una delle circostanze tipiche che creano casini sentimentali a quasi tutti è un'originaria svalutazione di sé;
può dipendere da tante cose, un clima affettivo in famiglia, una percezione di insufficienza e insicurezza determinata dalla propria persona o da una valutazione di proprie fragilità caratteriali, o altro;
in una certa misura siamo tutti insicuri del nostro valore;
ma, se quest'insicurezza si radica come identità di "poco amati" poiché poco degni di amore, apprezzamento, ecc... certi meccanismi relazionali si avvitano in circolo vizioso:
a) io valgo poco; quindi
b) chi mi vuole, deve valere poco pure lui/lei, altrimenti vorrebbe qualcun altro/a, potesse "permetterselo";
c) che faccio ? ok, mi "accontento", perché questo partner che vale poco, se non altro non mi abbandonerà, perché chi se lo piglia ?
intanto, però, una relazione fondata su questa nevrosi accumulerà un rancore crescente ad ogni inevitabile sacrificio, vista la speculare e più o meno consapevolezza di essere seconde o terze scelte;
quando l'equilibrio nevrotico di questa prigionia si rompe, esplode il rancore accumulato in tutta la sua violenza, perché viene meno il corrispettivo "garantito" e ci si sente come i truffati quando aprono il pacco col mattone invece del pc portatile promesso;
cioè, oltre al venir meno di quell'accessorio che ci si era illusi di controllare, con tutte le perline di zucchero e le decorazioni stucchevoli dell'amore declamato, c'è pure l'umiliazione di essersi fatti fregare; un sentimento che spinge a rimuovere tutta la circostanza, raccontarsi altro, ecc...
a me pare, fatti du' conti, che in effetti l'infelicità di coppia sia sempre in qualche modo riconducibile a questa tara originaria;
anche perché se una storia è stata davvero convinta e felice, anche solo per un giorno, quel momento ti basta a respingere in grande misura tutto il distruttivo che si può verificare dopo.