Vega ha scritto
Doxa "pescatore di anime" (perdute ). Getta e rigetta in acqua l'amo in paziente attesa
Ciao Vega,

il nostro amico alla fine ha afferrato l’esca ma è rimasto attaccato all’amo. Quell’anima, creduta perduta, è tornata tra noi, forse.

A proposito, la metafora del pescatore che pazientemente aspetta la preda è spesso usata in psicoanalisi.

Nel saggio di Sigmund Freud “L’interpretazione dei sogni”, pubblicato nel 1900, il pesce è presente come esempio di spostamento simbolico, perché collegato a temi di fertilità, sessualità, nascita, collegandosi alla sua teoria generale dei simboli onirici, che vede gli oggetti del sogno come rappresentazioni mascherate di desideri repressi.

Il suddetto libro segna il passaggio del metodo psicoanalitico dalla tecnica della libera associazione di idee al nuovo metodo che privilegia l’attività onirica per accedere ai contenuti inconsci della psiche.

Freud in modo metaforico mette l’amo come simbolo dell’ascolto analitico, che permette allo psicoanalista di cogliere la presenza mascherata ed enigmatica dell’inconscio del paziente.

Il testo è introdotto da questo verso di Virgilio: “Flectere si nequeo Superos, Acheronta movebo” = Se non potrò piegare gli dei, muoverò Acheronte (Eneide, VII, 312).

L’Acheronte sarebbe un ramo del fiume Stige, che scorre nel mondo sotterraneo dell'oltretomba. Caronte, secondo la mitologia greca e romana, nell’Ade traghettava le anime dei defunti. Virgilio, nell’Eneide dice che le faceva attraversare il fiume Stige. Per altri autori, compresi Pausania e, in seguito, Dante Alighieri, il fiume era Acheronte.

Tornando a Freud, si può tentare di accostare la figura dello psicoanalista a quella del pescatore? Cosa hanno in comune?
Lo psicoanalista agisce come un pescatore, con pazienza attende che il pesce abbocchi al suo amo, che dalle parole del paziente in seduta emergano le perturbazioni del discorso che svelano la verità inconscia.

Il filosofo francese Michel Onfray nel suo libro titolato: “Crepuscolo di un idolo. Smantellare le favole freudiane”, oltre a criticare le teorie di Freud, propone di interpretare gli ami da pesca come i simboli dei fondamenti sui quali Freud ha costruito la propria teoria dell’inconscio e quindi la psicoanalisi.

Lo psicoanalista sa attendere e capire dalle parole del paziente l’emergere di un elemento inatteso, imprevisto, capace di aprire a scenari inediti e non ancora formulati.

Proprio come il pescatore, lo psicoanalista, rimane nella posizione di ascolto fluttuante.

Se il pescatore tira la lenza con il giusto tempismo, egli riesce ad evitare la fuga del pesce, catturandolo. Così l’analista, con il giusto tempismo, è capace di aprire la faglia aperta sull’inconscio dalle parole del paziente, facendo emergere la verità rimossa.

Lo psicologo e psicoanalista, Gianfranco Ricci, in un suo articolo dice che “Come il pescatore, l’analista non cerca, ma trova!”