beh, non è una spiegazione ultimativa, però: a me della stirpe, dopo di me, può non importare nulla; perciò rimandi ad un "valore" che non è "naturale";
guarda che in effetti non è più così; alcune dottrine postulano esplicitamente l'assenza di remunerazione esterna - il Protestantesimo e, credo, l'ebraismo - ma in fondo pure le altre operano una tale finzione che il credere è in effetti in un sacro fine a se stesso;Lo scrissi anche tempo fa, non ricordo dove. Le "religioni" sono un mezzo, non un fine.
La "religione" (e relativo "deus ex-machina" che spiega tutto, consola, punisce, premia etcetcetc)
beh, fino a Kant ci hanno pensato tanto, eh...puo' essere (ed in effetti, sotto varie forme, lo é) una risposta facile (o presunta tale), in quanto evita la fatica del pensiero.
Sia pure. Ma carica sulle spalle tutto il bataclan "confessionale", depositaridellaveraparola compresi. Non so quanto sia un affare.
Preferisco far la fatica di pensare.
IMHOpoi quello scostumato orientale è andato ad aprire il giocattolo per vedere com'era fatto dentro e ha azzerato tutto;
varrebbe la pena non essere troppo limitati sugli aspetti inopinati dell'argomento; ovviamente, non parlo delle dottrine, spesso noiose e in pratica opprimenti, ma dell'investimento aristotelico nella non-contraddizione che il sacro rafforza;
cioè, l'affidamento/fede non riguarda solo la tua certezza che il tuo compare crede talmente alle vergini che lo aspettano da non cambiare idea una volta che si trova nella cabina del pilota sopra Manhattan, ma anche che quell'ineffabile lo intendete nello stesso modo;
pensa a quanto questo era un problema per Wittgenstein e per tutta la filosofia e la scienza moderne;
quando quelli dicevano: in principio era il verbo , non era uno scherzo; significa postulare un mondo delle idee autonomo dall'esperienza immanente; dirai: sì, ma che me ne faccio di una considerazione del genere ? vero anche questo;
tuttavia, hai - come dato di realtà sperimentale - un potere costitutivo delle parole, per cui distingui sentimenti - altrimenti ineffabili o troppo simili - come convenzione che hai strutturato in un contesto di sistema/linguaggio;
per cui, il sacro finisce per essere in qualche modo il pegno del senso/significato dello stesso linguaggio, come l'oro della moneta cartacea;
ovviamente - quello che Cono non capisce del teista Kant - si tratta di un sacro relativo dell'individuo, buono per i suoi simili, ma legge immorale per altri, miscredenti o diversamente credenti.