Citazione Originariamente Scritto da Rachele Giacobi Visualizza Messaggio
Non capisco il pessimismo e l'angoscia del riformato se tutto ciò che gli deve accadere è voluto da Dio:dovrebbe essere sereno e accettare tutto in bene e in male.Che turbamento di coscienza può avere se non è causa dei suoi mali che,anche se gli dispiacciono non può evitare?
può temere di essere destinato al male, no ?

certo, se non ritorni all'origine della questione, magari con qualche reminiscenza scolastica, rischi di perderti; immagina il mondo di 5 secoli fa, intriso di presenza religiosa ovunque; ora:
a) Lutero si trovava di fronte al suo vescovo che vendeva letteralmente la salvezza - le indulgenze - in cambio delle offerte, e ha visto che a Roma tutto funzionava così ; quindi, si è domandato: ma possono gli uomini della Chiesa sostituirsi a Dio nello stabilire chi si salva ? certo che no, solo Dio può ! quello era un agostiniano - Agostino scrisse contro il libero arbitrio - e un professore di Scritture;
il ragionamento logico immediatamente successivo fu:

b) ma se io compio opere di carità con quello spirito, di avere la salvezza in cambio, sono solo un ipocrita, non credo davvero; in fondo ragiono proprio come i pagani, che facevano sacrifici per ingraziarsi i vari dei; il tutto, corredato dall'esegesi biblica, inclusi quei passi di Paolo, dove si sostanzia che è Dio a decidere del destino di ognuno, a suo piacimento;
quindi, il ragionamento prosegue:
cosa dovrebbe manifestare chi ha autentica fede ? gratitudine, e gratuità; chi ha davvero fede non può peccare, ma se ha davvero fede, questo è già il suo premio; compirà il bene come un mero atto di gratitudine;
faccio un esempio:
tu vai in spiaggia, ti piace il mare; sei contenta che Dio ti abbia dato il mare; potresti anche lasciare la spiaggia sporca, inquinare, senza incorrere in problemi, e magari non tornare mai più in quel posto; che ti frega ? invece no; la gioia per ciò che hai ricevuto, ti induce all'amore e alla cura, che diventa anche sentimento di responsabilità verso il Creato, ma include anche il prossimo, gli animali, ecc...

con questa psicologia, il credente non agisce più per timore di Dio, ma per gratitudine; si fa egli stesso attivo promotore della legge divina, per un moto spontaneo, non influenzato dal timore di un giudizio; la predestinazione e la negazione del libero arbitrio, oltre ad essere conseguenza logica delle Scritture, servono a "liberare" il credente da quel meccanismo negoziale che fa agire per convenienza, anziché per gratitudine;

ritrovi la stessa distinzione in Kant, tra imperativi categorici - quella morale che ritieni doverosa come legge per tutti e che applicheresti anche contro la tua convenienza, fare la fatica di pulire la spiaggia - ed eventuali - quelli che senti dovuti solo perché altrimenti ne avresti un danno, non ti conviene trasgredire;

ora, questa cosa va valutata sempre tenendo conto che ci troviamo di fronte ad un uomo di chiesa di 5 secoli fa; quello doveva postulare teologia alle persone qualsiasi, contadini e artigiani, borghesi, evitando di buttare alle ortiche le Scritture e Gesù Cristo, in un contesto in cui da un millennio e passa ogni mattoncino doveva combaciare perfettamente nel costrutto;

il tutto in un mondo - almeno il suo, la Germania di Gutenberg - in cui la gente qualsiasi leggeva la Bibbia e discuteva, ragionava; la scienza cominciava a fare capolino e tante domande sorgevano spontanee;
un monaco professore cristiano doveva rispondere a tante questioni; perché soffrono gli innocenti ? se non ti rifai ai vasi di Paolo, rischi di dover ammettere che Dio è ingiusto; per dire, oggi il catechismo cattolico si arrende e dice che si tratta di un "mistero";

se devi sostenere che Cristo è essenziale, dovrai spiegare il perché, e perché non l'abbiano avuto le generazioni prima; se Cristo salva, come è possibile giudicare quelli che non l'hanno ricevuto - quelli della Legge, ma anche quelli che sono legge a se stessi, dice Paolo ? se c'erano dei giusti e salvati anche prima, allora Cristo non è davvero essenziale, bastava la Legge, oppure la coscienza;

e ancora, tutte le obiezioni più tradizionali sull'onnipotenza, onniscienza e pretesa libertà umana, alla luce delle Scritture;

capisco che uno possa farsi la sua personale dottrina, e si vive benissimo anche ignorando la storia delle idee di una fede che uno si ritaglia come preferisce; per me, non c'è niente di male;
solo che quando si fa professione di fede in pubblico, il sentimento quasi si tocca con mano, e allora tornano a galla tutte quelle cose che si vogliono ignorare, e quella dottrina conseguente;
se io ho divorziato consensualmente ed entrambi ci siamo serenamente rifatti una vita, e arriva uno infelice nel suo matrimonio e mi dice che io ho peccato e lui no, io avverto che lui si è sacrificato per timore e che mi sta aggredendo perché è frustrato da quel sacrificio, mentre guarda nel mio piatto; non che sta promuovendo una cosa buona e giusta
e così via... perché poi, la morale religiosa alla fine comporta sempre un giudizio morale - esplicito o implicito - su quello che fanno gli altri, e questo giudizi si radica necessariamente in una teologia, che la persona se ne renda conto o meno.