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Originariamente Scritto da
axeUgene
scherzi, vero ?
riflettici bene...
Ci ho riflettuto ad un corso di antropologia culturale.
Dire "quelli sono diversi per natura" oppure dire "quelli sono diversi per cultura" sono due modi analoghi di essenzializzare i gruppi umani.
Il secondo ha un'apparenza più "soft" e infatti è per quello che i vari gruppi razzisti adottano questo approccio, perché così sanno di poter far accettare questo tipo di idee in un mondo che ha condannato il nazismo e il razzismo biologico in modo (quasi) definitivo.
Il razzismo culturale, sempre razzismo è, è solo un modo di far rientrare dalla finestra ciò che era stato cacciato dalla porta.
Perchè è troppo difficile, a livello di discorso di massa, far capire che nessuna persona, singolarmente è "un portatore di una singola cultura", e che le culture non sono scatole, corredi di caratteristiche, monolitiche. Ognuno cresce in un ambiente culturale, ma non per questo è un rappresentante univoco di certe idee o caratteristiche, altrimenti saremmo dei robot.
Io e te siamo entrambi "occidentali", "europei", "italiani", eppure sicuramente avremo gusti diversi in fatto di cibo, e di chissà quante altre cose che vengono assunte come "indicatori culturali". Non è che, perché magari a entrambi piace la pizza, allora siamo "una cultura".
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questo discorso, ha un senso non scientifico e, fondamentalmente, irrazionale; si presta alle strumentalizzazioni più disparate;
questo perché illustra ideologicamente una circostanza, e solo quella:
il pregiudizio deterministico del singolo, o di una società nei confronti di un singolo che appartenga ad una cultura diversa, a prescindere dalla manifestazione dei suoi comportamenti;
definire questo come "razzismo" è un'operazione impropria e mistificatrice sotto il profilo semiologico e ideologico, e ti spiego subito il perché:
il ragionamento che hai posto ad esempio, non è nient'altro che un pregiudizio probabilistico, per quanto esecrabile, iscritto in una dinamica interculturale ovvia e, in un certo senso "sana", di inversione dell'onere della prova:
se tu ribalti la prospettiva, e ti poni nella prospettiva di una turista che va a Rio, non affermi che tutti gli abitanti delle favelas siano delinquenti; ma in concreto non ti addentri in quell'ambiente, perché nutri un fondato e razionale pregiudizio che in quell'ambiente socio-culturale saresti a rischio;
qui la questione si sposta sulle dinamiche interculturali, che riguardano collettività, non determinismi biologici; e gli esiti ideologici sono parecchio controversi;
perché l'attribuzione di una personalità alle società/culture, implica esattamente quell'omogeneizzazione razzista che ripudi quando denunci il presunto "razzismo culturale";
l'esempio tipico è quell'ideologia trasversale e viziata di inconsapevole eurocentrismo che propugna un non definito e non definibile "rispetto delle altre culture", laddove queste sono espressione di semplici equilibri di potere;
cioè:
se la "cultura iraniana" prevede che i froci, siano impiccati, quella afgana che le adultere siano lapidate, o quella delle tribù somale l'infibulazione, tu potresti vantarti immacolata da razzismo culturale se ti astieni dal postulare la superiorità dei nostri costumi;
io potrei accusarti di razzismo, perché ammetti per "loro" una condizione che mai accetteresti per tuo fratello, tua sorella, tua figlia o i tuoi concittadini, "noi";
stabilire un vincolo di continuità concettuale e ideologica tra il determinismo biologico razzista e una fisiologica dinamica di diffidenza culturale - al di là di un contesto scientifico dove conduci un'operazione concettuale per mostrare ipotesi - è un'operazione mistificatoria poco intelligente;
per dire, chi accusi Salvini di essere razzista, è un cretino, perché si convince a sfruttare un argomento insensato pur di incassare un plauso acritico, ma si priva, e priva gli altri, degli strumenti concettuali per comprendere davvero la natura politica di quella posizione e i relativi accadimenti.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Yele
io non nego che il fascismo fosse razzista, dico che all'epoca anche chi si opponeva al fascismo, di fondo era razzista. Ma questo perché tutta la cultura occidentale era basata su una visione del mondo evoluzionista. Persino gli antropologi, in un certo senso erano razzisti.
