "forti" una giustificazione per drogarsi o magari per tentare la rivoluzione. Stessa cosa vale per tutte le generazioni a partire forse dalla stessa nascita della civiltà per come ne conosciamo le origini, cioè in modo confuso e troppo inttellettualmente distante. Non sapremo mai la verità.
Citazione:
Originariamente Scritto da
doxa
Sono vite che cercano di dare una forma riconoscibile alle loro esistenze. Molti crescono cercando ciò che a loro manca e che nessuno gli dà.
E' proprio questo il disagio che hanno. Se però qualcuno gli spiegasse che ad esempio quando vanno in treno senza biglietto e il controllore fa finta di "non vedere" perché conosce il problema, allora forse comincerebbero a riflettere su quale sia il "loro" scopo nella vita, oppure semplicemente a fare ordine nelle loro teste.
Citazione:
Originariamente Scritto da
doxa
Bisognerebbe esaminare le occasioni che inducono quei giovani ad agire in un determinato modo, quali sono le loro relazioni che strutturano le loro difficili esistenze, le coercizioni subite dal gruppo che li mette continuamente alla prova e da cui è difficile fuggire, specie se la socializzazione (primaria e secondaria) è carente.
Io credo in cose come quel detto per cui "il silenzio è doro" oppure il detto "chi fa da sé fa per tre", oppure ancora "aiutati che Dio ti aiuta". Se cominci ad entrare in un gruppo va a finire che prima fai cazzate madornali come drogarti "all'interno del gruppo" perché lo "fanno tutti" e alla fine "della fiera" litigare con tutti e "uscire dal gruppo" che sarebbe come dire uscire dalla caverna di platonica memoria e capire che, o ti droghi o non ti droghi, il Sole non manca "mai".
Citazione:
Originariamente Scritto da
doxa
Un’indagine eseguita da ricercatori dell’Università dell’Arkansas e della Virginia, pubblicata sulla rivista scientifica “Frontiers in Developmental Psychology”, ha evidenziato che i rapporti amicali adolescenziali aiutano la salute psico-sociale e il benessere psicologico.
No. Io credo sia vero il contrario. Stare in gruppo anche solo per parlare può essere un aiuto ad evitare certe esperienze, ma va comunque a finire che nel 90% dei casi cominci a fare certe cose. E per uscirne bene ci vuole il bello e il buono.
Citazione:
Originariamente Scritto da
doxa
Chi si sente ben considerato dai propri coetanei e si percepisce come un pari nel gruppo, sa adattarsi meglio nella vita ed ha un’autostima forte.
Questo tipo di situazioni semplicemente non esistono. Al giorno d'oggi il vero collante nei rapporti tra adolescenti è sempre l'uso di sostanze, e questo perché "la realtà è cattiva, non c'è pace, si sta come dice Quasimodo e non a caso 'soli sul cuor della Terra trafitti da un raggio di sole. Ed è subito sera.'"
Citazione:
Originariamente Scritto da
doxa
Ciò spingerà il giovane a fare meglio il primo passo di maturazione della vita quando uscirà dal gruppo per cercare relazioni personali più ristrette con l’esplorazione dell’identità e dell’intimità o, come dicono gli psicologi, del proprio Sé.
Si comincia a maturare, come dici bene, quando puoi disporre di una serie di informazioni su come vanno le cose che ti consentano quanto meno di stemperare le accidentalità della vita, cioè di "elaborare" i traumi, anche quelli più lievi. E c'entrano molto cose come "capirsi in famiglia" perché se scegli la comitiva vuol dire nel 90% dei casi che in famiglia non ti ci ritrovi. E potrei continuare.
Citazione:
Originariamente Scritto da
doxa
Da tener presente, infine, il disagio giovanile, le patologie mentali e i disturbi del comportamento nell’adolescenza. Sono anni cruciali per lo sviluppo della propria identità, l’orientamento sessuale, i primi legami di coppia, l’autostima, la capacità di adattamento all’ambiente sociale (i “disadattati”). :nyuppi:
Non dimeticare i fricchettoni per i quali, pur così pieni di sé, c'è la pena del "limone", nel senso di "grande lima". E alcuni va anche "male". Ma non se la prendono troppo.