Citazione Originariamente Scritto da Arcobaleno Visualizza Messaggio
Su Wiki, a proposito di fede:

La fede è definibile come l'adesione a un messaggio o un annuncio fondata sull'accettazione di una realtà invisibile, la quale non risulta cioè immediatamente evidente, e viene quindi accolta come vera nonostante l'oscurità che l'avvolge. La fede consiste pertanto nel «ritenere possibile» quel che ancora non si è sperimentato o non si conosce personalmente.

Io intendevo la possibilità di credere. Certo, la fede in se stessa, forse, non viene donata a nessuno
ècco, vedi ? così cambia tutto il tuo discorso:
la possibilità di credere che citi è un atto demandato alla sola ragione, viste le Scritture;

i problemi che questa impostazione di pensiero ha posto a quei teologi che a te non piacciono, ma di cui io solo riporto il dibattito millenario, sono diversi, e gravosi:

se il credente potesse guadagnarsi la salvezza semplicemente obbedendo per sola ragione ai precetti desunti dalle Scritture, si determinerebbe la circostanza di un dio-giudice "obbligato" da quell'atto umano di libero arbitrio; questo, per i teologi, sarebbe una limitazione all'onnipotenza divina, ma anche contrario a innumerevoli pasi ed episodi scritturali, in cui Dio decide a sua discrezione, senza alcun sinallagma o responsabilità umana;
poiché non si può - e non si voleva - sostenere che Dio sia "ingiusto", si deve per forza giungere alla conclusione che il Suo giudizio è imperscrutabile e sfugge a qualsiasi logica che noi percepiamo come remunerazione dei nostri comportamenti dettati dalla ragione;

Interessante un link sul presunto "dono della fede":

https://www.notiziecristiane.com/la-fede-e-un-dono/

Tra l'altro, viene scritto:

La fede è un dono?

Questo è quanto viene dichiarato da coloro che si definiscono Calvinisti, Riformati o con altri titoli che richiamano comunque alla fede riformata di Calvino e di molti suoi illustri seguaci degli ultimi cinque secoli. Essi affermano non solo che la fede è un dono [greco dw◊ron (dôron)] dato da Dio ad alcuni eletti (e volontariamente non concesso a tutti gli altri), ma che sarebbe anche successivo alla nuova nascita. Avremmo così il paradosso di poter potenzialmente avere dei nati di nuovo non ancora credenti (!).

Chiunque legga con semplicità (che non vuole dire assolutamente superficialità) il Nuovo Testamento scopre facilmente come la fede sia un passo fatto dall’uomo (At 16:30-31), in risposta all’opera dello Spirito Santo (Gv 16:8). Non è assolutamente un’opera meritoria, ma il mezzo che Dio ha stabilito per tutti gli uomini per rispondere positivamente al suo appello (che però l’uomo può anche rifiutare: Mt 23:37; Gv 3:36; 5:40; 2 Te 2:10; Eb 4:2, ecc.). La Bibbia ci dice con chiarezza da dove nasce la fede: Così la fede viene da ciò che si ascolta, e ciò che si ascolta viene dalla parola di Cristo. (Ro 10:17). È quindi l’ascolto della Parola, ispirata dallo Spirito di Dio che agisce per mezzo di essa, a far nascere in noi la fede in Gesù Cristo.

Da dove viene quindi questo insegnamento? Da una particolare lettura di Efesini 2:8: Infatti è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio.
...
Anche in questo caso il dono sarebbe l’essere salvati, non la fede.

ma come ? se ha appena scritto che la salvezza avviene tramite la grazia che opera mediante la fede !

Dobbiamo però dire che l’affermazione, tratta da una certa lettura di Efesini 2:8, che la fede è un dono di Dio non era condivisa da Calvino. Egli infatti, nei suoi Commentari del Nuovo Testamento, afferma: “E qui noi dobbiamo avvertire riguardo a un errore di interpretazione di questo passo veramente comune. Molte persone restringono la parola dono alla sola fede. Ma Paolo sta solo ripetendo in altre parole il sentimento precedente. Il suo significato è, non che la fede è il dono di Dio, ma che la salvezza ci è data da Dio, o, che noi la otteniamo come dono di Dio”. Chi si rifà al calvinismo è dunque, in questo caso, andato al di là delle affermazioni stesse di Calvino.
Ricordo che in questo stesso forum io, in risposta alla tua cavalcata sul dono della fede in Efesini, interpretai dono riferito alla salvezza e non alla fede.
Leggere tutto il link può essere interessante, anche per Cono, pure se entra in dettagli sul testo greco.
all'epoca di Calvino c'era grande dibattito, successivo alle controversie tra Lutero, Zwingli ed altri; Calvino parla addirittura di doppia predestinazione, al bene e al male;