Quindi si deduce senza ombra di dubbio che il razzismo stando al tuo pensiero è insito nella natura del genere umano. Se così fosse qualunque genocidio è giustificato.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
axeUgene
questo discorso, ha un senso non scientifico e, fondamentalmente, irrazionale; si presta alle strumentalizzazioni più disparate;
questo perché illustra ideologicamente una circostanza, e solo quella:
il pregiudizio deterministico del singolo, o di una società nei confronti di un singolo che appartenga ad una cultura diversa, a prescindere dalla manifestazione dei suoi comportamenti;
definire questo come "razzismo" è un'operazione impropria e mistificatrice sotto il profilo semiologico e ideologico, e ti spiego subito il perché:
il ragionamento che hai posto ad esempio, non è nient'altro che un pregiudizio probabilistico, per quanto esecrabile, iscritto in una dinamica interculturale ovvia e, in un certo senso "sana", di inversione dell'onere della prova:
se tu ribalti la prospettiva, e ti poni nella prospettiva di una turista che va a Rio, non affermi che tutti gli abitanti delle favelas siano delinquenti; ma in concreto non ti addentri in quell'ambiente, perché nutri un fondato e razionale pregiudizio che in quell'ambiente socio-culturale saresti a rischio;
Non concordo.
Il razzismo è appunto la generalizzazione di un pregiudizio ad un gruppo e quindi immaginare che chiunque faccia parte del gruppo X debba essere portatore di una determinato comportamento o modo di vedere, è razzismo. Indipendentemente dal criterio che usi per definire i confini del gruppo.
Diverso è se io osservo che nelle favelas il tasso di crimini è molto alto e quindi io non ci vado perchè è un fatto e non un pregiudizio, che è più rischioso lì che altrove. Io sto giudicando un dato e non sto affermando che tutti gli abitanti della favela sono delinquenti. E' ben diverso.
Citazione:
per dire, chi accusi Salvini di essere razzista, è un cretino, perché si convince a sfruttare un argomento insensato pur di incassare un plauso acritico, ma si priva, e priva gli altri, degli strumenti concettuali per comprendere davvero la natura politica di quella posizione e i relativi accadimenti.
Be' allora io sono cretina, perchè uno che fa le affermazioni che fa Salvini e che canta i cori contro "i napoletani", tutti, o che pensa che tutti i rom siano "una certa cosa", per me è razzista. Di certo è diverso da Hitler, non c'è dubbio, ma non c'è altrettanto dubbio che sia razzista.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Durante
Quindi si deduce senza ombra di dubbio che il razzismo stando al tuo pensiero è insito nella natura del genere umano. Se così fosse qualunque genocidio è giustificato.
Fai un'inferenza illogica.
E' chiaro che la diffidenza nei confronti dell'estraneo è un meccanismo che ha permesso ai gruppi umani di sopravvivere in epoche in cui i gruppi erano molto più distanti e diversi tra loro, quindi in questo senso è insito nella natura sociale umana.
Questo non implica in alcun modo che il genocidio sia giustificabile o giustificato.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
axeUgene
qui la questione si sposta sulle dinamiche interculturali, che riguardano collettività, non determinismi biologici; e gli esiti ideologici sono parecchio controversi;
perché l'attribuzione di una personalità alle società/culture, implica esattamente quell'omogeneizzazione razzista che ripudi quando denunci il presunto "razzismo culturale";
l'esempio tipico è quell'ideologia trasversale e viziata di inconsapevole eurocentrismo che propugna un non definito e non definibile "rispetto delle altre culture", laddove queste sono espressione di semplici equilibri di potere;
cioè:
se la "cultura iraniana" prevede che i froci, siano impiccati, quella afgana che le adultere siano lapidate, o quella delle tribù somale l'infibulazione, tu potresti vantarti immacolata da razzismo culturale se ti astieni dal postulare la superiorità dei nostri costumi;
io potrei accusarti di razzismo, perché ammetti per "loro" una condizione che mai accetteresti per tuo fratello, tua sorella, tua figlia o i tuoi concittadini, "noi";
stabilire un vincolo di continuità concettuale e ideologica tra il determinismo biologico razzista e una fisiologica dinamica di diffidenza culturale - al di là di un contesto scientifico dove conduci un'operazione concettuale per mostrare ipotesi - è un'operazione mistificatoria poco intelligente;
Questo tuo ragionamento l'ho separato perchè non l'ho proprio capito.
