Originariamente Scritto da
axeUgene
perfettamente d'accordo; infatti, questo è uno stato laico, aconfessionale, e l'esposizione impropria di certi simboli è il retaggio di un'anomalia politica, che in effetti contrasta con lo spirito della legge, anche se, come in altri casi - vedi diritto di famiglia e connessi - c'è il tentativo di rallentare la presa d'atto, al contrario di quanto avviene in tutte le democrazie;
ti sfugge che il non cattolico, musulmano, protestante, ebreo o non credente, può essere italiano e padrone a casa sua, e pretendere a buon diritto che nelle sedi istituzionali non figurino simboli di qualcosa che è un fatto assolutamente privato; e questo lo potrebbe e dovrebbe pretendere con ottime ragioni - le stesse dei protestanti - lo stesso cattolico, proprio perché quel simbolo in contesto improprio è una bestemmia
perché altrimenti sarebbe come tollerare che sulla casacca di un arbitro di calcio figuri lo stemma della Juventus;
eh, che vuoi, è la squadra più tifata d'Italia... darebbe fastidio anche ad uno juventino sportivo e leale;
no; la Costituzione e la legge stabiliscono i simboli dell'unità nazionale, di tutti senza discriminazione alcuna; e quelli devono figurare nei luoghi istituzionali, perché di questi si tratta;
la libertà riguarda i luoghi privati; in quelli esponi quello che ti pare, il poster di Totti, se vuoi; ma non in commissariato; perché se fermano l'ultrà della Lazio e quello vede che il commissario è romanista la situazione non è istituzionalmente corretta.
nella legge la forma è sostanza; se una costituzione statuisce l'uguaglianza e la non discriminazione per motivi religiosi, non è concepibile che in un aula di tribunale in cui si confrontino, poniamo, un ente religioso e un fornitore d'opera musulmano, sopra la testa di chi deve giudicare da terzo e imparziale figuri il simbolo di una delle due parti in causa;
si può fare dell'ostruzionismo, ma il destino della questione è segnato