E quindi?
Se citavai anche "Ricordati che devi morire" eravamo a posto.
Perché se hai detto che le divinità sono create dall'uomo, Gesù e il dio biblico non dovrebbero far parte anche loro di questa invenzione?
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Come no? E' dal 19 luglio che avete bannato il piu' bravo di tutti esterno, non credente, pur di salvare quell'imbecille di Arcobaleno con la sua sorella White, ha fatto bene a non tornare, mi disse che a settembre voleva andare in ferie quindi tornera' a Natale. Aspettiamo le altre idiozie che scriverai.
Tra credere con sincerità e servirsi del credere per i propri fini c'è una totale differenza e chi ha un minimo di discernimento se ne può accorgere.
Se il credere non è disinteressato non è più un fine ma diventa un mezzo e se diventa un mezzo non è più credere.
non era questo il punto, ma il fatto che se uno si dica credente vada o meno incontro a dei sacrifici nella propria vita personale e sociale;
e il fatto che i politici facciano a gara per dirsi credenti, persino in società molto secolarizzate, evidentemente testimonia che ciò è conveniente; a maggior ragione se poi quegli stessi politici sono in effetti incoerenti:
se sei pluridivorziato e hai fatto figli con tre donne diverse, e ti dici "cattolico" e propenso ad assecondare le tesi vaticane nel legiferare, difendi la famiglia tradizionale, esponendoti ai molti che eccepiranno, vuol dire che quell'adesione è davvero premiante e remunerativa, al punto da rendere meno rilevante persino quella grossolana contraddizione.
Se dice solo di essere credente non basta e quasi certamente non andrà incontro a dei sacrifici ma se credente lo è davvero allora di sacrifici ne incontrerà molti. Tra il dire ed il fare c'è di mezzo il mare ed i sacrifici a cui si va incontro bisogna farli, non basta solo pensarli, altrimenti sarebbe mera ipocrisia.
Combattere il male è molto più pregnante che rinunciarci; e ci sono vari modi per combatterlo, cominciando innanzi tutto da se stessi, e, credimi, risulta molto appagante.
questa è un'altra cosa; se rispondi partendo per la tangente non si capisce più niente;
si parlava di sacrificio; tu sostenevi: se credente lo è davvero allora di sacrifici ne incontrerà molti
e io osservavo che se uno crede, rinunciare al male non dovrebbe essere un sacrificio; se credere comporta un sacrificio, vuol dire che quella persona prova attrazione per il male;
io faccio cose che forse altri biasimano come "male"; ma, in via generale non mi vergogno;
ma non ho desiderio di compiere il male, e la cosa non mi pesa;
suppongo che a un credente pesi ancora meno, quindi non vedo il sacrificio, no ?
All'inizio rinunciare al male è certamente un sacrificio, poi, sistemato te stesso, ti puoi accorgere che il male ti sta intorno ed il metodo per non esserne coinvolto è quello della resistenza, ma come hai detto tu ormai non è più sacrificio, anzi resistervi è spesso oltreché remunerante anche gioioso.
Per quanto riguarda il male che viene da fuori non puoi farci niente se non sacrificarti per esso, per il bene comune.
Beh, a questo punto se tu pensi in quel modo, non vedo perché dovresti rinunciare a quel tuo modo di essere, se non contraddici alle leggi civili sei già sulla buona strada; se poi non ti vergogni e non ti pesa vuol dire che tanto male non è. Lo dico a te perché sei una persona che riflette parecchio, lo stesso discorso non varrebbe se tu fossi un delinquente.
