Originariamente Scritto da
axeUgene
fraintendi la questione:
la legge - in democrazia, beninteso - stabilisce quale misura di "bene" sia davvero comune alla quasi totalità delle sensibilità; qui siamo tutti d'accordo sul fatto che sia necessario non rubare e fermarsi col rosso al semaforo; ma solo tu coltivi l'idea che l'autodeterminazione nelle questioni di famiglia e filiazione dovrebbe cedere il passo a qualcos'altro, che però non definisci; e la legge puntualmente registra questa tua minorità, sancendo come sacra quell'autodeterminazione;
qualcuno pensa che, siccome a causa della religione si compiono massacri, i culti andrebbero vietati in nome della sua idea di Bene comune; ma sarebbe in minoranza, e per quanto quello possa addurre storia e cronaca, giustamente la legge preserva l'autodeterminazione dell'individuo in materia di culto;
posto che su alcune cose, interpretate diversamente, sarei pure d'accordo, quella non è affatto la realtà, ma la scelta di una parte della realtà, compiuta da quei pensatori, per attribuire un peso maggiore o minore a ciò che si osserva, come la scelta di suonare i tasti di un pianoforte e a volume diverso;
sono cose diverse e in contraddizione; chi è sposato e ha promesso, può innamorarsi e figliare con altri; cosa che avviene di frequente; non puoi mettere tutto nello stesso pacchetto; o dai la priorità alla famiglia spontanea, naturale, o al vincolo giuridico, delle due l'una;
la nostra legge, nell'attuazione della nozione di Bene comune quale sentita dalla quasi totalità delle persone, stabilisce la sacralità del sentimento; e questo non per idolatria dell'individualismo, ma perché si prende atto della realtà che in una famiglia non si può imporre l'accordo, e che la separazione sia preferibile ad una cronica atmosfera di conflitto;
e sarebbero ?
dipende da quali valori enunci e da cosa ognuno intende come valore sociale; il dissenso che sperimenti qui - con tutti - ti mostra che la preferibilità di certi valori e assetti sociali non è affatto scontata, anzi;
io non ho mai censurato preferenze conservatrici, e nemmeno reazionarie; ognuno ha diritto a preferire quel che crede, sempre in base al principio di autodeterminazione; abbiamo tutti lo stesso diritto;
quello che ti contesto è il falso ideologico che rappresenti con frasi come queste:
certo che esprimi giudizi morali sui singoli; se tu dici il peccato - o il reato - poniamo rubare, stai giudicando moralmente chi compia quell'azione, e non ti puoi nascondere dietro il dito del dire il peccato ma non il peccatore; se rubi, la legge ti persegue nella tua individualità, nome e cognome;
se divorzi o decidi di non avere figli no, perché quello è un comportamento riconosciuto come lecito, e nulla conta per la società il fatto che tu lo ritenga peccato;
quando si redige la legge contro il furto o il codice della strada, si argomenta il danno sociale di certi comportamenti, in modo "forte", pesandolo sulla bilancia; per la società la libertà individuale deve cedere il passo di fronte al semaforo rosso; nei casi di cui parli tu, no, e per numerosi buoni motivi, consolidati e comuni alla quasi totalità delle persone;
se postuli le persone come libere, il caveat è che la loro scelta è irrilevante in termini di Bene comune, al contrario del furto o delle violazioni del CdS; nessuno direbbe che le persone devono essere libere di rubare o passare col rosso;
se censuri come contraria al Bene comune la libertà di non avere figli o farsi una nuova famiglia, devi necessariamente - proprio a tutela di quel Bene che definisci comune - tradurre l'idea in normazione, precetto vincolante e obbligatorio, e giocartela su quel piano;
se non lo fai, è una confessione di impotenza morale;
la società attuale - che tu deplori - è quella che nella storia umana prevede la maggior tutela possibile dell'infanzia; i bambini non c'entrano nulla, e te lo dicono loro stessi, una volta divenuti adulti e consapevoli; te lo dicono esplicitamente, e implicitamente, proprio rifiutando in massa e spontaneamente quel modello di famiglia in cui sono cresciuti;
il conflitto tra desideri individuali e società c'è dalla notte dei tempi, e lo risolve proprio la legge, sancendo quanto la sensibilità diffusa avverte come dovuto;
detto questo, il tuo approccio alla questione famiglia e sessualità è squinternato e puerile, qualsiasi pensatore tu citi a sproposito, senza prospettive; questo perché ti trovi di fronte ad una sensibilità diffusa che da almeno due secoli si forma in massa su valori diversi - che ritrovi ovunque, nella cultura "alta" e in quella popolare - dai tuoi e sta lentamente elaborando un'idea diversa di famiglia; non lo rimetti il dentifricio nel tubetto;
poi, per me puoi pensare quel che ti pare; l'unico problema lo puoi avere coi tuoi figli, se rappresenti loro una realtà fittizia dei sentimenti e quelli poi entrano in conflitto con quel modello, privi di strumenti per affrontare quanto tu vuoi negare.