capisco, ma questa concezione - incontestabile se si crede che quelle siano promesse di Dio - resta discutibile sotto il profilo del reale stato d'animo umano verso quella volontà; il mio non è un giudizio morale assoluto, beninteso; è solo una constatazione della "parentela" concettuale di quell'atteggiamento con quello pagano, di soggezione; non sto dicendo che sia "sbagliato" in sé, ma solo che è poco congruente all'insieme del grosso della teologia e dottrina cristiana, la quale chiede all'uomo un sentimento genuino, difficilmente realizzabile a fronte della minaccia;
ma la mia è solo una considerazione di coerenza ideologica, senza alcuna pretesa di verità, beninteso;
ecco, questo capisco si possa pensare; ma in effetti, se ci pensi bene, non dovrebbe essere; se un uomo si comporta onestamente, pur avendo la certezza di non essere punito in caso contrario, è certamente più affidabile di uno onesto perché convinto di essere controllato; questo non vuol dire affatto che un non credente sia necessariamente migliore del credente; ma, visto che molti credenti, incontestabilmente tali, sono anche dei criminali, se non altro dovrebbe smontare il pregiudizio opposto;Senza fede in Dio e nelle sue promesse, quel passo indietro che temi penso che sia più probabile.
non ho parlato di questo, ma della gratuità della virtù, che è altro.Non parlerei di natura virtuosa ricevuta in regalo da Dio, che poi verrebbe violata da noi. Questo è vero per la prima coppia, non per i loro discendenti, che hanno ereditato una natura corrotta e tendente al male, che può essere corretta solo tramite l'istruzione divina unita all'impegno personale.