guarda che non hai capito il senso di quanto avevo scritto, forse perché non hai seguito la discussione e hai immaginato a partire da una suggestione:
la contrapposizione masse vs individui si riferiva al fatto che - solo per fare un esempio - a partire dalle stesse scritture un miliardo di fedeli cristiani - non pochi eccentrici - non crede al libero arbitrio; o al matrimonio come sacramento, ecc...
pertanto, al sostenitore di una verità - le Scritture, Gesù, ecc... precettano questo in virtù di un sistema, una cosmogonia, un'idea della creazione, del peccato, ecc... - devo fare presente che quella versione è contestata in modo massiccio da un'altra, che non è la somma di individualismi, ma un pensiero strutturato, esegetico, motivato e argomentato, consapevolmente da grandi masse;
ora, ripeto: la fede è irrazionale; può pure postulare una resurrezione come "verità";
ma il percorso che da uno scritto desume un precetto, o anche solo un atteggiamento esistenziale - perché questo fanno i religiosi, gerarchi e credenti, tutti - deve essere razionale, per forza; non foss'altro perché si avvale del linguaggio, il quale deve necessariamente rispettare i principi aristotelici;
altrimenti saremmo al nonsense, e il Vangelo potrebbe essere una specie di manuale del mago Silvan su come moltiplicare i pesci, oppure un sistema a sei triple per la schedina del Totocalcio;
non capisco proprio le tue osservazioni in relazione alla circostanza - ordinaria, la normalità, quasi esclusiva - per cui un credente postula nozioni morali all'indirizzo del mondo come "giuste"; cioè, le vincola ad un sistema di valori, che non può essere irrazionale, ma, al contrario, implica intrinsecamente un costrutto, che sia attribuito a "Dio" o alla tua sensibilità è irrilevante.