Io non sto parlando di giudizio su comportamenti nel luogo A o B.
Sto parlando di pensare che se incontri un afghano allora automaticamente gli attribuisci tutti i pregi e i difetti che secondo te sono "della cultura afghana", qualunque cosa significhi.
Cioè all'estero uno che pensa che tutti gli italiani siano mafiosi e quando ne incontra uno, lo ritiene automaticamente mafioso, è un razzista culturale e anche un pirla.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Yele
Non concordo.
Il razzismo è appunto la generalizzazione di un pregiudizio ad un gruppo e quindi immaginare che chiunque faccia parte del gruppo X debba essere portatore di una determinato comportamento o modo di vedere, è razzismo. Indipendentemente dal criterio che usi per definire i confini del gruppo.
questa è una definizione equivoca, come ho detto non scientifica e mistificatoria;
lo è perché, impropriamente, finisce con l'associare ideologie coerenti e motivate, a comportamenti dipendenti da una scarsa cognizione che si appoggiano su un pregiudizio "necessario", cioè destinato istintivamente ad economizzare le risorse cognitive;
Citazione:
Diverso è se io osservo che nelle favelas il tasso di crimini è molto alto e quindi io non ci vado perchè è un fatto e non un pregiudizio, che è più rischioso lì che altrove. Io sto giudicando un dato e non sto affermando che tutti gli abitanti della favela sono delinquenti. E' ben diverso.
è altrettanto un fatto che se chiedi a mille maschi adulti pachistani, in condizioni di assoluto anonimato, quale debba essere la posizione della donna nella società una maggioranza ti dà risposte di un certo tipo; pertanto, una diffidenza che precede la conoscenza dell'individuo singolo, è una circostanza assolutamente normale;
Citazione:
Be' allora io sono cretina, perchè uno che fa le affermazioni che fa Salvini e che canta i cori contro "i napoletani", tutti, o che pensa che tutti i rom siano "una certa cosa", per me è razzista. Di certo è diverso da Hitler, non c'è dubbio, ma non c'è altrettanto dubbio che sia razzista.
io lo trovo disgustoso, ma nel momento in cui fa il politico ed espone propriamente la sua ideologia, è improprio definirlo razzista; a meno di non voler sfruttare l'accezione mistificatoria di cui dicevo;
il risultato è associare un sentimento sbagliato, ma comprensibile, dei suoi seguaci ad un'ideologia criminale, per cui il seguace si sente bersagliato da accuse capziose a fronte di paure reali.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
axeUgene
questa è una definizione equivoca, come ho detto non scientifica e mistificatoria;
lo è perché, impropriamente, finisce con l'associare ideologie coerenti e motivate, a comportamenti dipendenti da una scarsa cognizione che si appoggiano su un pregiudizio "necessario", cioè destinato istintivamente ad economizzare le risorse cognitive;
Veramente io ti ho spiegato che sono due cose ben distinte, però mi pare che tu hai solo ripetuto la precedente osservazione, che io trovo errata.
Provo con un altro esempio:
"tutti gli africani sono incivili e sporcano" = razzismo (culturale o biologico non fa differenza)
"Gli africani che girano nel parco sotto casa mia, sporcano sempre dappertutto" = constatazione
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Originariamente Scritto da
axeUgene
è altrettanto un fatto che se chiedi a mille maschi adulti pachistani, in condizioni di assoluto anonimato, quale debba essere la posizione della donna nella società una maggioranza ti dà risposte di un certo tipo; pertanto, una diffidenza che precede la conoscenza dell'individuo singolo, è una circostanza assolutamente normale;
ma non è detto, perchè "anonimi" non vuol dire "un campione rappresentativo del Pakistan.
