
Originariamente Scritto da
axeUgene
un ragazzino o una ragazzina di 13,14 anni, sono bombardati continuamente da rappresentazioni di tipo pornografico, non solo esplicito, ma in senso generale, di ruoli, atteggiamenti, significati, rapporti; tutto quello che vedono diventa lo scheletro narrativo in cui incasellano quelle pulsioni che diventano consapevoli; dal t-rapper ai tronisti, più tutto il bestiario di internet e quello che si scambiano tra loro; quella è l'interfaccia vera con la loro realtà , dove "imparano" come stanno le cose;
se il racconto di famiglia è quello edulcorato e "perbene", dove il desiderio non ha una cittadinanza autonoma e si postula il ritegno, il filmino gonzo di sesso anale vince, perché ai loro occhi è più "vero", anche se è falsissimo; e alla fina manca loro una guida proprio sulla realtà del desiderio vero, la capacità di capire di che si tratta;
se metti a sistema l'ulteriore passaggio di un racconto romantico che serve solo all'imbarazzo dei genitori con tutte le insicurezze tipiche dell'età e l'impatto con tutto il sistema di rappresentazione ubiquitario in cui la sessualità "potente", competitiva trasgressiva ed esibita è un marcatore di successo, il risultato è un'equazione distruttiva della personalità , comunque di ruolo, eterodiretta;
oh, io capisco l'imbarazzo; sarei imbarazzato pure io; però questo non può rimuovere la questione reale, per cui, paradossalmente, l'immaginario romantico e finalistico dell'impegno e quello pornografico coincidono, sono funzionali l'uno all'altro nell'escludere l'autodeterminazione consapevole di quello che è desiderio nascente; cioè, il fatto che questo è comunque un oggetto di scambio, con regole e motivazioni dettate da altri per esigenze diverse da quello stesso desiderio, e non l'esercizio della propria personalità , che viene schiacciata perché non ha riferimenti credibili.