non sono affatto un censore del "me stesso", eh...
quello che mi lascia un dubbio - vero, non retorico - è se in effetti le circostanze pongano le scelte secondo quella dicotomia;
magari effettivamente ad un certo punto si raggiunge un quadro che esclude e "sa già", una cosa in cui le sorprese e le scoperte sono escluse;
comunque, ti avevo chiesto "cosa provi" che ritieni necessario essere corrisposto; se vai a definire in concreto non è affatto semplice e, soprattutto, è probabile che in quell'area ci siano le spiegazioni di certe delusioni da disagio ricorrenti;
a naso, ma proprio buttata lì, eh... mi sa che tutti rimaniamo un po' fregati dalla tendenza ad anticipare un piacere di relazione in forma cristallizzata, che è una cosa impossibile, come pretendere di guidare su un perenne rettilineo, perché ci si sente insicuri nelle curve; ci sta pure, ma è raro che si provi piacere a guidare e si vedano bei panorami;
il "cosa provi" è importante perché ti dà la misura - sempre composta - di quanto ti interessa una persona per quello che ti può garantire con la sua disponibilità, da una parte, e per certi motivi, e di quanto ti appaga il suo modo di essere, anche nella modalità "imperfezione";
può darsi che "imperfezione" sia una trasgressione eccessiva di quel "prima me stessa"; anzi, spesso il rischio c'è; però se non ci si confronta coscientemente col sentimento di amare i difetti di una persona e di una relazione - non tollerare, proprio quella cosa che in fondo ti piace e ti fa sorridere - secondo me si viaggia poco;
a giochino, prova a fare una lista dei difetti - veri, non "è troppo buono"- che tolleri facilmente e in fondo ti piacciono;
non servirà assolutamente a nulla![]()







- che tolleri facilmente e in fondo ti piacciono;
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