Quindi l'inferenza non scientifica mi sembra la tua :no:
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Originariamente Scritto da
axeUgene
io lo trovo disgustoso, ma nel momento in cui fa il politico ed espone propriamente la sua ideologia, è improprio definirlo razzista; a meno di non voler sfruttare l'accezione mistificatoria di cui dicevo;
il risultato è associare un sentimento sbagliato, ma comprensibile, dei suoi seguaci ad un'ideologia criminale, per cui il seguace si sente bersagliato da accuse capziose a fronte di paure reali.
ma nessuno vuole associare i sentimenti dei seguaci di Salvini a un'ideologia criminale, semplicemente si riscontra che i seguaci delle cazzate (razziste) che dice Salvini, lo seguono sul piano delle sue cazzate razziste, le quali possono avere serie conseguenze pratiche (negative).
Non c'è nessuna accezione mistificatoria.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Yele
Questo tuo ragionamento l'ho separato perchè non l'ho proprio capito.
Io non sto parlando di giudizio su comportamenti nel luogo A o B.
Sto parlando di pensare che se incontri un afghano allora automaticamente gli attribuisci tutti i pregi e i difetti che secondo te sono "della cultura afghana", qualunque cosa significhi.
Cioè all'estero uno che pensa che tutti gli italiani siano mafiosi e quando ne incontra uno, lo ritiene automaticamente mafioso, è un razzista culturale e anche un pirla.
qui ti ho risposto sopra: un pregiudizio fondato su considerazioni di aggregato può essere sbagliato, può rivelare un'attitudine meschina e pusillanime, ma è davvero razzista solo se implica una necessità di determinate propensioni, anche di fronte a prova contraria;
quello che vedi operare di fronte all'incontro con l'altro, diverso, è un pregiudizio necessario, istintivo nei processi cognitivi, che si verifica in migliaia di situazioni quotidiane al momento di identificare una circostanza; l'elemento dirimente è la disponibilità a ricredersi e rielaborare il pregiudizio;
ma la nozione di "razzismo culturale" è troppo debole, equivoca, per prestarsi ad un uso non fuorviante e mistificatorio;
te ne accorgi bene quando si dibatte della liceità di imporre condotte uniformi a persone di cultura diversa; e non è un caso che l'estrema destra identitaria ricorra proprio ad argomentazioni che dietro il "rispetto dell'identità diversa" affermano quella diversità come necessaria, uno spirito del sangue;
il mio prof di diritto internazionale, Antonio Cassese, sosteneva che nel processo di Tokyo ai criminali di guerra giapponesi, gli americani avessero giudicato in modo razzista, in quanto non tennero conto del diverso approccio culturale nei confronti della resa, nel valutare le crudeltà nei confronti dei prigionieri;
non mi dilungo perché è veramente una questione intricata, che meriterebbe una trattazione a sé;
ma applicare una definizione così vaga è veramente un azzardo e una fonte di confusione.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Yele
ma non è detto, perchè "anonimi" non vuol dire "un campione rappresentativo del Pakistan.
Quindi l'inferenza non scientifica mi sembra la tua :no:
l'anonimato l'ho citato in relazione alla sincerità delle risposte;
Citazione:
Originariamente Scritto da
Yele
Veramente io ti ho spiegato che sono due cose ben distinte, però mi pare che tu hai solo ripetuto la precedente osservazione, che io trovo errata.
Provo con un altro esempio:
"tutti gli africani sono incivili e sporcano" = razzismo (culturale o biologico non fa differenza)
"Gli africani che girano nel parco sotto casa mia, sporcano sempre dappertutto" = constatazione
grazie, fin lì ci arrivo :asd:
guarda che tra quelli che identifichi come "razzisti culturali" praticamente nessuno esprime più la prima formulazione, bensì la seconda, accompagnata dal timore che altri facciano altrettanto; ma senza un connotato assoluto ed esclusivista;
l'estrema destra, alla quale il tuo ragionamento rischia di assimilarli, invece, fa esattamente un discorso di esclusione identitaria sulla base del genus; non vorrebbero gli africani e tutti gli altri nemmeno se fossero pochi, tutti puliti e ordinati;
quelli più intellettualizzati postano la questione in termini di difesa identitaria anche degli altri, purché ciò legittimi l'esclusione e la purezza delle identità e tradizioni.
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Originariamente Scritto da
axeUgene
qui ti ho risposto sopra: un pregiudizio fondato su considerazioni di aggregato può essere sbagliato, può rivelare un'attitudine meschina e pusillanime, ma è davvero razzista solo se implica una necessità di determinate propensioni, anche di fronte a prova contraria;
cioè quali ?
