capisco; ma questa impostazione presenta due - o più - grandissimi limiti, di cui uno in ambito cristiano;
questo è il paradosso dell'umiltà :
è evidente che lo zelante si ponga in una posizione di autorità e dominio sui meno zelanti, con il suo sacrificio che ostenta una superiorità morale che configura facilmente peccato di superbia, sgradito a Dio; per questo l'esempio francescano - molto sacrificale, ma anche molto popolare e sentito - è comunque intriso di gioia paolina; difficile screditarlo per questa gioia, la serenità di fronte a sorella morte, ecc... con una manifestazione immediata di "primizia celeste", beatitudine, che ha un suo impatto forte
l'altro estremo è Savonarola, che è, appunto, l'impazzimento del sistema, che richiama il secondo problema:
ora, la tua tesi funziona posta la finzione di un sistema ad un solo predicatore, monopolista, che però nella realtà non esiste;
che succede in pratica ?
succede che, una volta che hai enunciato il sacrificio come principio di pregio e segno di autorevolezza morale - comunque specificato in dottrina, coi suoi paletti, ecc... - hai lanciato implicitamente una sfida per la supremazia morale tra chi è capace di sacrificarsi di più, e chiamato il più puro che ti epura;
a quel punto, puoi avere un bel dire che il sacrificio sarebbe definito e limitato da Dio, nello scritto tale, che puoi osservare tu, ma questionato da altri; l'uditorio che si trova di fronte a più predicatori e che abbia assimilato il sacrificio come indizio di pregio e autorevolezza morale sta a guardare la competizione;
e lì ti rendi conto che ti sei messo in un bel ginepraio;
perché se tu ammetti, che so, il divorzio, quello che - appigliandosi alle scritture - lo nega ti accuserà di auto-indulgenza, mancanza di disponibilità al sacrificio; poi, ci sarà pure chi nega tout-court il matrimonio, come scusa per la concupiscenza, e che il vero devoto dovrebbe completamente dedicarsi a Dio, e lasciar stare il sesso, comunque inteso;
poi arriva quello che sta seduto sulla colonna e aspetta la Provvidenza, in una continua gara al rialzo; a prescindere dalle diverse esegesi, l'uditorio applaudirà chi "grida più forte" la sua vocazione al sacrificio, nella versione più estrema, perché hai stabilito in quel sacrificio il valore;
magari quelle persone si guarderanno bene dal seguirne l'esempio; ma l'autorevolezza di tutti quelli dal secondo posto in giù, è andata, per sempre; per questo le religioni testamentarie hanno sempre anche una formula di rappresentazione gioiosa, tipo Francesco d'Assisi;
se fraintendi gioia e serenità come superficialità ti iscrivi al sentimento di negazione stessa di categorie divine, presenti nella realtà , implicando che quelle sarebbero indesiderate da Dio, o possibili solo dopo morti; puoi anche farlo, ma, come nel gioco dell'oca, riparti dal via, con tutte le trafile che ho descritto, che ti portano in un vicolo cieco.