quella è gente che con gli stranieri fa funzionare tutto, tutte le piccole imprese, il commercio popolare, una miriade di servizi, da Cuneo a Piacenza, da Rovigo a Trento, ma anche più a sud; non sono mica matti;
semplicemente non vogliono la grana di gente che non sono in grado di collocare, perché aspirano a rimuovere ogni fonte di disagio, reale o temuto; quello sì; ma varrebbe per qualsiasi etnia;

ora, se a te piace immaginare un razzismo leghista, fai pure; secondo me, ti privi solo della capacità di valutare correttamente quelle circostanze socio-politiche, che andrebbero valutate sulla base di elementi più strutturali.
Ne a caso maroni ha dato il placet alla piu' grande regolarizzazione di immigrati, cond8zionandola al possesso di un lavoro e quindi di una collocazione sociale.


Immigrati eppur leghisti

Un nigeriano diventa responsabile dell'immigrazione per la Lega Nord. Un immigrato di vecchia generazione, con una sua storia di integrazione e di militanza politica.*Toni Iwobi è leghista da 20 anni*giù di lì. Una marocchina,*Souad Sbai, da 33 anni a Roma e da un anno sostenitrice del progetto leghista per il centro-sud. È giornalista e presidente dell'associazione*Donne Marocchine in Italia. Pipelia è rumena, in Italia da una decina di anni, vive a Milano in un quartiere popolare. È militante leghista da poco più di due anni ed è una delle più accese militanti contro le occupazioni abusive. Tre storie di integrazione, tre vite accomunate dalla politica. Quella che il*18 ottobre sfilerà a Milanocontro l'immigrazione, una manifestazione che*secondo Matteo Salvini*"Sarà assolutamente aperta, pacifica, colorata, a volto scoperto, aperta alle famiglie, ma sarà l'ultima manifestazione sorridente che facciamo perché dal 19 non saremo più disposti a tollerare una invasione pianificata".

Un paradosso per certi versi ma che finisce fatalmente per smontare i luoghi comuni sull'accoglienza, la solidarietà e soprattutto sugli immigrati. Concetti che Toni, Souad e Pipelia elaborano a modo loro parlando di doveri prima ancora di diritti. Di cittadinanza guadagnata nel tempo e di integrazione intesa come obbligo e non come un favore. Lontani anni luce dai piddini Kyenge e Chaouki ma con storie personali molto simili. Tutti integrati, ma duri e intransigenti i leghisti, più disponibili e per certi versi demagogici gli altri. E i leghisti 'stranieri' non sono una caso isolato perché nella sola città di Milano si contano un centinaio di tesserati su circa duemila iscritti. Egiziani, marocchini, siriani, rumeni, lituani, sudamericani. In Lombardia sono trecento, in tutta la Padania sono più di duemila. La loro storia la conoscono in pochi, forse non fanno notizia eppure ci sono. Pronti a sfilare sotto i vessilli leghisti il 18 ottobre a Milano e a prendersi, anche loro, una buona dose di accuse di razzismo.
http://www.huffingtonpost.it/marzio-...b_5927206.html

Diversa la valutazione di una immigrazione caotica che crea desperados vaganti in condizione di emarginazione che diventa criminogena e porta al crimine anche chi non lo sarebbe per sua indole.
Se affami troppi conigli in una gabbia pure quelli diventano belve.
Da cui una valutazione di pericolo criminale di una massa incontrollata vagante con una sussistenza dell'arrangio e' cosa diversa dall'attribuire una indole criminale su base razziale.