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Originariamente Scritto da
axeUgene
scherzi, vero ?
riflettici bene...
Ci ho riflettuto ad un corso di antropologia culturale.
Dire "quelli sono diversi per natura" oppure dire "quelli sono diversi per cultura" sono due modi analoghi di essenzializzare i gruppi umani.
Il secondo ha un'apparenza più "soft" e infatti è per quello che i vari gruppi razzisti adottano questo approccio, perché così sanno di poter far accettare questo tipo di idee in un mondo che ha condannato il nazismo e il razzismo biologico in modo (quasi) definitivo.
Il razzismo culturale, sempre razzismo è, è solo un modo di far rientrare dalla finestra ciò che era stato cacciato dalla porta.
Perchè è troppo difficile, a livello di discorso di massa, far capire che nessuna persona, singolarmente è "un portatore di una singola cultura", e che le culture non sono scatole, corredi di caratteristiche, monolitiche. Ognuno cresce in un ambiente culturale, ma non per questo è un rappresentante univoco di certe idee o caratteristiche, altrimenti saremmo dei robot.
Io e te siamo entrambi "occidentali", "europei", "italiani", eppure sicuramente avremo gusti diversi in fatto di cibo, e di chissà quante altre cose che vengono assunte come "indicatori culturali". Non è che, perché magari a entrambi piace la pizza, allora siamo "una cultura".
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questo discorso, ha un senso non scientifico e, fondamentalmente, irrazionale; si presta alle strumentalizzazioni più disparate;
questo perché illustra ideologicamente una circostanza, e solo quella:
il pregiudizio deterministico del singolo, o di una società nei confronti di un singolo che appartenga ad una cultura diversa, a prescindere dalla manifestazione dei suoi comportamenti;
definire questo come "razzismo" è un'operazione impropria e mistificatrice sotto il profilo semiologico e ideologico, e ti spiego subito il perché:
il ragionamento che hai posto ad esempio, non è nient'altro che un pregiudizio probabilistico, per quanto esecrabile, iscritto in una dinamica interculturale ovvia e, in un certo senso "sana", di inversione dell'onere della prova:
se tu ribalti la prospettiva, e ti poni nella prospettiva di una turista che va a Rio, non affermi che tutti gli abitanti delle favelas siano delinquenti; ma in concreto non ti addentri in quell'ambiente, perché nutri un fondato e razionale pregiudizio che in quell'ambiente socio-culturale saresti a rischio;
qui la questione si sposta sulle dinamiche interculturali, che riguardano collettività, non determinismi biologici; e gli esiti ideologici sono parecchio controversi;
perché l'attribuzione di una personalità alle società/culture, implica esattamente quell'omogeneizzazione razzista che ripudi quando denunci il presunto "razzismo culturale";
l'esempio tipico è quell'ideologia trasversale e viziata di inconsapevole eurocentrismo che propugna un non definito e non definibile "rispetto delle altre culture", laddove queste sono espressione di semplici equilibri di potere;
cioè:
se la "cultura iraniana" prevede che i froci, siano impiccati, quella afgana che le adultere siano lapidate, o quella delle tribù somale l'infibulazione, tu potresti vantarti immacolata da razzismo culturale se ti astieni dal postulare la superiorità dei nostri costumi;
io potrei accusarti di razzismo, perché ammetti per "loro" una condizione che mai accetteresti per tuo fratello, tua sorella, tua figlia o i tuoi concittadini, "noi";
stabilire un vincolo di continuità concettuale e ideologica tra il determinismo biologico razzista e una fisiologica dinamica di diffidenza culturale - al di là di un contesto scientifico dove conduci un'operazione concettuale per mostrare ipotesi - è un'operazione mistificatoria poco intelligente;
per dire, chi accusi Salvini di essere razzista, è un cretino, perché si convince a sfruttare un argomento insensato pur di incassare un plauso acritico, ma si priva, e priva gli altri, degli strumenti concettuali per comprendere davvero la natura politica di quella posizione e i relativi accadimenti.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Yele
io non nego che il fascismo fosse razzista, dico che all'epoca anche chi si opponeva al fascismo, di fondo era razzista. Ma questo perché tutta la cultura occidentale era basata su una visione del mondo evoluzionista. Persino gli antropologi, in un certo senso erano razzisti.
