Trovo stucchevole il vezzo, tipicamente italiano, o forse mondiale, di giudicare gli scrittori in base alla loro vita privata o alle idee politiche. Così abbiamo i casi eclatanti di Moravia e Cassola, scrittori men che mediocri, osannati per anni in quanto in odor di "antifascismo", a discapito di Gadda e Berto, di gran lunga superiori ai primi due, ma colpevoli di non emanare un analogo odore. Non ho mai amato Pasolini (né lo scrittore, né, che dio ce ne scampi, il regista) non per la sua pedofilia, ma proprio per lo stile di scrittura. Invece Montanelli mi piaceva, benché non condividessi una sola delle sue idee, perché sapeva scrivere. Lo stesso vale per Malaparte: non me ne frega se è diventato fascista nel 23 avanti Cristo o l'altro ieri; quelle che mi interessano sono le qualità della sua scrittura, e bisogna essere degli emeriti ignoranti, o avere una gran faccia di bronzo, per affermare che il Curzio non fosse uno scrittore di razza.