non capisco questo complicare una cosa semplice:
Cono critica come "male" la tua separazione, secondo il suo ordine di valori; ma tu non ritieni quello un male, perciò non ti nascondi; anzi, argomenti la cosa come sensata, la soluzione migliore, e lo fai apertamente;
se tu avessi, poniamo, evaso il fisco, avresti cercato delle scuse, perché in effetti il tuo senso morale ti rende consapevole dell'ingiustizia delle tue azioni;
ora, se un credente mi dice che credere comporta un sacrificio, i casi sono due; o:
a) quello è un martire, ma non mi sembra il caso; qui non ci sono martiri credenti, e sono pochissimi anche in giro nel mondo, in genere resi martiri da credenti in altro; oppure
b) il sacrificio sta nella rinuncia al peccato, che evidentemente è desiderato; altrimenti non vi sarebbe rinuncia;
questo mi lascia piuttosto perplesso, perché, se non mi spingo a giudicare lo stato psicologico di quel credente, oggettivamente devo constatare che quel sacrificio che vanta è una specie di "credito" morale nei miei confronti, che mi pone come debitore, e in una posizione di soggezione;
se una persona afferma di sacrificarsi per il Bene, vuole certamente qualcosa in cambio, che sia una pretesa di plauso o considerazione, oppure l'obbligo a mio carico di corrispondere e conformarmi;
i bambini salgono sulla pianta di fico, e le mamme vietano loro di farlo; ma quelli sono spinti dal desiderio di esplorazione delle loro capacità e dal desiderio di mangiarsi i fichi;
poi c'è qualche bambino più pauroso, che invidia la temerarietà dei compagnucci, più leader e intraprendenti; vorrebbe anche lui salire sulla pianta e mangiare i fichi, ma non ce la fa;
non vuole ammettere la sua paura nel gruppo, e allora gli conviene dire a se stesso e agli altri che non è pauroso, ma obbediente; e vorrebbe che anche gli altri obbediscano alle rispettive mamme, così non si sentirebbe più il pauroso, meno abile;
siccome quelli non gli danno retta e la conseguenza è un complesso di inferiorità, quel "sacrificio" dell'obbedienza diventa una compensazione psicologica: io sarò anche più pauroso, ma sono più virtuoso di voi Lucignoli, che da grandi sarete dei delinquenti, perché non obbedite;
se quel bambino fosse realmente convinto, non dovrebbe vivere quella circostanza come un sacrificio;
non voglio essere maligno, ma l'insistenza abnorme dei precetti religiosi sulla morale sessuale sembrerebbe rispondere proprio a questo meccanismo compensativo dell'invidia verso le persone più gioiose e spontanee, che viene coperta da obbedienza ad una morale, ma che in effetti è generalmente percepita o intuita come un vorrei ma non posso;
per i cultori della canzone, la Bocca di Rosa di De André, oltre a tanto teatro e letteratura di millenni, è pieno di queste psicologie.
Na volta ci si castigava corporalmente ora ci si sacrifica nelle intenzioni...in qualche modo la specie umana si sta evolvendo
A me sembra che le complicazioni le faccia tu.
Se la mamma dice al bambino di non salire negli alberi a prendere i fichi, e tu dovresti sapere che i rami del fico sono fragili, vuol dire che quella mamma pensa al bene del figlio anche se il figlio non riesce a capirlo e, forse, potrebbe capirlo se vedesse qualche bambino cadere e farsi male. Sinceramente tra il bambino obbediente e il bambino incosciente preferisco il bambino ubbidiente.
Se poi dietro il bambino ubbidiente ci vedi una psicologia della paura è solo una tua ipotesi che solo in rari casi corrisponde al vero; ma il bambino pauroso, e questo non l'hai detto, di solito potrebbe essere anche invidioso e vorrebbe vedere un bel capitombolo per poter dire: vedi, la mia mamma aveva ragione.
Il bambino che è caduto, a casa prenderà pure le botte:D, mentre il bambino ubbidiente magari troverà a casa una bella cesta di fichi:asd:.
Il sesso è un'altra cosa, mi ricordo che da ragazzi chi scopava di più era più bravo:asd: e gli altri si ruffianavano con lui per conoscere le ragazze.
Direi che il sacrificio per il credente non è tanto rinunciare al male, quanto fare il bene. I sacrifici non comportano inazione, ma azione. Esempi: un appassionato di auto rinuncia a un modello costoso per far stare meglio i propri cari. Una donna che apprezza i gioielli vi rinuncia per far stare meglio i propri cari.
