
Originariamente Scritto da
axeUgene
vedi, a me interessa capire il modo in cui le persone organizzano i loro pensieri e sentimenti, nella fattispecie su un soggetto particolarmente rilevante, come il sentimento del sacro;
non ho alcun intento polemico o giudicante, e tanto meno propagandistico; cerco solo di osservare, e ti garantisco che il mio sentimento su queste cose è comunque di grande rispetto e indulgenza;
ovvio che poi giudico, ma solo sul merito delle ideologie in cui il sacro viene tradotto; se quello si fa esplodere in un centro commerciale in nome di "Dio", giudico certamente quella dottrina;
nelle tue parole, certamente sincere, leggo delle strutture di pensiero, che hanno un certo rilievo; per esempio:
questa frase sembra piuttosto ambigua, perché da un lato suggerisci indifferenza tra credere e no; ma poi sostieni che il tuo credere sia dirimente in termini di infliggere sofferenza agli altri; dal che, posso desumere solo due sensi logici alla frase:
a) chi non crede in Dio, per questo motivo infligge sofferenze agli altri; oppure
b) se io, Rachele, non credessi, infliggerei sofferenza agli altri;
anche qui, stabilisci una logica categorica:
che poi però sei costretta a smentire, discriminando:
cioè, non solo devi discernere sul concreto delle dottrine che si fanno risalire a "Dio", ma ti tocca discriminare anche su quello che chiami integralismo o fanatismo;
io ti avevo fatto l'esempio dell'animalista anti-specista vegano perché nel nostro mondo di prossimità questa ideologia rappresenta l'investimento nel sacro più diffuso, e soprattutto perché io so esattamente cosa aspettarmi da una persona che si dichiara in quel modo, laddove quando sento nominare "Dio", devo capire se mi trovo di fronte a te, a Cono che perora i "carismi" di genere, o al kamikaze che si fa esplodere; non solo; osservo anche questa, che è una cosa forse ancora più importante:
chi si pensa figlio/figlia di un dio Padre:
prova questo sentimento che descrivi, che però è piuttosto significativo; in che modo Dio ti protegge ? da cosa, esattamente ?
cioè, qui sembri sostenere che Dio effettivamente opera nel mondo come guida; almeno questo è quanto hai scritto; e che fai affidamento in questo Suo operare, che immagino tu ritenga buono e giusto, no ?
nell'esempio del vegano che ho fatto, se fai un momento mente locale, la prospettiva è completamente ribaltata sul piano del sentimento intimo rispetto alla tua prospettiva di figlia di Dio:
l'animalista sacralizza di fatto una natura - tutelare l'animale, implica anche la tutela del suo ambiente - che tradizionalmente il sentimento religioso attribuisce alla specie umana come disponibile; sei d'accordo ?
ora, se nella società arcaica il sentimento filiale nei confronti del Dio/Natura era evidentemente suggerito dalla dipendenza-timore, e chiaramente da una psicologia negoziale, dove l'antico sacrificio oggi potrebbe essere un fioretto, per dire, l'atteggiamento dell'ambientalista anti-specista parte dall'opposta prospettiva, e cioè di essere fondamentalmente il dispositore, responsabile:
se a me piace il capocollo, nessuno mi impedisce di uccidere il maiale, né un vincolo materiale - non è reato - né uno morale o di convenienza - lo fanno quasi tutti;
la mia prospettiva - nota che io non sono affatto vegano, anzi; quindi non sto facendo propaganda; cerco solo di spiegare - non è più quella di un figlio, ma di un padre di quel Dio/Natura, oggetto sacralizzato, perché mi rapporto a quell'oggetto da una posizione di forza, che è anche di responsabilità;
infatti siamo nell'era nucleare, in ci potremmo distruggere il pianeta in pochi minuti, e in cui la sopravvivenza di tanta vita dipende dalle nostre scelte, e non da una natura che subiamo; con la medicina abbiamo invertito tanti processi "naturali" di selezione, ecc...
ecco, era solo per spiegarti il motivo delle mie domande e curiosità, che poi diventano rilevanti nel momento in cui il credere di ognuno si traduce in concreti precetti morali e conseguenti giudizi e il perché se qualcuno invoca "Dio" io ancora non so nulla di chi è e cosa mi chiede di fare o non fare.