scusa eh, ma se tu mi dici che vuoi costruirti un'auto col motore di una Ferrari, la meccanica di una 500, la carrozzeria di un telonato e le ruote di un trattore, e io ti faccio presente che probabilmente quel sistema non funziona non sto dicendo e negando, proprio perché sei tu a fare quell'ipotesi, non io;
io cerco di essere educato e dialogante; perciò, invece di prenderti in giro, ammetto il tuo sistema meccanico come ipotesi, ma ti faccio presente i motivi per cui ritengo che quell'auto avrà problemi;
io, infatti, non postulo la costruzione di quell'auto; ti spiego che, in base all'esperienza, se vuoi dotarti di un motore così potente, la meccanica deve essere adeguata a sopportare quelle sollecitazioni, tutto qui; non c'è, in questo, alcuna valutazione morale, né altro che ti autorizzi a giudicare il mio personale sistema di responsabilizzazione; sto rispondendo sulla tua ipotesi, non sulla mia;
non ho scritto che io personalmente credo nella predestinazione, bensì che se vuoi concepire un dio onnipotente e onnisciente quella deve essere la logica conseguenza, altrimenti il sistema non si regge;
beh, il sistema luterano della predestinazione non produce irresponsabilità ; al contrario, induce all'attività nella speranza che di veder confermata la grazia che si desidera, ma senza mai garantirla;
questa figurazione non è affatto intesa a deresponsabilizzare, ma a fare in modo che il credente non pensi di poter mercanteggiare con Dio la salvezza e non perda mai di autocritica, si senta sempre pungolato e vigile e valuti sempre se agisce in buona fede;
al tempo stesso, non essendo la salvezza negoziabile e Dio influenzabile per mezzo di azioni opportuniste, l'impossibilità di mercanteggiare annulla l'insincerità del sentimento e la soggezione ipocrita alle intermediazioni del clero;
pertanto, il credente deve far suo il precetto annullando la distanza con Dio, e agendo come fosse lui stesso uno strumento di Dio, per intima convinzione e non per ottenerne un premio; il premio è già quello stesso sentimento; è l'imperativo categorico kantiano - fare ciò che è giusto - contrapposto a quello eventuale, opportunista - fare ciò che conviene, perché se ne avrà un risultato utile;
altrimenti, si avrebbe il paradosso per cui chi non creda, ma si imponga lo stesso il bene dovrebbe essere considerato un'idiota, anziché una brava persona; solo per citare una figura comunque teologicamente rilevante, ti rammento che Francesco ha detto: "Dio perdona il non credente che obbedisca alla sua coscienza"; cioè, non è che invento estemporaneamente io la questione;
chiunque abbia un vincolo morale risponde a qualcosa che si può assimilare a "Dio", pur senza credere; per esempio, Vega, che ama gli animali, non ne maltratterebbe mai uno, in nessun caso, per sua intima convenzione morale, e senza alcun ritorno o utilità ;
si comporterebbe così comunque, anche in un'isola deserta, senza nessuno a giudicarla; e lo farebbe senza credere ad un dio, ad un aldilà , a punizioni; non ha alcun bisogno di un'autorità che le dica come comportarsi, perché quel precetto è già in lei, che vi aderisce spontaneamente;
e questo è il sentimento che Lutero avrebbe desiderato nel credente, nella scia di Paolo e Agostino; per questo, oltre che per la nozione di onnipotenza, ha sottratto il destino umano all'indulgenza negoziabile e ha teorizzato la predestinazione; se leggi questa cosa col pregiudizio autoritario tipico dell'educazione cattolica, sarai sempre portato ad interpretare la predestinazione come deresponsabilizzazione, poiché non sai immaginare una fede senza timore e autorità ;
ma il timore esclude l'amore; ora, a te può anche andar bene così e io non avrei nulla da obiettare; faccio solo presente che si determina un conflitto col corpo intero di una teologia cristiana in cui si pone al centro esattamente l'amore, incompatibile col timore, e quindi la necessità di rimuovere sacrifici e punizioni, minacce.







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