disobbedienza a chi ? al dio postulato da quale prete, imam, rabbino, conogelato, arcobaleno o crepuscolo ?
perché questo ragionamento, grazie al grande regalo del pluralismo che ci ha Fatto paolo, oggi non è più possibile:
ecco, tu non ti raccapezzi e non sai spiegare proprio perché rimuovi la conseguenza più macroscopica dell'invenzione della religione cristiana:Io, meglio di così, non ce la fo a spiegarti la faccenda. Meglio, molto meglio e più chiaramente ci riesce Gesù nella parabola della zizzania...
il Gesù che citi si trovava effettivamente di fronte ad un dio unico, cui corrispondeva un'unica Legge, che poteva richiedere obbedienza in nome di Dio;
il passaggio che rimuovi è che nel momento in cui hai più religioni e confessioni, il discorso di assoggettarsi a "Dio" non ti risolve più niente; perché se quel dio prescrive una legge diversa dalla tua, commentata o formulata da un chierico diverso - come è nella realtà delle cose - il credente diverso ti dà foco o ti decapita come infedele sentendosi perfettamente nel giusto, e comandato - obbediente - o autorizzato dai suoi preti, così come quelli tuoi hanno fatto per secoli;
senza bisogno delle sciocchezze degli atei osservanti, la religione si è autodistrutta proprio con l'elaborazione paolina di Cristo e il pluralismo, che è l'uccisone del dio unico e la creazione di tanti "dii", tutti unici, come i sedicenti eredi dello zar, scampati ai massacri, i pretendenti in lite ai vari troni che non esistono più, spodestati dalle repubbliche o altro...
tu puoi pure ritenere giusto il codice della strada; ma se constati che metà degli automobilisti passa col rosso e si ferma col verde, dà la precedenza alla sinistra anziché alla destra, prende le rotonde in senso opposto, senza che nessuno li fermi o li multi, perché nelle autoscuole si insegnano cose diverse, hai un bel dire a Vega o a chiunque che dovrebbe osservare il codice, obbedire; obbedire a che ?
il codice non esiste più, e di fatto basta saper guidare il veicolo e ognuno si regola come crede; secondo prudenza, per chi realizza la circostanza; mentre chi la rimuove, sentendosi nel giusto, rischia di essere prepotente, oppure molto imprudente.







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