Buddha si pronunciò contro la vendetta e lo spargimento di sangue, non legittimando tali atti in nessun caso:
«Il sangue non pulisce ma sporca.»
(Digha Nikaya)
«L'odio non cessa con l'odio, in nessun tempo; l'odio cessa con l'amore, questa è la legge eterna.»
«Tutti tremano davanti a un'arma, tutti temono la morte. Provando per gli altri gli stessi sentimenti che provi per te stesso, non uccidere e non far uccidere.»
(Dhammapada, 129)
«Il Beato osservò il comportamento della società e notò come molta infelicità derivasse da malignità e da sciocche offese, fatte soltanto per compiacere la vanità e per orgoglio personale. E il Buddha disse: "Se un uomo stupidamente mi fa del male, gli restituirò la protezione del mio amore senza risentimento; più male mi viene da lui, più bene andrà da me a lui; la fragranza della bontà torna sempre a me, e l'aria nociva del male va a lui.»
(Sutta "delle offese")
Il Buddha condannò la violenza e le punizioni corporali, e anche se molte interpretazioni ammettono l'autodifesa e la guerra (praticata anche da molti buddhisti nel corso dei secoli), i comportamenti e i pensieri violenti furono proibiti da lui anche in casi estremi, in particolare per i monaci, ponendo l'accento più che altro sulla disposizione mentale:
«O ancora, monaci, se briganti e assassini con una sega da alberi vi staccassero articolazioni e membra, chi per questo provasse furore non adempirebbe il mio insegnamento. Quindi voi monaci dovete ben esercitarvi a non essere turbati, a non lasciar sfuggire dalla bocca nessuna cattiva parola, a rimanere amichevoli e compassionevoli, con animo amorevole, senza segreta malizia. E dovete esercitarvi a irradiare chi vi sta davanti, con animo amorevole, e poi, cominciando da quella, a irradiare il mondo intero con animo amorevole, con animo ampio, profondo, illimitato, privo di rabbia e rancore. Di questo insegnamento col paragone della sega vogliate voi spesso ricordarvi.»
(Kamcupamasutta, Majjhima-Nikkaya I, 21)
Ancora:
«Detestando ogni tipo di uccisione, l’asceta Gotama si astiene dall’uccidere, vive senza bastone o spada, coscienzioso, compassionevole, gli sta a cuore solo il benessere di tutti gli esseri viventi. Per questo motivo gli uomini lodano il Tathagata.»
(Brahmajala Sutta, 1.8)
Uno dei precetti morali buddhisti (sila) così recita:
«Mi asterrò dall'uccidere o dal nuocere agli esseri viventi.»