Quindi si deduce senza ombra di dubbio che il razzismo stando al tuo pensiero è insito nella natura del genere umano. Se così fosse qualunque genocidio è giustificato.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
axeUgene
questo discorso, ha un senso non scientifico e, fondamentalmente, irrazionale; si presta alle strumentalizzazioni più disparate;
questo perché illustra ideologicamente una circostanza, e solo quella:
il pregiudizio deterministico del singolo, o di una società nei confronti di un singolo che appartenga ad una cultura diversa, a prescindere dalla manifestazione dei suoi comportamenti;
definire questo come "razzismo" è un'operazione impropria e mistificatrice sotto il profilo semiologico e ideologico, e ti spiego subito il perché:
il ragionamento che hai posto ad esempio, non è nient'altro che un pregiudizio probabilistico, per quanto esecrabile, iscritto in una dinamica interculturale ovvia e, in un certo senso "sana", di inversione dell'onere della prova:
se tu ribalti la prospettiva, e ti poni nella prospettiva di una turista che va a Rio, non affermi che tutti gli abitanti delle favelas siano delinquenti; ma in concreto non ti addentri in quell'ambiente, perché nutri un fondato e razionale pregiudizio che in quell'ambiente socio-culturale saresti a rischio;
Non concordo.
Il razzismo è appunto la generalizzazione di un pregiudizio ad un gruppo e quindi immaginare che chiunque faccia parte del gruppo X debba essere portatore di una determinato comportamento o modo di vedere, è razzismo. Indipendentemente dal criterio che usi per definire i confini del gruppo.
Diverso è se io osservo che nelle favelas il tasso di crimini è molto alto e quindi io non ci vado perchè è un fatto e non un pregiudizio, che è più rischioso lì che altrove. Io sto giudicando un dato e non sto affermando che tutti gli abitanti della favela sono delinquenti. E' ben diverso.
Citazione:
per dire, chi accusi Salvini di essere razzista, è un cretino, perché si convince a sfruttare un argomento insensato pur di incassare un plauso acritico, ma si priva, e priva gli altri, degli strumenti concettuali per comprendere davvero la natura politica di quella posizione e i relativi accadimenti.
Be' allora io sono cretina, perchè uno che fa le affermazioni che fa Salvini e che canta i cori contro "i napoletani", tutti, o che pensa che tutti i rom siano "una certa cosa", per me è razzista. Di certo è diverso da Hitler, non c'è dubbio, ma non c'è altrettanto dubbio che sia razzista.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Durante
Quindi si deduce senza ombra di dubbio che il razzismo stando al tuo pensiero è insito nella natura del genere umano. Se così fosse qualunque genocidio è giustificato.
Fai un'inferenza illogica.
E' chiaro che la diffidenza nei confronti dell'estraneo è un meccanismo che ha permesso ai gruppi umani di sopravvivere in epoche in cui i gruppi erano molto più distanti e diversi tra loro, quindi in questo senso è insito nella natura sociale umana.
