Una cosa è la Parola di Dio, Axe. Un'altra è fare finta di niente e accettare, di Essa, solo quel che ci aggrada e ci fa comodo, scartando il resto....
Quando Dark afferma "credo in Dio ma non nella Chiesa. In Gesù Cristo ma non nella Maternità" altro non fa che confermare questa linea di tendenza: La Religione fai da te. Usa e getta. Il relativismo etico per il quale non esiste più un' Unica Verità (Gesù Cristo!) ma tante piccole, particolari e individuali verità. Che hanno trasformato il vivere civile dei nostri giorni, in una società liquida. Dove ognuno si briga di rendere conto solo a sè stesso (e non più a Dio) delle proprie azioni. Dio è evaporato dal sentire comune in conseguenza del Peccato dell'Uomo che, come sempre, vuol farsi lui dio di sè stesso. Il Peccato di Adamo, in ultima analisi. Pari pari.
Il cui risultato, inevitabile, è la solitudine. La denatalità. L'eclissi della Speranza, del credere nel Futuro.....
Contro l'isolamento. Come battere la solitudine in un mondo di persone sole
Nel 1993 Laura Pausini cantava La solitudine, con cui vinceva l’edizione del Festival di Sanremo, nella categoria Giovani. Un testo che racconta di un legame d’amore spezzato, che produce come esito finale 'il restare soli' e quel sentimento doloroso correlato, che sembra quasi 'innaturale': la solitudine. Gli esseri umani per loro natura sono 'animali sociali', per stare bene hanno bisogno di vivere in relazione con gli altri, di essere ri-conosciuti, di sentirsi parte di una comunità. La solitudine non ci è connaturata, è persino temuta dalla maggioranza delle persone, anche se talvolta alcuni fanno credere il contrario, che sia una loro scelta. Sul finire degli anni Novanta, con il fiorire della globalizzazione, il termine solitudine entra anche nel lessico della sociologia. È uno dei più importanti maestri del nostro tempo, Zygmunt Bauman, a introdurre il tema nel suo scritto La solitudine del cittadino globale.
È un dato di fatto, se guardiamo i censimenti degli ultimi 40 anni, che in Italia il numero delle persone sole è cresciuto inesorabilmente, vuoi perché la popolazione invecchia, si fanno meno figli, i legami di coppia sono più liquidi, esposti allo scioglimento – come direbbe il sociologo Bauman. Gli stili di vita sono sensibilmente cambiati, anche per via di quella globalizzazione/individualismo di cui si è detto. Nel 2011, in Italia, le famiglie unipersonali, ossia formate da una sola persona, erano il 31,15% del totale; nel 1971 erano il 12,9%. Da parte loro le famiglie numerose sono sempre meno, il 5,72% nel 2011. Le famiglie unipersonali sono formate in larga maggioranza da vedovi o più spesso vedove, ma anche da giovani trentenni e oltre che vivono soli per scelta di vita. Al fatto di vivere soli, una condizione che può esporre le persone a maggiore vulnerabilità, si associano alcune problematicità che possono favorire l’isolamento e il sentimento della solitudine, del sentirsi soli. I dati dell’Istat-Bes 2016 fotografano un’Italia in difficoltà da questo punto di vista: c’è una bassa fiducia negli altri, con un valore medio di 5,7 su una scala 0-10, sotto la media europea; una bassa soddisfazione per le relazioni personali, con solo il 22,5% delle persone che si dice moltocompletamente soddisfatto, contro una media Ue28 del 39,2%; una rete sociale su cui contare in caso di bisogno che appare più fragile, con l’85,6% degli italiani che può avvalersene rispetto a una media Ue28 del 93,3%.
Cristina Pasqualini docente di Sociologia dei fenomeni collettivi all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, coordinatrice dell’Osservatorio sulle Social Street, autrice di «Vicini e connessi» (Fondazione Feltrinelli, il testo è scaricabile gratuitamente qui: goo.gl/Zr78dB).
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