Il premier Giuseppe Conte e il ministro della salute, Roberto Speranza, si lodano e si imbrodolano. Appena arrivato in Lombardia per la conferenza stampa, Speranza si è inchinato davanti alla propria bravura: «Le misure messe in campo sono al più alto livello europeo. Siamo stati gli unici a fermare i voli dalla Cina».
La scelta ignora tutte le raccomandazioni diffuse in quegli stessi giorni dall'Organizzazione Mondiale della Sanità. «Paghiamo il fatto - spiega oggi il professor Walter Ricciardi membro del consiglio esecutivo dell'Oms - di non aver messo in quarantena da subito gli sbarcati dalla Cina. Abbiamo chiuso i voli, una decisione che non ha base scientifica, e questo non ci ha permesso di tracciare gli arrivi, perché a quel punto si è potuto fare scalo e arrivare da altre località». Un errore confermato dai dati di Germania, Regno Unito e Francia, dove grazie al mantenimento dei voli e all'imposizione della quarantena si registra oggi un numero di casi assolutamente insignificante rispetto a quelli del nostro paese.
Ma per il governo giallorosso la scelta sbagliata è l'inevitabile conseguenza delle sue convinzioni ideologiche. Se, come impongono lo «Zingaretti pensiero» e il «verbo» di Repubblica, la quarantena è una bestemmia sinonimo d'intolleranza e segregazione razziale allora il blocco dei voli dalla Cina diventa l' ipocrisia indispensabile per aggirare i dettami scientifici ed evitare di applicarla. Nel nome del buonismo «politicamente corretto» il governo Conte sceglie, insomma, di marciare - al pari della Cina - non nei solchi della ragione, ma in quelli dell'ideologia. Ma non c'è da stupirsi. Il comunismo di Pechino e il buonismo «politicamente corretto» del governo giallorosso sono due facce della stessa ideologia. Un'ideologia che spinge i suoi fautori a stravolgere la realtà dei fatti e il buon senso per dar vita ad un universo illusorio dove la prevenzione invocata dai governatori del Nord e da scienziati come Roberto Burioni viene equiparata al razzismo, mentre l'imprevidenza diventa sinonimo di libertà e tolleranza. Un universo assolutamente folle e inesistente nel cui nome si sceglie, come in Cina, di mettere a rischio la vita dei propri cittadini.
Le misure, per quanto estreme, sono - a questo punto - assolutamente indispensabili per evitare ulteriori diffusioni dell'epidemia. Ma si sarebbero potute facilmente evitare se il governo giallorosso, non avesse inanellato al pari dei cinesi una serie di devastanti errori figli del credo dei benpensanti di Pd e Leu e della grancassa del «Repubblica-pensiero». Errori che ci stanno regalando il triste primato di primo paese in Europa - e quinto al mondo - per casi di Coronavirus. Per capirlo bisogna partire da quell'8 gennaio quando l'epidemiologo Burioni lancia il primo allarme sull'arrivo dell'epidemia. Un allarme che - al pari di quello dello sfortunato collega cinese Li Wenliang - viene completamente ignorato. La madre di tutti gli errori è però la scelta, adottata dal governo il 31 gennaio scorso, di bloccare i voli in arrivo dalla Cina. La scelta ignora tutte le raccomandazioni diffuse in quegli stessi giorni dall'Organizzazione Mondiale della Sanità.