Questo non implica in alcun modo che il genocidio sia giustificabile o giustificato.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
axeUgene
qui la questione si sposta sulle dinamiche interculturali, che riguardano collettività, non determinismi biologici; e gli esiti ideologici sono parecchio controversi;
perché l'attribuzione di una personalità alle società/culture, implica esattamente quell'omogeneizzazione razzista che ripudi quando denunci il presunto "razzismo culturale";
l'esempio tipico è quell'ideologia trasversale e viziata di inconsapevole eurocentrismo che propugna un non definito e non definibile "rispetto delle altre culture", laddove queste sono espressione di semplici equilibri di potere;
cioè:
se la "cultura iraniana" prevede che i froci, siano impiccati, quella afgana che le adultere siano lapidate, o quella delle tribù somale l'infibulazione, tu potresti vantarti immacolata da razzismo culturale se ti astieni dal postulare la superiorità dei nostri costumi;
io potrei accusarti di razzismo, perché ammetti per "loro" una condizione che mai accetteresti per tuo fratello, tua sorella, tua figlia o i tuoi concittadini, "noi";
stabilire un vincolo di continuità concettuale e ideologica tra il determinismo biologico razzista e una fisiologica dinamica di diffidenza culturale - al di là di un contesto scientifico dove conduci un'operazione concettuale per mostrare ipotesi - è un'operazione mistificatoria poco intelligente;
Questo tuo ragionamento l'ho separato perchè non l'ho proprio capito.
Io non sto parlando di giudizio su comportamenti nel luogo A o B.
Sto parlando di pensare che se incontri un afghano allora automaticamente gli attribuisci tutti i pregi e i difetti che secondo te sono "della cultura afghana", qualunque cosa significhi.
Cioè all'estero uno che pensa che tutti gli italiani siano mafiosi e quando ne incontra uno, lo ritiene automaticamente mafioso, è un razzista culturale e anche un pirla.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Yele
Non concordo.
Il razzismo è appunto la generalizzazione di un pregiudizio ad un gruppo e quindi immaginare che chiunque faccia parte del gruppo X debba essere portatore di una determinato comportamento o modo di vedere, è razzismo. Indipendentemente dal criterio che usi per definire i confini del gruppo.
questa è una definizione equivoca, come ho detto non scientifica e mistificatoria;
lo è perché, impropriamente, finisce con l'associare ideologie coerenti e motivate, a comportamenti dipendenti da una scarsa cognizione che si appoggiano su un pregiudizio "necessario", cioè destinato istintivamente ad economizzare le risorse cognitive;
Citazione:
Diverso è se io osservo che nelle favelas il tasso di crimini è molto alto e quindi io non ci vado perchè è un fatto e non un pregiudizio, che è più rischioso lì che altrove. Io sto giudicando un dato e non sto affermando che tutti gli abitanti della favela sono delinquenti. E' ben diverso.
è altrettanto un fatto che se chiedi a mille maschi adulti pachistani, in condizioni di assoluto anonimato, quale debba essere la posizione della donna nella società una maggioranza ti dà risposte di un certo tipo; pertanto, una diffidenza che precede la conoscenza dell'individuo singolo, è una circostanza assolutamente normale;
Citazione:
Be' allora io sono cretina, perchè uno che fa le affermazioni che fa Salvini e che canta i cori contro "i napoletani", tutti, o che pensa che tutti i rom siano "una certa cosa", per me è razzista. Di certo è diverso da Hitler, non c'è dubbio, ma non c'è altrettanto dubbio che sia razzista.
io lo trovo disgustoso, ma nel momento in cui fa il politico ed espone propriamente la sua ideologia, è improprio definirlo razzista; a meno di non voler sfruttare l'accezione mistificatoria di cui dicevo;
il risultato è associare un sentimento sbagliato, ma comprensibile, dei suoi seguaci ad un'ideologia criminale, per cui il seguace si sente bersagliato da accuse capziose a fronte di paure reali.
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Originariamente Scritto da
axeUgene
questa è una definizione equivoca, come ho detto non scientifica e mistificatoria;
lo è perché, impropriamente, finisce con l'associare ideologie coerenti e motivate, a comportamenti dipendenti da una scarsa cognizione che si appoggiano su un pregiudizio "necessario", cioè destinato istintivamente ad economizzare le risorse cognitive;
Veramente io ti ho spiegato che sono due cose ben distinte, però mi pare che tu hai solo ripetuto la precedente osservazione, che io trovo errata.
Provo con un altro esempio:
"tutti gli africani sono incivili e sporcano" = razzismo (culturale o biologico non fa differenza)
"Gli africani che girano nel parco sotto casa mia, sporcano sempre dappertutto" = constatazione
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Citazione:
Originariamente Scritto da
axeUgene
è altrettanto un fatto che se chiedi a mille maschi adulti pachistani, in condizioni di assoluto anonimato, quale debba essere la posizione della donna nella società una maggioranza ti dà risposte di un certo tipo; pertanto, una diffidenza che precede la conoscenza dell'individuo singolo, è una circostanza assolutamente normale;
ma non è detto, perchè "anonimi" non vuol dire "un campione rappresentativo del Pakistan.
Quindi l'inferenza non scientifica mi sembra la tua :no:
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Citazione:
Originariamente Scritto da
axeUgene
io lo trovo disgustoso, ma nel momento in cui fa il politico ed espone propriamente la sua ideologia, è improprio definirlo razzista; a meno di non voler sfruttare l'accezione mistificatoria di cui dicevo;
il risultato è associare un sentimento sbagliato, ma comprensibile, dei suoi seguaci ad un'ideologia criminale, per cui il seguace si sente bersagliato da accuse capziose a fronte di paure reali.
ma nessuno vuole associare i sentimenti dei seguaci di Salvini a un'ideologia criminale, semplicemente si riscontra che i seguaci delle cazzate (razziste) che dice Salvini, lo seguono sul piano delle sue cazzate razziste, le quali possono avere serie conseguenze pratiche (negative).
Non c'è nessuna accezione mistificatoria.
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Originariamente Scritto da
Yele
Questo tuo ragionamento l'ho separato perchè non l'ho proprio capito.
Io non sto parlando di giudizio su comportamenti nel luogo A o B.
Sto parlando di pensare che se incontri un afghano allora automaticamente gli attribuisci tutti i pregi e i difetti che secondo te sono "della cultura afghana", qualunque cosa significhi.
Cioè all'estero uno che pensa che tutti gli italiani siano mafiosi e quando ne incontra uno, lo ritiene automaticamente mafioso, è un razzista culturale e anche un pirla.
qui ti ho risposto sopra: un pregiudizio fondato su considerazioni di aggregato può essere sbagliato, può rivelare un'attitudine meschina e pusillanime, ma è davvero razzista solo se implica una necessità di determinate propensioni, anche di fronte a prova contraria;
quello che vedi operare di fronte all'incontro con l'altro, diverso, è un pregiudizio necessario, istintivo nei processi cognitivi, che si verifica in migliaia di situazioni quotidiane al momento di identificare una circostanza; l'elemento dirimente è la disponibilità a ricredersi e rielaborare il pregiudizio;
ma la nozione di "razzismo culturale" è troppo debole, equivoca, per prestarsi ad un uso non fuorviante e mistificatorio;
te ne accorgi bene quando si dibatte della liceità di imporre condotte uniformi a persone di cultura diversa; e non è un caso che l'estrema destra identitaria ricorra proprio ad argomentazioni che dietro il "rispetto dell'identità diversa" affermano quella diversità come necessaria, uno spirito del sangue;
il mio prof di diritto internazionale, Antonio Cassese, sosteneva che nel processo di Tokyo ai criminali di guerra giapponesi, gli americani avessero giudicato in modo razzista, in quanto non tennero conto del diverso approccio culturale nei confronti della resa, nel valutare le crudeltà nei confronti dei prigionieri;
non mi dilungo perché è veramente una questione intricata, che meriterebbe una trattazione a sé;
ma applicare una definizione così vaga è veramente un azzardo e una fonte di confusione.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Yele
ma non è detto, perchè "anonimi" non vuol dire "un campione rappresentativo del Pakistan.
Quindi l'inferenza non scientifica mi sembra la tua :no:
l'anonimato l'ho citato in relazione alla sincerità delle risposte;
Citazione:
Originariamente Scritto da
Yele
Veramente io ti ho spiegato che sono due cose ben distinte, però mi pare che tu hai solo ripetuto la precedente osservazione, che io trovo errata.
Provo con un altro esempio:
"tutti gli africani sono incivili e sporcano" = razzismo (culturale o biologico non fa differenza)
"Gli africani che girano nel parco sotto casa mia, sporcano sempre dappertutto" = constatazione
grazie, fin lì ci arrivo :asd:
guarda che tra quelli che identifichi come "razzisti culturali" praticamente nessuno esprime più la prima formulazione, bensì la seconda, accompagnata dal timore che altri facciano altrettanto; ma senza un connotato assoluto ed esclusivista;
l'estrema destra, alla quale il tuo ragionamento rischia di assimilarli, invece, fa esattamente un discorso di esclusione identitaria sulla base del genus; non vorrebbero gli africani e tutti gli altri nemmeno se fossero pochi, tutti puliti e ordinati;
quelli più intellettualizzati postano la questione in termini di difesa identitaria anche degli altri, purché ciò legittimi l'esclusione e la purezza delle identità e tradizioni.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
axeUgene
qui ti ho risposto sopra: un pregiudizio fondato su considerazioni di aggregato può essere sbagliato, può rivelare un'attitudine meschina e pusillanime, ma è davvero razzista solo se implica una necessità di determinate propensioni, anche di fronte a prova contraria;
cioè quali ?
E comunque questa storia delle propensioni è una cosa che ci aggiungi tu, e anche i giudizi. Il razzismo non è un fatto di giudizio o di propensioni, è semplicemente la generalizzazione acritica di un pregiudizio a tutta una categoria di persone, arbitrariamente costruita, secondo me.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Yele
Fai un'inferenza illogica.
E' chiaro che la diffidenza nei confronti dell'estraneo è un meccanismo che ha permesso ai gruppi umani di sopravvivere in epoche in cui i gruppi erano molto più distanti e diversi tra loro, quindi in questo senso è insito nella natura sociale umana.
Questo non implica in alcun modo che il genocidio sia giustificabile o giustificato.
Non si tratta soltanto di diffidenza nei confronti dell'estraneo ma un fatto di una razza che si distingue da un'altra soprattutto se di religione diversa, il genocidio degli armeni perpetrato dai turchi ne è una testimonianza. Se poi si vuole citare fatti più recenti è sufficiente ricordare quello che è successo nella ex Jugoslavia anche se sussistono motivazioni diverse dal caso degli armeni, ma sempre questioni di razze, etnie ed enclave varie.
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Originariamente Scritto da
axeUgene
l'anonimato l'ho citato in relazione alla sincerità delle risposte;
grazie, fin lì ci arrivo :asd:
guarda che tra quelli che identifichi come "razzisti culturali" praticamente nessuno esprime più la prima formulazione, bensì la seconda, accompagnata dal timore che altri facciano altrettanto; ma senza un connotato assoluto ed esclusivista;
l'estrema destra, alla quale il tuo ragionamento rischia di assimilarli, invece, fa esattamente un discorso di esclusione identitaria sulla base del genus; non vorrebbero gli africani e tutti gli altri nemmeno se fossero pochi, tutti puliti e ordinati;
quelli più intellettualizzati postano la questione in termini di difesa identitaria anche degli altri, purché ciò legittimi l'esclusione e la purezza delle identità e tradizioni.
L'estrema destra sì, ma gli estremi, nella nostra società, paradossalmente sembrerebbero meno pericolosi, proprio in quanto più riconoscibili come "estremi".
E' chi si camuffa dietro "il buon senso" facendo affermazioni che sembrano "meno estreme", che istiga a un crescente odio con categorie "camuffate", ch emi preoccupa di più.