continua il fraintendimento:
io non discuto il come, bensì il cosa c'è in quel sentimento;
ti sarà capitato di vedere dall'esterno coppie che ti sembrano disfunzionali, ma che stanno comunque insieme, no ?
beh, il contenuto - nevrotico, a diversa intensità, quindi non necessariamente patologico, ma funzionale - di quell'"amore" è il rispettivo soddisfacimento di esigenze di ruolo; per cui magari un soggetto educato ai ricatti emotivi per sentirsi tranquillo e in una posizione di controllo che gli placa l'ansia ha bisogno di amare e confrontarsi con un soggetto persecutore, e troverà poco attraente una persona gentile, perché questa genera l'insicurezza inconsapevole del non potersi avvalere di meccanismi di relazione appresi nell'infanzia;
rimuovere queste dinamiche dalla propria lettura delle circostanze è il presupposto per non comprendere - quando si tratta di capire gli altri - e non modificarle quando si tratta della propria attitudine; almeno finche eventi traumatici o risolutivi non cambiano lo scenario;
no, io sostengo l'opposto;
e cioè che facilmente le persone rimuovono e annegano il proprio desiderio sotto la pressione di un bisogno più forte di rassicurazione, che può assumere tratti nevrotici e patologici, a seconda dell'intensità della rimozione;
cioè, sto dicendo che anche la scelta più oblativa e sacrificata in realtà risponde comunque ad un tornaconto esistenziale importante, e perciò si impone;
senza arrivare all'anoressia estrema, pensa alle persone che perseguono un ideale innaturale di magrezza e forma fisica rinunciando al piacere naturale del cibo; è evidente che per queste persone si determina un conflitto con una naturalità istintuale coartata da un'esigenza psicologica di conformità ad un modello che dovrebbe rassicurare, ma il cui perseguimento comporta una sofferenza.