Una rivoluzione ha lentamente preso passo negli ultimi anni nel nostro inconscio collettivo.
La parola Mindfulness potrà essere ancora ignota ad alcuni, ma sempre più di frequente sentiamo parlare dell’importanza di quello che è il suo messaggio. Sempre più spesso si sente fare riferimento a tale pratica su interviste ad artisti e comunicatori, articoli sul benessere ed anche a livello di istruzione specialistica, che il nome mindfulness sia apertamente nominato o meno.
Non c’è insegnamento filosofico, religioso o di miglioramento personale che non accenni all’importanza di essere concentrati sul presente.
La pratica si compone di due aspetti: la pratica formale, che richiede poche sedute (una o due al giorno) di alcuni minuti da prolungare a piacimento, e la pratica informale, ovvero dalla meditazione in ogni istante del giorno ad accompagnamento di ogni attività quotidiana. La pratica, se ben indirizzata inizialmente, ha dai primi momenti un’effetto illuminante.
Esiste la mindfulness del tatto, del respiro, delle emozioni, della percezione del corpo e su qualsiasi aspetto della vita. Non sono tipi diversi, né un tentativo un po’ ruffiano di “diversificare l’offerta”. E’ il vivere il presente che applicato ai diversi campi del vivere genera in noi sempre pensieri e variazioni su sé stesso. E’ una storia d’amore con la vita, semplice e lineare come ogni verità che vuole avere valenza metafisica dovrebbe essere.
Nato con la meditazione Vipassana, di cui è sinonimo, ciò che viene chiamata Mindfulness oggi ne rappresenta una versione spogliata di liturgia, credo e elementi opinabili, per far restare solo il nucleo attivo: la consapevolezza del presente tramite il proprio respiro, le sensazioni corporee, un appiglio esterno.
Questa disciplina antica si è diffusa nel mondo occidentale grazie al contributo di studiosi e praticanti come Jon Kabat-Zinn, che ha spiegato con efficacia e grande capacità di sintesi la disciplina, il monaco Thich Nhat Hanh, che ha tradotto in insegnamento frasi di grande bellezza poetica ed altri.
La Mindfulness oggi non è, tuttavia, un’antitesi alla meditazione Vipassana, quanto un’applicazione essenziale, che riporta il principiante al nucleo del messaggio universale di questa.
Chiunque, volendo, potrà passare in qualsiasi momento da un tipo di meditazione all’altro, con forse più consapevolezza della funzione di certi meccanismi che nella meditazione Vipassana sono stratificati ma indistinti. Lo stesso guru della disciplina moderna, Jon Kabat-Zinn, ha studiato ed ha creato discipline che fondono insegnamento Buddhista, zen, hata yoga e Mindfulness. Thich Nhat Hanh è monaco buddhista Zen.
La riscoperta di valori essenziali, come testimoniato dalla rinascita di opere come “Walden” ed altre del trascendentalismo americano (lo stesso Jon Kabat-Zinn ha raccontato di essersi ispirato al trascendentalismo di Thoureau, Emerson, Whitman -oltre che al Buddhismo), dal propagarsi di dottrine legate al Buddhismo ed allo Zen, all’arte e all’arredamento minimale ed ancora di più la Mindfulness, legata alla coscienza nella sua interezza e non altro, sembra premiare i messaggi di testimonianza di “Coscienza” pura, liberata di orpelli barocchi e suggestioni più o meno in buona fede -normali in un periodo di transizione- e lasciare un messaggio di profonda rinascita spirituale, essenziale come solo gli insegnamenti più importanti sanno essere.