Citazione Originariamente Scritto da axeUgene Visualizza Messaggio
senza che questo implichi giudizi morali su nessuno, sia chiaro, il quadro che viene fuori dalle opinioni che leggo qui è questo, e piuttosto ovvio per chi mastichi qualcosa di sociologia e psicologia sociale:

il credente di ambiente cattolico parte da questo sistema:

a) c'è un dio-giudice, ineludibile, che punisce la disobbedienza e premia l'obbedienza all'autorità; chi crede e teme quel dio, è necessariamente virtuoso, vincolato a una morale; mentre chi non crede, non temendo, sarà necessariamente immorale;

b) io sono un credente, pertanto, manifestando la mia fede sottintendo una mia virtù morale, a fronte della presunta immoralità di chi non crede;

c) ma questa mia moralità deve costarmi delle rinunce ed essere il risultato della mia volontà, altrimenti non ci sarebbe alcun merito;

questo schema produce una posizione di potere, per cui il credente scambia la sua obbedienza - in effetti sempre a dei preti - con l'opportunità di fregiarsi di "baffi" da caporale di una chiesa, e porsi su un gradino superiore al miscredente, che è inferiore moralmente, e nella società, che è in debito per quelle "rinunce";

spesso questo meccanismo è solo compensativo dell'infelicità; una persona rattrappita dalla paura, e obbediente con vero sacrificio di sé verso precetti di cui non condivide il sentimento di giustizia, ha la necessità di compensare quell'immagine sminuita di sé, come il bambino che, avendo paura di salire sulla pianta di fichi, dice a sé e agli altri che sta solo obbedendo alla mamma;

tutto questo schema, però, necessita assolutamente del libero arbitrio - che qui vedi difendere strenuamente, contro ogni logica, persino scritturale - e del sacrificio - rivendicato un po' da tutti i credenti qui, esattamente come il libero arbitrio - o addirittura del martirio, come evocato da Cono, che cita il sarete odiati...

ora, che succede col ribaltamento paolino-agostiniano-luterano ?
succede che al dio onnipotente nulla può sfuggire, e quel dio deve avere l'ultima parola anche sulle stesse azioni umane;

dal che, consegue che se sei virtuoso è Dio che lo ha voluto e tu non ne hai certo merito; puoi sperare e ringraziare, ma non vantarti, né porti su un piano di superiorità rispetto agli altri; per un credente genuino cosa cambia ? assolutamente nulla;

fino ad oggi non ho rubato perché ero convinto che fosse giusto non rubare e pensavo di avere il merito di questo mio agire; ma qualcuno mi spiega che è Dio onnipotente stesso ad avermi fatto in questo modo, dato la fede e quel sentimento di giustizia;

sarò per questo tentato dal furto ? certo che no; forse sarò più umile e più grato per questa condizione, e proverò pietà per chi è più infelice e pecca, ma sempre inteso che il destino di chiunque è esclusivamente nelle mani di Dio, e ignoto a noi;

e allora, perché lo scandalo ? cosa cambia ?

cambia tutto solo per chi di quella virtù si attribuisce merito, e usa questo come potere o compensazione psicologica; e infastidisce il clero, che manca di "caporali" a gestire l'obbedienza;
puntualmente, in quel contesto teologico che ha originato la Riforma vige l'apostolato universale e non ci sono sacerdoti; tutti alla pari, donne incluse;

che significa tutto questo ? forse che si odia quel tipo di credente o il prete ?

no, certo; ma si prendono con le molle i loro precetti, perché potrebbero essere motivati da quei bisogni o intenzioni; e allora si chiede conto:

spiegami perché questo sarebbe peccato, in cosa danneggio te e la società - perché questo fa il peccato - se divorzio, faccio sesso fuori dal matrimonio, scelgo di non avere figli, decido di non vivere la fase terminale di un cancro...;

e se le risposte non arrivano, o sono elusive, qualche riflessione la faccio.
Certo Cono si butta sul mondo che li odiera', ma non é sempre così, io ricordo, quando andavo a trovare questo giovane che mi aveva invitato ad andare a studiare nella sua camera, era già fidanzato da qualche anno, dall'era dell'asilo, che gli amici mi dicevano, sai all'inizio non lo accettavamo(lui staccava ogni pomeriggio alle 18 per andare a Messa), poi qui alla Casa dello Studente, ma subito dopo abbiamo capito che aveva un'immensa capacita' di studiare e non lo abbiamo preso piu' in giro. Mi dirai, allora per essere accettati , se si professa il cattolicesimo, bisogna anche essere bravissimi? E sì, sennò vai in un altro collegio. Cmq mi rimase impresso questo, si soffre ad essere buoni, per il caro amico Arco bisogna solo fare delle cose con le mani, aiutare l'handicappato, il miserabile (lui non fa niente, non ha carita'), mentre la sofferenza scaturisce anche dall'essere buoni, questi poi non si mettono su piedistalli, casomai dopo la laurea il mio amico é stato chiamato da queste TV religiose a fare le prediche, ma non é stato lui a mettersi sul piedistallo. Mi diceva che per ogni comunita' religiosa cattolica l'obbedienza veniva prima della carita' altrimenti si frantumava tutto.