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Discussione: Il Gesù della storia ed il Cristo della fede.

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    Opinionista L'avatar di crepuscolo
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    , mi è tornata l'ispirazione

    LE ORIGINI DEL FATTO CRISTIANO

    E' indiscutibile il fatto che i cristiani della prima generazione credevano nella divinità di Gesù.
    Come Martin Hengel ha evidenziato, "è così breve il tempo fra la morte di Gesù e la cristologia completamente sviluppata, presente nei documenti cristiani primitivi (le lettere di Paolo), che la velocità di questo sviluppo può essere considerata stupefacente".
    Però un esame più minuzioso permette di accorciare ancora di più questo lasso di tempo.
    Fra la prima lettera di San Paolo (1 Tes), scritta all'inizio dell'anno 50 d.C., agli albori della sua attività missionaria in Corinto, e l'ultima, la lettera ai Romani, scritta presumibilmente nell'inverno del 56/57 d.C. sempre da Corinto, non si può rilevare alcuna evoluzione in quello che Paolo pensa di Cristo. Il fatto che Paolo utilizzi nelle sue lettere titoli, formule e concetti cristologici delle comunità cui erano indirizzate, il che è evidente visto che non ha bisogno di spiegarglieli, dimostra che i destinatari li conoscevano già grazie all'attività missionaria di quell'apostolo nelle loro comunità.
    Questo implica che tutte le caratteristiche essenziali della cristologia di Paolo erano già completamente sviluppate verso la fine degli anni 40, prima che iniziassero i grandi viaggi missionari. Il che vuol dire che disponiamo soltanto di un periodo di vent'anni per lo sviluppo della cristologia primitiva.
    Però questo lasso di tempo si riduce ancora di più se, in base a Gal 1,2, retrocediamo di 14 o 16 anni, fino alla conversione di Paolo.
    In Gal 1,18, Paolo dice che è salito a Gerusalemme tre anni dopo la sua conversione per incontrare Cefa, e in Gal 2,1 dice che 14 anni dopo è ritornato a Gerusalemme.
    Considerando la data in cui è stata redatta la lettera ai Galati, questi dati cronologici permettono di situare la conversione di Paolo fra il 32 ed il 34 d.C.
    Quindi "adesso ci separano solo due o quattro anni dalla morte e resurrezione di Gesù, i fatti che fecero nascere la comunità cristiana".
    Non c'è da stupirsi se di fronte a dati così schiaccianti Martin Hengel ha affermato: "Se sfogliamo alcune opere della storia del cristianesimo più primitivo, potremmo avere l'impressione che in esse si sia dichiarata guerra alla cronologia".
    Siamo agli antipodi rispetto alle affermazioni di Strauss. Per lui era sufficiente raccontare la storia per mettere in evidenza le falsità del dogma.
    Noi, adesso, possiamo affermare giustamente il contrario: la migliore difesa del dogma, cioè di quello che la Chiesa ha sempre confessato di Cristo, è raccontare la sua storia.
    Come si spiega l’origine della fede che le comunità cristiane della Palestina confessarono così poco tempo dopo la morte di Gesù?
    Per chi rifiuta di riconoscere che la nascita di questa fede è strettamente legata alla persona di Gesù di Nazaret, rimane solo un opzione: attribuirla all’influenza di uno dei mondi culturali in cui questa fede è nata, l’ebreo od il pagano.
    Lo storico non deve mai chiudersi a priori a nessuna possibilità che possa spiegare determinati fatti della storia.
    Per questo è necessario esaminare ambedue le possibilità e verificare se sono in grado di dare ragioni esaustive di questi fatti.

    Continua.
    Ultima modifica di crepuscolo; 09-10-2022 alle 14:16

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