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Buongiorno Cono.
Era mia intenzione cominciare questo post in modo scherzoso chiamandoti “padre Cono”, sempre reverendissimo ed eminentissimo. Ma se comprendo bene hai perso una figlia. Se questa notizia è vera allora tutto cambia. Capisco il tuo rifugio nella religione cristiana, il tuo bisogno di credere nell’aldilà.
E’ terribile constatare che una persona cara improvvisamente non c’è più.
E si dà voce al silenzio, che aleggia quando finisce un’abitudine, quando si perde un’ancòra vitale, quando svanisce un progetto in cui si era tanto creduto.
Dopo la perdita e il periodo di lutto subentra la rassegnazione, l’accettazione dell’evento avverso e si va avanti, anche se in modo diverso da prima. C’è la cesura dal passato e comincia un “da oggi in poi”.
La sofferenza è l’esperienza umana universale, da cui nasce l’urgenza di scorgere la meta dell’orizzonte ultimo. E chi crede in Dio, Egli si offre al dolore come Volto.
Se è il dolore a porre la domanda su Dio, non di meno è l’amore l’esperienza vitale in cui il bisogno religioso si affaccia più forte.
Unicamente amando acquista significato la fatica dei giorni: se quando ti alzi al mattino hai qualcuno da amare e per cui puoi offrire tutto ciò che ti aspetta, la tua giornata ha un senso che la rende meritevole di essere vissuta.
Ultima modifica di doxa; 18-03-2020 alle 21:25
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