Non solo mancano gli Ideali, Lady, i Valori, la Morale, l'Etica....
Il dramma grosso che ci sovrasta è aver elevato a modello quelli che rimangono indubbiamente dis-valori: L'egoismo, l'individualismo, il narcisismo, la carriera, il denaro, il potere eccetera.
Non si tratta quindi, in ultima analisi, di avere nostalgia del passato e neppure di affermare (come fai te) che tutto sommato adesso non c'è la guerra, ci sono i diritti, i sussidi e le tutele. Tanto basta.
Si tratta di RIEDIFICARE un'Umanità Nuova! Un Nuovo Umanesimo, se vuoi. Dove al centro ci sia la Persona in quanto tale. E non i soldi! L'intrinseca Dignità dell'Uomo e della Donna. E non come ingannarli e narcotizzarli col denaro.
"Si può fare qualcosa di utile contro il crollo delle nascite? Ovviamente sì. Ma chiunque volesse
cimentarsi nell'impresa dovrebbe tenere conto di un aspetto che può
sconfortare: per ridare linfa alla natalità non basta il pur indispensabile
impegno per cercare di colmare la distanza che ci separa dai Paesi con assegni per i figli più generosi, un fisco
più leggero per chi ha famiglia e misure più incisive per favorire la conciliazione casa-lavoro. Intendiamoci, è tutto molto più che necessario: è
dovuto. Ma ogni sforzo dovrebbe fare i conti con una cultura che ha messo i figli fuori dall'orizzonte del dono,
trasformandoli in un bene desiderato ma non primario, a volte un lusso,
altre un optional.
Non è un problema solo italiano, è globale. In tutto il mondo sviluppato i tassi di fecondità sono sotto il tasso di sostituzione di 2,1 figli per donna necessario a garantire la stabilità della popolazione. Ciò a cui si sta assistendo è
una convergenza verso la cifra di 1,7 figli. Lyman Stone, economista americano esperto di questioni demografiche, nell'indicare questa tendenza ha
parlato di un «new normal della natalità», una specie di nuovo standard equiparabile alla «stagnazione secolare»
dell'economia, concetto proposto dall'ex segretario al Tesoro Usa Larry Summers. E come le banche centrali sembrano avere le armi spuntate quando
cercano di incidere sull'inflazione con
la leva monetaria, anche i governi oggi paiono impotenti nel tentativo di
contrastare il declino demografico e
l'invecchiamento della società. Perché
la società è cambiata e di Mario Draghi della natalità non se ne vedono all'orizzonte. A questi giovani che si sono trovati a fare i conti con le macerie della prima
globalizzazione, papa Francesco ha volto diversi appelli accorati, anche usando parole di forte impatto: «Abbiate il coraggio di scelte definitive», «non
fatevi rubare il futuro», «abbiate il coraggio della felicità». Il problema è che
chi ha "rubato" il futuro ai giovani non
è in grado di restituirlo, perché sul banco degli imputati non c'è solo la generazione degli adulti, i figli del babyboom o i loro predecessori, ma un'intera cultura e una visione del mondo.
Ed è al confronto con questo ostacolo
che sembrano riferirsi i richiami di
Francesco, quando ad esempio parla
di «una società spesso ebbra di consumo e di piacere, di abbondanza e
lusso, di apparenza e narcisismo».
Che cosa ci ha portati a questo? Nel
suo ultimo libro, "Il capitalismo e il sacro" (Vita e Pensiero-Avvenire), l'economista filosofo Luigino Bruni, editorialista di questo giornale, invita seriamente a riflettere sulla «devastazione
umana e sociale prodotta dalla cultura-religione-idolatria» rappresentata
dal capitalismo. Sotto accusa è la società dell'iper-consumo, un sistema economico e culturale che nel suo franare sembra travolgere tutto, anche gli
ultimi scampoli di umanità. Sul New
York Times, in una lunga analisi dal titolo emblematico, "The end of babies",
"La fine dei bambini", Anna Luoie Sussman individua una possibile via d'uscita: «Il primo passo è rinunciare all'individualismo celebrato dal capitalismo e riconoscere l'interdipendenza
che è essenziale per la sopravvivenza
a lungo termine».
Abbiamo condannato, a ragione, il comunismo, ma anche il capitalismo si
sta mangiando i bambini. L'ultima
"stazione" di questo "culto" che ha eretto l'egoismo a "regola di vita" sta
conducendo all'estinzione della specie.
https://raffaellocortina.mediabiblos...26-11-2019.pdf
per il Papa questa trasfusione della memoria ci permette di ispirarci al passato per affrontare con coraggio il complesso quadro multipolare dei nostri giorni, accettando con determinazione la sfida di «aggiornare» l'idea di Europa. «Un'Europa capace di dare alla luce un nuovo umanesimo basato su tre capacità: la capacità di integrare, la capacità di dialogare e la capacità di generare. Siamo invitati a promuovere un'integrazione che trova nella solidarietà il modo in cui fare le cose, il modo in cui costruire la storia.
Poi il Papa ricorda il suo intervento al Parlamento di Strasburgo nel 2014, quando parlò di una «Europa nonna. Dicevo agli eurodeputati che da diverse parti cresceva l'impressione generale di un'Europa stanca e invecchiata, non fertile e vitale, dove i grandi ideali che hanno ispirato l'Europa sembrano aver perso forza attrattiva; un'Europa decaduta che sembra abbia perso la sua capacità generatrice e creatrice. Che cosa ti è successo, Europa terra di poeti, filosofi, artisti, musicisti, letterati? Che cosa ti è successo, Europa madre di popoli e nazioni, madre di grandi uomini e donne che hanno saputo difendere e dare la vita per la dignità dei loro fratelli?»
I progetti dei Padri fondatori, «araldi della pace e profeti dell'avvenire, non sono superati: ispirano, oggi più che mai, a costruire ponti e abbattere muri. Sembrano esprimere un accorato invito a non accontentarsi di ritocchi cosmetici o di compromessi tortuosi per correggere qualche trattato, ma a porre coraggiosamente basi nuove, fortemente radicate» dice Papa Francesco. Come affermava Alcide De Gasperi, «tutti egualmente animati dalla preoccupazione del bene comune delle nostre patrie europee, della nostra Patria Europa», ricominciare, senza paura un «lavoro costruttivo che esige tutti i nostri sforzi di paziente e lunga cooperazione».
Insomma, per il Papa questa trasfusione della memoria ci permette di ispirarci al passato per affrontare con coraggio il complesso quadro multipolare dei nostri giorni, accettando con determinazione la sfida di «aggiornare» l'idea di Europa. «Un'Europa capace di dare alla luce un nuovo umanesimo basato su tre capacità: la capacità di integrare, la capacità di dialogare e la capacità di generare.
https://st.ilsole24ore.com/art/notiz...B&refresh_ce=1