Lo stabile occupato solleva la questione del problema abitativo in Italia

Politica

Un “beau geste” per alcuni, un’azione controversa e istigatrice per altri. Utile, per tutti, a richiamare l’attenzione sul tema del problema abitativo. È l’iniziativa del cardinale Konrad Krajewski, che ha violato i sigilli del contatore di uno stabile occupato illegalmente nel pieno centro di Roma e ha ridato corrente elettrica agli inquilini che da giorni erano al buio. L’elettricità era stata staccata per morosità, la palazzina avrebbe accumulato un debito da oltre 300mila euro.

Curioso che sia un alto rappresentante della Chiesa l’autore di tale prodezza. Il Vaticano vanta un patrimonio immobiliare pari al 20% del totale nazionale, e nelle sue strutture gode di agevolazioni che rendono più sostenibile persino il costo delle bollette della luce. Propaganda Fide, solo per citare uno degli enti di riferimento, dispone di 957 strutture in zone centralissime e ricercatissime della Capitale, da Piazza di Spagna a via del Babbuino. Immobili che fruttano alle casse del Santo Padre più di 4 miliardi di euro.

Di risorse, per saldare le pendenze delle famiglie in difficoltà, il Vaticano ne ha molte e ha persino immobili da destinare a scopi più nobili del famigerato “turismo religioso”. Ma c’è dell’altro in capo al filantropico porporato. Il profumo d’impunità. Il reato commesso prevede una pena da sei mesi a tre anni, eppure il religioso, grazie al Concordato aggiornato nel 1984, non sarà punito come accadrebbe a una persona qualunque.

Al di là dell’assurdo che circonda e attraversa la vicenda Krajewski, il tema del problema abitativo resta. Ed è molto serio. Federcasa (Federazione italiana per le case popolari e l’edilizia sociale) pone l’accento sui circa 16mila alloggi sfitti che avrebbero bisogno di manutenzione (dati 2015). E poi c’è l’annosa questione dell’abusivismo, la cui media nazionale sfiora il 6% (su un patrimonio complessivo di circa 1 milione di alloggi) e sale nelle grandi capitali del Sud Italia, dove tocca picchi del 9%.

L’edilizia sociale nel nostro Paese rappresenterebbe una percentuale molto contenuta, se posta a confronto con quelle del Vecchio Continente. In Italia sarebbe pari al 3,7%, in base a un recente studio di Housing Europe, mentre in Inghilterra avremmo il 17,6% e in Francia il 16,8%.

Gli alloggi popolari nel nostro Paese non sono sufficienti. Le strutture pubbliche ospitano 750mila persone, ma la domanda è di 1,7 milioni. È purtroppo in aumento il numero di quanti non rispondono ai requisiti economici (superandoli per eccesso), ma non hanno la disponibilità finanziaria di affrontare un affitto ordinario o attivare un finanziamento per l’acquisto della casa.

Sul mercato immobiliare privato gli affitti restano piuttosto elevati, rispetto agli stipendi medi, e sono tante le offerte di vendita. Tantissime proposte cui non corrispondono altrettanti compratori, basta cercare, ad esempio, “case in vendita Parma e provincia” per farsi un’idea.

Ombre e poche luci bastano per tracciare dei punti fermi? Sì, almeno due: da una parte il bisogno di maggiore legalità, l’illecito eletto a norma è il prodromo della violenza, dall’altra quello di più case da destinare all’edilizia sociale. La via da percorrere è complicata e ostacolata da steccati ideologici e polemiche, rinfocolate dalla miope caccia al consenso a tutti i costi.

Adesso però un raggio di eburnea moralità rischiara la strada, le cose rispetto al passato sono cambiate. Il legislatore, a quanto pare, ha dalla sua un intemerato alleato, il Vaticano. I mezzi di certo non gli mancano, peccherà di volontà?