Dal Corriere di oggi
Lo studio
Lavoro, nel 2024 l’80% dei nuovi assunti ha più di 50 anni: giovani in fuga e ricambio generazionale fermo
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Lo studio
Lavoro, nel 2024 l’80% dei nuovi assunti ha più di 50 anni: giovani in fuga e ricambio generazionale fermo
Anche i giovani fino a 25-30 anni sono soltanto dei consumatori e non producono.
Gli anziani però, come ho detto, possono svolgere molti servizi utili alla società ed alla famiglia, come nonni quasi a tempo pieno, oppure cuochi per la famiglia o svolgono pure servizi di volonariato.
Da quanto ho capito, ma ora non rileggo, perché gli over cinquantenni hanno maggiori competenze ed esperienza.
A ciò si aggiunga che moltissimi giovani espatriano in cerca di lavoro.
Ti posto tutto l'articolo.
Lavoro, nel 2024 l’80% dei nuovi assunti ha più di 50 anni: giovani in fuga e ricambio generazionale fermo
di Massimiliano Jattoni Dall’Asén
Secondo l’indagine dell’I-AER, nel 2024 gli occupati in Italia sono aumentati di 352 mila unità : ma ben 285 mila di loro sono over 50. I giovani faticano a entrare nel mondo del lavoro o lasciano il Paese: «Entro 10 anni molte aziende non avranno eredi»
Lavoro, nel 2024 l’80% dei nuovi occupati aveva più di 50 anni: giovani in fuga e ricambio generazionale fermo
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Esiste un paradosso che attraversa il mercato del lavoro italiano e che nelle piccole e medie imprese diventa sempre più visibile: l’occupazione cresce, ma lo fa soprattutto grazie ai lavoratori più anziani. Gli over 50 tengono in piedi il sistema produttivo, mentre il ricambio generazionale resta fermo, rallentato da una combinazione di crisi demografica, fuga dei giovani e difficoltà strutturali nel reperire nuove competenze.
Un mondo del lavoro per anziani
I numeri aiutano a mettere a fuoco il fenomeno. Nel 2024 gli occupati in Italia sono aumentati di 352 mila unità , ma oltre l’80% di questa crescita — 285 mila persone — riguarda lavoratori con più di cinquant’anni. Nello stesso periodo, quasi 156 mila italiani hanno lasciato il Paese e quasi la metà erano giovani laureati. Un doppio movimento che riduce ulteriormente la disponibilità di forza lavoro under 35 e accentua un divario generazionale che il mercato fatica a colmare.
Nel 15% delle Pmi gli over 50 rappresentano più della metà della forza lavoro
A fotografare la situazione nelle Pmi italiane è una nuova indagine dell’I-AER, Institute of Applied Economic Research, condotta su 541 imprenditori. Il quadro che emerge è quello di un equilibrio fragile: in oltre metà delle imprese la presenza degli ultracinquantenni è rimasta stabile negli ultimi tre anni, mentre in una Pmi su quattro è addirittura aumentata. Oggi il 15% delle aziende dichiara che i lavoratori over 50 rappresentano più della metà della forza lavoro; il 60% mantiene una composizione più bilanciata, mentre solo un’impresa su quattro può contare su una prevalenza di addetti sotto i cinquant’anni.
La Pa in cima alla classifica
Dal punto di vista settoriale, l’invecchiamento è particolarmente evidente nella Pubblica amministrazione, dove circa il 40% dei dipendenti ha più di 50 anni e la presenza di under 30 è quasi residuale. Quote elevate si registrano anche nell’istruzione e nei servizi pubblici. In termini assoluti, tuttavia, è il terziario a concentrare il maggior numero di lavoratori senior, soprattutto nel commercio, nel turismo e nei servizi alla persona. Anche la manifattura tradizionale e le costruzioni mostrano segnali di invecchiamento marcato, con molte posizioni tecniche presidiate da profili difficili da sostituire.
La classifica regionale
La geografia del fenomeno racconta un Paese spaccato solo in parte. Tra il 2019 e il 2024 l’aumento degli occupati over 50 è stato particolarmente significativo in diverse regioni del Centro e del Sud, con punte in Umbria (+17,9%), Sicilia (+15,8%), Friuli-Venezia Giulia (+15,5%), Veneto (+14,6%), Toscana (+14,4%), Valle d’Aosta (+14,3%), Lazio (+13,5%) e Campania (+13,2%). Un dato che segnala come il problema non riguardi solo le aree più fragili, ma attraversi l’intero tessuto produttivo.
Fabio Papa: «Invecchiamo come popolazione e come economia»
Secondo Fabio Papa, professore di economia e fondatore di I-AER, «l’Italia sta affrontando una crisi demografica senza precedenti: mentre gli over 50 tengono in vita le nostre Pmi, dietro di loro i giovani pronti a raccogliere il testimone sono sempre meno. Non stiamo invecchiando solo come popolazione, ma come economia». Una lettura che trova riscontro nelle scelte delle imprese, spesso dettate più dalla necessità che da una strategia di lungo periodo.
Carenza nei profili ricercati
Il 74% delle Pmi segnala difficoltà nel reperire profili adeguati. Chi assume lavoratori maturi lo fa soprattutto per l’esperienza e l’autonomia operativa (50%) o per ridurre il rischio di turnover (36%). Chi punta sui giovani, invece, guarda alla maggiore flessibilità (29%), alla possibilità di formarli internamente secondo la cultura aziendale (60%) e ai costi inferiori. Il divario è netto: una figura junior entry level costa in media circa 27 mila euro l’anno, mentre un profilo senior con almeno vent’anni di esperienza supera i 65 mila euro.
/ Pmi su 10 preferiscono gli over
Il giudizio sugli over 50 resta in larga parte positivo. Sette imprese su dieci ne riconoscono competenza tecnica, affidabilità e senso di responsabilità , soprattutto nelle posizioni manageriali. Ma non mancano gli ostacoli: il 70% degli imprenditori segnala una minore adattabilità ai cambiamenti organizzativi, il 49% lamenta costi contrattuali e rigidità normative, il 40% una scarsa familiarità con le tecnologie digitali.
Sul fronte di genere, la situazione appare più disomogenea. Metà delle Pmi non rileva differenze tra uomini e donne over 50, ma una su cinque riconosce un vantaggio per i lavoratori maschi. Dove emergono disparità , le cause vengono individuate nella minore disponibilità percepita delle donne al tempo pieno, nei pregiudizi legati all’età e nel peso di reti professionali più deboli.
Entro 10 anni molte aziende non avranno eredi
Il dato di fondo, però, resta uno: l’invecchiamento della forza lavoro non è più un rischio potenziale, ma una realtà consolidata. Le Pmi italiane si reggono sull’esperienza dei lavoratori maturi, mentre il mercato fatica a rigenerarsi. «L’aumento degli occupati over 50 non nasce da una scelta di lungo periodo, ma dalla mancanza di alternative — osserva Papa —. Se non invertiamo il flusso di talenti in uscita, tra dieci anni molte imprese si troveranno senza eredi».