Si può anche rinunciare ad assistere spesso a spettacoli costosi o a frequenti viaggi costosi.
Si tratta di rinunce al superfluo per impiegare meglio il denaro della famiglia. Ovviamente questo dovrebbe essere rivolto anche verso altri fuori della propria famiglia, nei limiti del possibile.
Si può parlare anche del volontariato: impiegare parte del proprio tempo gratuitamente in favore del prossimo.
Tenere in casa anziani non autonomi o handicappati non autonomi è sacrificio e impegno per il bene.
Sono solo alcuni esempi.
Chi, invece, pensa solo a soddisfare i propri desideri o quelli dei propri familiari cade nell'egoismo, e questo è consentito dalle leggi umane.
posto che questi "sacrifici" li fanno tanto i credenti quanto i non credenti, evidentemente son remunerativi in misura maggiore per la psicologia di chi li compia;
a maggior ragione per chi sia convinto di fare la volontà divina, no ?
resta che se l'egoismo che citi tenta così tanto, posso dubitare di quella persona; e a maggior ragione se quella teme un castigo, che diventa il suo movente essenziale, come nelle dittature;
il Timore di Dio chiede al credente suddito il sacrificio, mentre l'Amore di Dio è il movente del credente-cittadino, che non deve sforzarsi per essere quello che è, e cioè giusto; al contrario, dovrebbe sforzarsi per peccare, se la sua fede è autentica.
Io dico di no. Non sono remunerativi in questa vita, altrimenti si svuoterebbero le residenze per anziani e le case famiglia o i reparti per handicappati gravi.
Tu cerchi di svalutare tutti i sacrifici, che tu non fai, asserendo che sono remunerativi subito per chi viene stravolto nella sua vita dal farli. No, chi perde la sua vita, a causa dell'altruismo, la salverà; chi la salverà, grazie all'egoismo, la perderà. Questo è l'insegnamento di Gesù.
come sarebbe a dire che non sono remunerative ?
la gente si libera di quello che considera un peso, pagando; vuol dire che "conviene", a fronte di una morale che comunque non prevede altro;
io mi sono ripromesso di non lasciare mai i miei in una RSA, e così ho fatto e faccio, anche se teoricamente dovrebbe essere più "comodo"; ma non mi vanto per questo di essere altruista e non lo spaccio come un sacrificio; è semplicemente il risultato di un mio equilibrio di valori e benessere psichico;
e non mi aspetto certo una vita eterna in cambio, senza che questo implichi la pretesa di essere "migliore" di altri;
appunto:Citazione:
Tu cerchi di svalutare tutti i sacrifici, che tu non fai, asserendo che sono remunerativi subito per chi viene stravolto nella sua vita dal farli. No, chi perde la sua vita, a causa dell'altruismo, la salverà; chi la salverà, grazie all'egoismo, la perderà. Questo è l'insegnamento di Gesù.
chi crede, crede esattamente in quella remunerazione del salvarsi, se ragiona come te; è interessato, come tutti; non c'è niente di gratuito in quello che rappresenti; ma sei talmente compreso nella polemica a tutti i costi da non renderti conto della semplicissima contraddizione che tu stesso confessi;
ti ho già spiegato che la predestinazione è un'idea rivolta proprio ai credenti opportunisti di 5 secoli fa, per sottrarli a questo mercimonio implicito del fare il bene in cambio di qualcosa;
se quel qualcosa è già deciso, puoi fare il bene solo perché è giusto così, senza pretendere nulla in cambio, come è logico a fronte di un dio onnipotente; questo, in quanto tale, non può essere condizionato nel giudizio dal tuo comportamento.
Comunque, i tuoi non sono autosufficienti? C'è anche da dire che non tutte le situazioni sono uguali: c'è chi ha un appartamento grande e può pure permettersi almeno una badante per i genitori. Insomma, il sacrificio c'è, ma può non stravolgere la vita più di tanto.