le opinioni e le interpretazioni possono essere le più diverse e, come vedi, si tratta di distinzioni molto sottili, ma in una concezione che parte da Paolo, per passare da Agostino e giunge a Lutero;

di Paolo io ho citato spesso la Romani, non la Efesini, che pure rileva sull'argomento; ma resta il senso, dato dal costrutto; Paolo afferma esplicitamente e reiteratamente che la condizione di fede e buona coscienza dipende in ultima analisi esclusivamente dalla discrezionalità di Dio;

il discorso del Vasaio e dei vasi, destinati alla misericordia o alla perdizione, non si presta ad alcun equivoco; e, quando l'interlocutore immaginario chiede: ma allora, perché giudicare ? la risposta di Paolo è: chi sei tu per questionare la volontà di Dio ?

qualsiasi persona dotata di raziocinio, buon senso e onestà, non può che constatare il senso inequivoco che Paolo reitera;

9; 13come sta scritto:
Ho amato Giacobbe
e ho odiato Esaù.

14Che diremo dunque? C’è forse ingiustizia da parte di Dio? No, certamente! 15Egli infatti dice a Mosè:
Avrò misericordia per chi vorrò averla,
e farò grazia a chi vorrò farla.

16Quindi non dipende dalla volontà né dagli sforzi dell’uomo, ma da Dio che ha misericordia. 17Dice infatti la Scrittura al faraone: Ti ho fatto sorgere per manifestare in te la mia potenza e perché il mio nome sia proclamato in tutta la terra. 18Dio quindi ha misericordia verso chi vuole e rende ostinato chi vuole. 19Mi potrai però dire: «Ma allora perché ancora rimprovera? Chi infatti può resistere al suo volere?». 20 O uomo, chi sei tu, per contestare Dio? Oserà forse dire il vaso plasmato a colui che lo plasmò: «Perché mi hai fatto così?». 21Forse il vasaio non è padrone dell’argilla, per fare con la medesima pasta un vaso per uso nobile e uno per uso volgare?

direi che, vista la Scrittura, o la si contesta come sbagliata; oppure si dovrebbe convenire che il principio è proprio quello di una predestinazione, cioè il sostanziale annullamento del libero arbitrio, nonché del merito personale ad essere virtuosi e vivere nella fede; è Dio che decide a Suo piacimento, perché ovviamente non può essere condizionato dalla volontà e dagli sforzi dell'uomo;

ancora:
30Che diremo dunque? Che i pagani, i quali non cercavano la giustizia, hanno raggiunto la giustizia, la giustizia però che deriva dalla fede; 31mentre Israele, il quale cercava una Legge che gli desse la giustizia, non raggiunse lo scopo della Legge. 32E perché mai? Perché agiva non mediante la fede, ma mediante le opere.
cosa sono queste opere, così fallimentari, se non la conformità per sola ragione, senza quella fede che deriva da Dio e di cui non c'è merito, come invece per le opere ?

11; 7Che dire dunque? Israele non ha ottenuto quello che cercava; lo hanno ottenuto invece gli eletti. Gli altri invece sono stati resi ostinati, 8 come sta scritto:
Dio ha dato loro uno spirito di torpore,
occhi per non vedere
e orecchi per non sentire
;

come puoi leggere, non invento nulla, né interpreto nulla, perché non c'è niente da interpretare; è tutto chiaro, nero su bianco; chi vuole, può sostenere che questa scrittura sia sbagliata, che Paolo fosse un pazzo; ma non fargli dire l'opposto di quanto è scritto, come chi legga queste cose come parola di Dio alla messa, e poi sostenga il libero arbitrio e la capacità umana di determinare la propria salvezza, imponendola a Dio stesso, tramite le opere, ossia la conformità alla Legge.