Citazione Originariamente Scritto da axeUgene Visualizza Messaggio
ci pensavo mentre scrivevo tre persone, e, in due casi, in misure diverse, certe propensioni a rischiare hanno contribuito;


sì e no; ho sempre assentito sul "si cambia", ma a pensarci bene non è così ovvio; il mio socio, uno dei tre di cui sopra, mi diceva: vedi, incontri uno dopo 20 anni che non lo vedevi e dici: però, com'è cambiato; poi, dopo un quarto d'ora che parla... ma no, è sempre la solita testa di cazzo !


ecco, questo è un grandissimo passo avanti, ma proprio grandissimo;

mo', concedimi n momento furiesco, perché in questi casi le parole son davvero importanti:

quanto è appropriato parlare di cambiamento nel momento in cui è una difesa che viene rimossa e non l'espressione di una personalità autentica, di talenti creativi - in un senso molto lato, non artistici, o non solo - ?

ora hai l'opportunità di diventare chi sei già in potenza, che in qualche modo corrisponde a qualche archetipo in cui hai un particolare successo, come per certi ruoli in teatro;
quella funzione che il tuo ex ti comunicava con l'odore della stabilità che si portava appresso avrà delle analogie - si spera più "sane" e funzionali - con altre prerogative nelle tue relazioni presenti e future;

ma, come ordinariamente per le amicizie, se riesci a vedere e riflettere, comunicare, certi riconoscimenti di ruolo quelle relazioni potrebbero essere molto più belle e appaganti;
questo pure al netto che - bisogna rassegnarsi - l'immaginario di coppia affastella tante altre cazzate e sovrastrutture, per cui determinate possibilità di vivere felicemente si disperdono in certi rivoli;

però se riesci a salvare qualcosa di quel senso - quello dei ruoli che reciprocamente si integrano e creano, sviluppano - vedrai che è già tanta roba.
Ma senza dubbio.
Però si, è appropriato parlare di cambiamento, perché la vita è fatta di prese di coscienza e di consapevolezza di se stessi. Che non puoi avere a 20 anni come hai a 40.
Per mia fortuna poi su di me non ha mai avuto presa l'immaginario di coppia e quant'altro, tant'è che pur trovando nel mio ex quel senso di famiglia che mi era mancato, non ho mai vissuto un rapporto convenzionale.
Per me stare con qualcuno significa avere qualcuno accanto a cui camminare, ma ognuno con il proprio percorso, cercando di valorizzarsi e di spronarsi a vicenda, ma in modo non invasivo.
E di fatto nelle mie eventuali future relazioni, mi vedo ancora così, forse in modo anche più evidente. Con il mio ex la cosa era diventata alla fine che io ero "la sua stampella", riproponendo di fatto i bug della mia relazione con la famiglia d'origine: io che mi occupo degli altri, che faccio la crocerossina. Un imprintig che ho avuto da molto piccola e che ho rivissuto nella relazione. Ora, con questa consapevolezza alle spalle, una relazione di questo tipo non la accetterò mai più. Ovviamente un percorso psicologico è stato ed è fondamentale, in questo, non pretendo di riuscirci da sola.