Certo, è più comodo lasciare i genitori in una residenza e andare a trovarli una volta la settimana.
mia madre è mancata quasi due anni fa, e mio padre voleva andare in una rsa, ma io non ho voluto, perché so che diceva così per non pesare;
cerco di fare la cosa giusta, ma se mi riesce non è merito mio, ma solo la gran fortuna di poter provare un sentimento di gratitudine per i miei genitori; e non è un sacrificio;
siamo tutti egoisti, in modi diversi, ognuno secondo le proprie necessità; perciò c'è poco da fare la morale agli altri o vantarsi.
al contrario... ho un fratello e cognata che condividono il tutto, anche se lui non è figlio biologico di mio padre; ha dei difetti caratteriali, come tutti, ma è una gran brava persona;
non ci vedo nulla di particolarmente ammirevole; siamo stati molto fortunati ad aver vissuto vite che non ci hanno incarogniti, nonostante le normali frizioni psicologiche di ogni famiglia;
papà è una persona buona, ma ha un carattere estremamente contorto e per capire quello che pensa e vuole davvero devi essere una specie di profiler, tipo criminologi :asd: perché lui dissimula ogni sua intenzione; ti dice una cosa perché ne intende un'altra, ti mette alla prova in continuazione e raramente ti dice "bravo"... ma è così per insicurezza timidezza; poi mettici quella normale paranoia dell'anziano depresso e sospettoso che rimugina in continuazione, che è l'alternativa alla demenza:
un momento ha le manie di grandezza, pensa che con la sua pensione potrebbe vivere da nababbo e che noi lo teniamo in gabbia :asd: il momento dopo teme che tutto l'assetto che abbiamo studiato ci costi troppo, e strepita per fare altro, per non pesare, e vuol sentirsi dire che non è un peso;
vuole stare nel paese marchigiano di sua madre, lo accontentiamo per qualche settimana, ma già dopo tre giorni si stufa e vuol tornare, e da un anno e mezzo facciamo questo ping-pong; ma ha 94 anni, e il diritto di fare quel che gli pare, finché non si rende conto dei suoi stessi limiti in termini di autosufficienza;
in effetti, ricollegandomi allo scambio sulla vecchiaia, per fortuna è un cultore di storia, per cui gli porto miei libri o gliene compro di nuovi, e lui legge tutto il giorno, continuando a prendere appunti, in lingue diverse; nelle marche c'erano profughi ucraini e disertori russi, e ha voluto che gli portassi la grammatica russa, per ripassare e parlare con quelli :asd:
ma, ripeto, per me è solo una questione di fortuna; sarebbe bastato poco a creare un clima molto diverso, qualche frustrazione o incomprensione in più, qualche incontro equilibratore in meno; nel caso mio uno in particolare è stato decisivo a limare tanti spigoli che in questa situazione mi avrebbero reso troppo intransigente.
Complimenti per il vecio, 94 so' tanti.
Il male,come il bene,è insito in ogni essere umano..Quando si ritiene che un comportamento costituisce il male c’è una lotta interiore per evitarlo. Essendo anche corpo cadiamo continuamente in azioni che non vorremmo fare(scivoliamo,se così si può dire,in scatti d’ira,egoismi,gola,pigrizia...)Il bene che è in noi ci fa capire che abbiamo sbagliato,che non siamo stati sufficientemente attenti e forti per non cadere(Paolo diceva”Commetto il male che non vorrei fare”)Vincere la debolezza di uomo che può cadere nella tentazione e commettere il male:questo lo ritengo un sacrificio .Qualsiasi lotta è un sacrificio non il fatto di aver rinunciato al male.Una forza malefica ci spinge al male e per questo che chiediamo a Dio di aiutarci a superare le tentazioni per vincerla.
"Se non diventerete come Bambini, non entrerete nel Regno di Dio"
"Ti benedico Padre perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Si Padre, perché così è piaciuto a te..."
Gesù Cristo porta a compimento tutto l'Antico Testamento, Axe. L'Amore compie e supera la Legge. Si è salvi per Grazia! Non per le nostre opere.
Rachele cara, così dev'essere: è scritto. Non avviene niente di strano.
"Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome."