Citazione Originariamente Scritto da axeUgene Visualizza Messaggio
a parte l'esperienza storica, te lo dice una relazione matematica del rapporto di scambio, perché se tu produci 10 unità di tessuto con 100 ore di lavoro, che, senza dazi, scambieresti contro 20 unità di vino, la cui produzione ti sarebbe costata 120 ore, col dazio il rapporto di scambio comporta - a parità di domanda/consumo - un uso meno efficiente del lavoro/risorse, perché dovresti produrre la quota mancante di vino con un lavoro interno meno efficiente;
e si capisce, dal momento che rinunci a massimizzare lo scambio dei tuoi prodotti in cui sei più specializzata, per sostenere un settore meno efficiente, con una riduzione della ricchezza complessiva, ed un effetto tendenzialmente recessivo;
Ma ci sarebbe un aumento della domanda interna a sostegno, mentre settori meno efficienti ci sono in ogni caso, anche ora. Il cane che si morde la coda del resto è dovuto proprio dall'apertura ai nuovi mercati che, consentendo la liberalizzazione e l'esternalizzazione selvaggia ha causato la chiusura delle fabbriche e la perdita di posti di lavoro. Si tratta di aggiustare questo squilibrio, non di passare all'autarchia. Per esempio con un controllo sui capitali che vanno a investire all'estero in attività a basso costo che poi riempiono i nostri scaffali di prodotti economici, affossando l'industria locale. Non è questo che fanno le multinazionali?

scusa eh, ma tu su che base dici questo ?
io non credo tu sappia di cosa parli;
gli accordi di scambio sono omogenei tra aree omogenee; il libero scambio pieno avviene tra paesi che non pongono dazi, e non erogano sussidi o altre forme di distorsione del mercato; se osservi misure di questo tipo, vuol dire che una delle due parti è fuori dal cluster omogeneo di regole;
Già, gli accordi di libero scambio sono equi e giusti, per questo spesso vengono osteggiati dalle popolazioni interessate.

beh, l'effetto redistribuzione di quel liberismo, tu lo percepisci come impoverimento tuo a vantaggio dei pochi ricchissimi; l'operaio indiano, al contrario, lo percepisce come un riequilibrio tra noi e lui, che ha un reddito 8 volte inferiore;
dipende dai punti di vista;
poi, tu ti vedi impoverita, ma dovresti valutare la cosa sulla base dei dati veri di disponibilità, perché probabilmente la tua è assuefazione ad un livello che dai per scontato, e che 30 anni fa in realtà era infinitamente minore;
Cosa c'entra 30 anni fa? Il capitalismo ci ha portato benessere diffuso e progresso e dall'altra parte del mondo dovrebbe poter essere la stessa cosa, senza dover rosicchiare i traguardi raggiunti qui da noi. Perchè noi dobbiamo rinunciare alla pensione, mentre dall'altra parte del mondo lavorano per arrivarci esattamente come abbiamo fatto noi? Non vedi che c'è qualcosa che non va? A cosa serve crescere all'infinito se perdiamo i diritti che avevamo quando eravamo meno ricchi? Perchè vogliono convincerci che è giusto tornare un po' più poveri come eravamo 30 anni fa, se invece siamo riusciti a stare meglio?

In fin dei conti questa globalizzazione presenta lo stesso equivoco che dicevi ieri. Dalle nostre parti qui in Occidente è un gigantesco interesse di pochi a discapito di molti. Basta vederlo.


beh, la storia ti smentisce: nelle aree del libero scambio non si fa la guerra, mentre prima degli anni 80 e dell'ondata liberista che arriva ad oggi, fuori dall'area di libero scambio avevi esattamente guerre, dittature, miseria ed oppressione;
chi commercia, difficilmente si priva di quel vantaggio per imbarcarsi in guerre, e di solito la domanda interna determina aspettative di pace e democrazia, diritti, mobilitazione delle risorse sociali;

fosse come dici tu, sarebbero protezionisti solo i paesi più deboli e proletarizzati; al contrario, ad un certo punto diventano spesso protezionisti - o, analogamente distorsivi del mercato - i paesi con vocazioni imperialiste; la cosa si spiega bene, dal momento che quella strategia è uno strumento ideale di consenso dei regimi autoritari e nazionalisti che hanno necessità di un nemico esterno per rimuovere i conflitti di classe interni;

e, data la relazione di scambio che ho mostrato, il motivo è evidente: anche un paese povero ha interesse allo scambio e, anzi, ne ha un vantaggio relativamente maggiore; perché, se ad un paese ricco produrre un bene relativamente rustico, che importa dal povero, comporta il solo costo opportunità di sottoimpiegare le risorse - es, laureati a raccogliere i pomodori - che può comunque remunerare decorosamente, data la sua ricchezza, per un paese povero lo sforzo per produrre beni molto sofisticati sarebbe impossibile in tempi umani; esattamente come tu non riusciresti mai a produrre da zero la tua automobile nelle ore-lavoro che ti costa comprarla, per lo stesso meccanismo di efficienza nella specializzazione.

Non si fa la guerra finché non scoppia la guerra, come è successo con la Prima Guerra Mondiale: protezionismo dopo una fase di liberismo.
Il protezionismo serve a proteggere la ricchezza accumulata e la posizione di preminenza a livello mondiale, al di là delle spiegazioni ideologiche che ci vuoi vedere tu. Noi viviamo in questa parte di mondo e siamo (ancora) i ricchi, si tratta di decidere chi e che cosa si vuole difendere.