E comunque questa storia delle propensioni è una cosa che ci aggiungi tu, e anche i giudizi. Il razzismo non è un fatto di giudizio o di propensioni, è semplicemente la generalizzazione acritica di un pregiudizio a tutta una categoria di persone, arbitrariamente costruita, secondo me.
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Originariamente Scritto da
Yele
Fai un'inferenza illogica.
E' chiaro che la diffidenza nei confronti dell'estraneo è un meccanismo che ha permesso ai gruppi umani di sopravvivere in epoche in cui i gruppi erano molto più distanti e diversi tra loro, quindi in questo senso è insito nella natura sociale umana.
Questo non implica in alcun modo che il genocidio sia giustificabile o giustificato.
Non si tratta soltanto di diffidenza nei confronti dell'estraneo ma un fatto di una razza che si distingue da un'altra soprattutto se di religione diversa, il genocidio degli armeni perpetrato dai turchi ne è una testimonianza. Se poi si vuole citare fatti più recenti è sufficiente ricordare quello che è successo nella ex Jugoslavia anche se sussistono motivazioni diverse dal caso degli armeni, ma sempre questioni di razze, etnie ed enclave varie.
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Originariamente Scritto da
axeUgene
l'anonimato l'ho citato in relazione alla sincerità delle risposte;
grazie, fin lì ci arrivo :asd:
guarda che tra quelli che identifichi come "razzisti culturali" praticamente nessuno esprime più la prima formulazione, bensì la seconda, accompagnata dal timore che altri facciano altrettanto; ma senza un connotato assoluto ed esclusivista;
l'estrema destra, alla quale il tuo ragionamento rischia di assimilarli, invece, fa esattamente un discorso di esclusione identitaria sulla base del genus; non vorrebbero gli africani e tutti gli altri nemmeno se fossero pochi, tutti puliti e ordinati;
quelli più intellettualizzati postano la questione in termini di difesa identitaria anche degli altri, purché ciò legittimi l'esclusione e la purezza delle identità e tradizioni.
L'estrema destra sì, ma gli estremi, nella nostra società, paradossalmente sembrerebbero meno pericolosi, proprio in quanto più riconoscibili come "estremi".
E' chi si camuffa dietro "il buon senso" facendo affermazioni che sembrano "meno estreme", che istiga a un crescente odio con categorie "camuffate", ch emi preoccupa di più.
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Originariamente Scritto da
Yele
cioè quali ?
le propensioni sono quelle attribuite alla categoria oggetto del pregiudizio;
E comunque questa storia delle propensioni è una cosa che ci aggiungi tu, e anche i giudizi. Il razzismo non è un fatto di giudizio o di propensioni, è semplicemente la generalizzazione acritica di un pregiudizio a tutta una categoria di persone, arbitrariamente costruita, secondo me.[/QUOTE]
e il pregiudizio su cosa mai verterebbe, se non sulle propensioni attribuite - gli africani sporcano - ?
Citazione:
Originariamente Scritto da
Yele
L'estrema destra sì, ma gli estremi, nella nostra società, paradossalmente sembrerebbero meno pericolosi, proprio in quanto più riconoscibili come "estremi".
E' chi si camuffa dietro "il buon senso" facendo affermazioni che sembrano "meno estreme", che istiga a un crescente odio con categorie "camuffate", ch emi preoccupa di più.
non saprei; questa è un'opinione, rispettabile, ma difficile da fondare e dimostrare;
l'esperienza sembrerebbe dimostrare che ignorare e dismettere sentimenti di paura e disagio come "razzisti" spinge maggioranze potenzialmente dialoganti tra le braccia degli estremismi;
questo, ovviamente, non significa assecondare qualsiasi scempiaggine;
però, ad esempio, può comportare il prendere in considerazione i meccanismi del pregiudizio e comprendere che in una misura rilevante sono socialmente fisiologici e non ideologicamente depravati; solo così trovi risposte adeguate.
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Secondo una certa visione culturale pure non avre simpatia per i ladri potrebbe configurare una posizione razzista e non fidarsi di un pluripreguidicato, delinquente abituale, essere un pregiudizio, visto che non ho la certezza se e' stato fulminato sulla strada di damasco, dove i temporali sono pure rari.
Per altro pure i razzisti sarebbero una razza culturale razziamente discriminata da tali antirazzisti:D
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Originariamente Scritto da
axeUgene
l'esperienza sembrerebbe dimostrare che ignorare e dismettere sentimenti di paura e disagio come "razzisti" spinge maggioranze potenzialmente dialoganti tra le braccia degli estremismi;
questo, ovviamente, non significa assecondare qualsiasi scempiaggine;
però, ad esempio, può comportare il prendere in considerazione i meccanismi del pregiudizio e comprendere che in una misura rilevante sono socialmente fisiologici e non ideologicamente depravati; solo così trovi risposte adeguate.
capisco l'ultima tua affermazione, ma non capisco la prima: riconoscere qualcosa come "razzista", estremizzerebbe una posizione che già di suo è razzista ?
Cioè a me sembra che invece fare finta che certi comportamenti o certi discorsi non siano razzisti, significhi sdoganarli come "normali" quando non lo sono affatto.
Non è un caso che cose che 40 anni fa si aveva il pudore di non dire, da parte di politici o cariche istituzionali, da quando c'è la Lega siano gradualmente divenute "dicibili", come se fossero accettabili, quando, francamente, almeno per me, non le sono.
Poi capisco che bisogna evitare i manicheismi, ma il problema è che il manicheismo è creato proprio da chi quotidiana mente ripete il mantra "noi buoni/loro cattivi, brutti, sporchi, inaccettabili"
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Durante
Non si tratta soltanto di diffidenza nei confronti dell'estraneo ma un fatto di una razza che si distingue da un'altra soprattutto se di religione diversa, il genocidio degli armeni perpetrato dai turchi ne è una testimonianza. Se poi si vuole citare fatti più recenti è sufficiente ricordare quello che è successo nella ex Jugoslavia anche se sussistono motivazioni diverse dal caso degli armeni, ma sempre questioni di razze, etnie ed enclave varie.
Quelli che citi, a mio parere, sono esempi puri di come i conflitti denominati "etnici", in realtà nascondano il vero motivo di tutte le guerre, cioè la competizione per il potere e le risorse su un territorio.
I Turchi, affermando un forte nazionalismo, si sono opposti a tutte le rivendicazioni di altri gruppi, come anche i Curdi, ma non gliene frega niente dell'etnia o della religione, secondo me, gliene frega soltanto di mantenere il dominio sul quei territori e non cederli. Stessa questione quella dei Serbi in ex-Jugoslavia.
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Originariamente Scritto da
Yele
capisco l'ultima tua affermazione, ma non capisco la prima: riconoscere qualcosa come "razzista", estremizzerebbe una posizione che già di suo è razzista ?
no, ma invece dare del razzista a chi non lo è, ed è solo spaventato o manca delle possibilità di valutare la realtà, corrette informazioni, lo spinge a rifiutare un dialogo;
per dire, città come Roma e Milano sono piene di gente su posizioni che individueresti come razziste, ma che lavorano e frequentano in buona armonia immigrati di tutti i tipi, che nemmeno considerano più "stranieri"; a questi non puoi dare del razzista, perché non capirebbero; il bancarellaro che ha due dipendenti maghrebini, la signora che fa la spesa dal verduraio bengalese o va dalla parrucchiera cinese, tutti quelli che lavorano nell'edilizia e in tanti altri settori;
magari ti dicono che non vogliono che arrivi altra gente, perché vivono in circostanze di effettivo degrado o squilibrio e comunicano in modo rozzo certi pregiudizi; anche perché spesso si tratta dei ceti meno istruiti, poco capaci di esprimere idee compiute; ma pochissimi fanno discorsi davvero autenticamente razzisti.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Yele
cioè quali ?
E comunque questa storia delle propensioni è una cosa che ci aggiungi tu, e anche i giudizi. Il razzismo non è un fatto di giudizio o di propensioni, è semplicemente la generalizzazione acritica di un pregiudizio a tutta una categoria di persone, arbitrariamente costruita, secondo me.
Riassume bene il problema dibattuto, questa riflessione: Siamo incapaci di separare e discernere il particolare dal generale. Costa fatica. Molto più semplice catalogare le persone (siano esse di colore, arabe, meridionali eccetera) e poterle disprezzare in toto, per categorie.
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axeUgene
no, ma invece dare del razzista a chi non lo è, ed è solo spaventato o manca delle possibilità di valutare la realtà, corrette informazioni, lo spinge a rifiutare un dialogo;
per dire, città come Roma e Milano sono piene di gente su posizioni che individueresti come razziste, ma che lavorano e frequentano in buona armonia immigrati di tutti i tipi, che nemmeno considerano più "stranieri"; a questi non puoi dare del razzista, perché non capirebbero; il bancarellaro che ha due dipendenti maghrebini, la signora che fa la spesa dal verduraio bengalese o va dalla parrucchiera cinese, tutti quelli che lavorano nell'edilizia e in tanti altri settori;
magari ti dicono che non vogliono che arrivi altra gente, perché vivono in circostanze di effettivo degrado o squilibrio e comunicano in modo rozzo certi pregiudizi; anche perché spesso si tratta dei ceti meno istruiti, poco capaci di esprimere idee compiute; ma pochissimi fanno discorsi davvero autenticamente razzisti.
ok.
Io però parlavo di Salvini o di gente in posizione istituzionale, non di gente comune
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La paura di essere aggrediti non solo in strada ma nella propria abitazione e poi se arrestati i delinquenti dopo non molto tempo te li ritrovi in giro a delinquere nuovamente senza contare le migliaia di truffe che ogni anno vengono perpetrate verso gli anziani. Poi c'è l'incertezza della pena. La percezione di una inquietudine costante è una pessima consigliera. Non c'è da meravigliarsi se Salvini fa breccia nelle regioni storicamente rosse, tutto ha un limite. Una volta superata la barriera psicologica del consenso elettorale storico che contraddistingue alcune regioni che dal dopo guerra non hanno subito alternanza salvo alcuni casi recenti il rischio che crolli tutto come farebbe un argine che non riesce più a contenere la piena di un fiume per poi dilagare a macchia di olio è tutt'uno. I segnali già esistono e non mi riferisco solo alla Lega Nord, ma riguardo ad alcuni comuni sotto i 15000 abitanti dove Forza Nuova ha dei consiglieri. Le persone sono stanche di questo lassismo quindi ci sono una parte consistente di persone che cambiano orientamento dell'asse politico perché non riescono a vedere una via di uscita o alternative, un'altra parte pur minoritaria per convincimento ideologico e chi vede una opportunità per entrare in politica per usufruire dei privilegi che essa concede. Non esiste un motivo unilaterale come non c'è mai stato ne durante il ventennio ne durante la Repubblica dal dopo guerra in poi. Quello che è certo è che la nostra democrazia pur con mille difetti stà perdendo continuamente il suo significato di essere e questo la dice lunga in un prossimo futuro.
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Originariamente Scritto da
Durante
La paura di essere aggrediti non solo in strada ma nella propria abitazione e poi se arrestati i delinquenti dopo non molto tempo te li ritrovi in giro a delinquere nuovamente senza contare le migliaia di truffe che ogni anno vengono perpetrate verso gli anziani. Poi c'è l'incertezza della pena. La percezione di una inquietudine costante è una pessima consigliera. Non c'è da meravigliarsi se Salvini fa breccia nelle regioni storicamente rosse, tutto ha un limite.
Perdonami, ma il fatto che la gente venga ancora oggi in massa dalle regioni del centro-sud e si sposti nelle cosiddette "regioni rosse", significa esattamente che in queste regioni i problemi sono infinitamente minori che in quelle di partenza.
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Originariamente Scritto da
Yele
Perdonami, ma il fatto che la gente venga ancora oggi in massa dalle regioni del centro-sud e si sposti nelle cosiddette "regioni rosse", significa esattamente che in queste regioni i problemi sono infinitamente minori che in quelle di partenza.
Il problema è che nelle così dette regioni rosse la delinquenza stà aumentando in modo esponenziale, è ovvio che con questo mi guardo bene nel pensare e nel dire che tutto ciò accade perché le persone dal centro sud si spostano nel centro nord dove vigono le regioni rosse. La percentuale più alta di chi delinque non è italiana.
