
Originariamente Scritto da
doxa
Buongiorno Cono.
Era mia intenzione cominciare questo post in modo scherzoso chiamandoti “padre Cono”, sempre reverendissimo ed eminentissimo. Ma se comprendo bene hai perso una figlia. Se questa notizia è vera allora tutto cambia. Capisco il tuo rifugio nella religione cristiana, il tuo bisogno di credere nell’aldilà.
E’ terribile constatare che una persona cara improvvisamente non c’è più.
E si dà voce al silenzio, che aleggia quando finisce un’abitudine, quando si perde un’ancòra vitale, quando svanisce un progetto in cui si era tanto creduto.
Dopo la perdita e il periodo di lutto subentra la rassegnazione, l’accettazione dell’evento avverso e si va avanti, anche se in modo diverso da prima. C’è la cesura dal passato e comincia un “da oggi in poi”.
La sofferenza è l’esperienza umana universale, da cui nasce l’urgenza di scorgere la meta dell’orizzonte ultimo. E chi crede in Dio, Egli si offre al dolore come Volto.
Se è il dolore a porre la domanda su Dio, non di meno è l’amore l’esperienza vitale in cui il bisogno religioso si affaccia più forte.
Unicamente amando acquista significato la fatica dei giorni: se quando ti alzi al mattino hai qualcuno da amare e per cui puoi offrire tutto ciò che ti aspetta, la tua giornata ha un senso che la rende meritevole di essere vissuta.