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Originariamente Scritto da
Durante
Il problema è che nelle così dette regioni rosse la delinquenza stà aumentando in modo esponenziale, è ovvio che con questo mi guardo bene nel pensare e nel dire che tutto ciò accade perché le persone dal centro sud si spostano nel centro nord dove vigono le regioni rosse. La percentuale più alta di chi delinque non è italiana.
ecco, già questo è un falso;
il rapporto tra reati e rei italiani/stranieri resta grossomodo lo stesso, con un calo - lieve, ma continuo - degli stranieri all'aumentare della proporzione di questi ultimi;
diversa è la circostanza del dato sulla popolazione carceraria, per motivi ovvii, e a volte vergognosi.
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Originariamente Scritto da
axeUgene
ecco, già questo è un falso;
il rapporto tra reati e rei italiani/stranieri resta grossomodo lo stesso, con un calo - lieve, ma continuo - degli stranieri all'aumentare della proporzione di questi ultimi;
diversa è la circostanza del dato sulla popolazione carceraria, per motivi ovvii, e a volte vergognosi.
Esatto.
E' una balla pazzesca che i reati aumentino.
Sono in calo costante da molti anni.
Il problema è che il racconto che ne viene fatto attraverso certi media e attraverso le parole di questi che "in teoria non sarebbero razzisti", alimenta invece l'idea che ci sarebbe un aumento di delinquenza e che sarebbe da attribuire alla presenza degli stranieri.
Risultato: razzismo irrazionale.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Yele
Il problema è che il racconto che ne viene fatto attraverso certi media e attraverso le parole di questi che "in teoria non sarebbero razzisti", alimenta invece l'idea che ci sarebbe un aumento di delinquenza e che sarebbe da attribuire alla presenza degli stranieri.
Risultato: razzismo irrazionale.
no, questa è una forzatura, analoga a quella di dare del "fascista" al militante violento dei centri sociali;
la desinenza presuppone un sistema coerente di idee; può essere definito razzista chi persegua un ambiente epurato da elementi etno-culturali estranei;
ma se ad uno sta bene che ci siano sartorie e parrucchieri cinesi, kebabbari e ambulanti senegalesi in una certa misura, ma non in una maggiore, al punto di modificare radicalmente il proprio ambiente sociale, non lo puoi definire razzista;
così come non mi si può dare dell'anti-capitalista o comunista se cerco di conservare una quota di commercio al dettaglio a fronte della politica aggressiva della grande distribuzione, perché limitare non vuol dire impedire tout-court;
Obama o il papa si beccano del comunista per il solo fatto di aver perorato una limitazione alla pervasività incontrollata del mercato, ma è ovvio che si tratta di giudizi iperbolici entrati nel colloquiale.
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Originariamente Scritto da
axeUgene
no, questa è una forzatura, analoga a quella di dare del "fascista" al militante violento dei centri sociali;
la desinenza presuppone un sistema coerente di idee; può essere definito razzista chi persegua un ambiente epurato da elementi etno-culturali estranei;
Penso che adotti una definizione troppo restrittiva, che tende a trascurare gli effetti pratici di certi comportamenti e di certa comunicazione di massa.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Yele
Penso che adotti una definizione troppo restrittiva, che tende a trascurare gli effetti pratici di certi comportamenti e di certa comunicazione di massa.
troppo rispetto a quale equilibrio di valori ? come lo stabilisci ?
le tue considerazioni le capisco, ma sono di breve respiro, mancano di sistematicità;
seguendo la tua logica, le nostre leggi potrebbero essere legittimamente tacciate di razzismo, poiché discriminano prassi essenziali di altre culture;
la scelta di vietare l'infibulazione o il matrimonio obbligato al minore da parte del padre sono allocazioni di valore, autoritative; mica rispondono ad un ordine di diritto naturale che si pone al di sopra della discutibilità;
sei disposta ad accettare che anche quelle siano "razziste" ?
perché, se accetti quella definizione estensiva, metti in discussione qualsiasi norma, il cui fine è esattamente discriminare i comportamenti;
ora, finché ti attieni ad un criterio di nascita del singolo, puoi avvalerti del concetto per impedire ingiustizie;
quando lo estendi al tratto culturale in modo così vago ti sembra di aver acquisito uno strumento in più; in realtà hai inibito l'efficacia normativa di quello di cui disponevi.