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Crollo nascite: fenomeno inarrestabile? Collicelli: “Contro individualismo e paura del futuro occorre ripartire dall’educazione”
Difficoltà economiche ma soprattutto individualismo, edonismo e paura del futuro: questa la lettura della sociologa Carla Collicelli secondo la quale per invertire la rotta occorre un lungo processo di educazione e di rilancio dei valori.
Carla Collicelli, sociologa di lungo corso che da decenni si occupa di educazione e di sociale in Italia e in Europa, non ha dubbi e identifica in questi fattori le cause del progressivo calo delle nascite nel nostro Paese.
Secondo la sociologa, per invertire la rotta non bastano misure di sostegno alle famiglie: occorre soprattutto un lungo processo di educazione e di rilancio dei valori che devono animare la vita individuale e sociale.
Professoressa, quali sono i fattori che hanno causato questo progressivo svuotamento delle culle?
I dati Istat confermano un trend che in qualche caso aveva conosciuto delle battute d’arresto ma è ormai una tendenza di lungo periodo. Il calo della natalità è il prodotto di un insieme di motivi. Incidono sicuramente i problemi economici delle famiglie con figli – l’Istat ci dice che la povertà è molto diffusa soprattutto tra le coppie con bambini piccoli – ma da soli non sono sufficienti a spiegare l’intero fenomeno. La seconda causa molto importante, che noi come sociologi della famiglia abbiamo più volte sottolineato, è l’individualismo imperante, l’edonismo che continua a crescere nel vissuto delle persone, nel senso che si antepone la soddisfazione dei bisogni individuali ad altri valori come quello della generatività, della procreazione delle nuove generazioni per il futuro. Un terzo fattore molto evidente, soprattutto in questi ultimi anni, è
la paura del futuro; tema sempre stato presente ma che ha visto un’escalation molto forte nel periodo più recente, tanto è vero che ha dato vita anche a scelte politiche che giocano sull’insicurezza, l’ansia, le preoccupazione rispetto alla capacità di affrontare importanti questioni strutturali: paure che si riverberano in prima battuta proprio sulla serenità e la fiducia nel futuro che sono alla base della decisione di mettere al mondo dei bambini. Come invertire questa rotta?
Si parla spesso della necessità di misure economiche e di sostegno alle famiglie. Sono certamente importanti ma non sufficienti perché qui sono in gioco questioni complesse e di profondo spessore dal punto di vista antropologico, spirituale, sociale culturale.
Non sono pertanto immaginabili soluzioni immediate, a breve termine. Si tratta di processi lunghi. Come è stato lungo il processo di soppiantamento dello spirito familiare e della voglia di procreare da parte dell’individualismo e dell’edonismo, ci vorrà moltissimo tempo per invertire la rotta. Bisognerebbe partire dall’educazione: dal ruolo dei genitori e dell’istruzione scolastica. Noi abbiamo assistito a un trend in base al quale l’educazione, in particolare quella scolastica, si concentra sempre più sulla trasmissione di competenze e skills per poter affrontare il mondo del lavoro e poco, sempre meno, anzi quasi per niente, sui valori che devono invece animare la vita individuale, di comunità, sociale, tra i quali anche quello di pensare alle generazioni future. L’Alleanza per lo sviluppo sostenibile ha molto insistito sul fatto che la sostenibilità va letta soprattutto rispetto al predisporre una società futura con nuove generazioni che abbiano modo di realizzare un loro equilibrio e una loro serenità sulla base di quello che noi saremo in grado di dare loro. Se noi restiamo invece centrati sul nostro interesse particolare, lavorativo o di altro tipo, tutto questo passa ovviamente in seconda linea.
Si tratta quindi di un discorso culturale..
E’ assolutamente un discorso culturale e valoriale che tocca le corde più profonde dell’umanità e può essere affrontato solo con interventi di tipo culturale, valoriale e spirituale. Una strada lunga nella quale le forze vitali, che pure esistono nel paese, dovrebbero cercare un modo comune per intervenire: delle forme di alleanza per l’individuazione di contenuti.
Si è parlato nel periodo più recente di una maggiore attenzione nella scuola all’educazione civica. Nello stilare i programmi di questa “nuova educazione civica” questi valori dovrebbero essere inseriti ai primi posti.
Chi dovrebbe scendere in campo?
I soggetti della società civile, i soggetti associativi, il mondo degli insegnanti e delle famiglie. Realtà che esistono e hanno le carte in regola per affrontare bene questi temi, ma occorrono un livello di collaborazione adeguato e un’azione più coraggiosa nei confronti della comunicazione e dei mass media.
Quale ruolo per la Chiesa?
La Chiesa già svolge un ruolo di grande rilievo perché è rimasta forse l’unico soggetto vitale ad insistere su questi valori portanti, ma dovrebbe individuare strategie più efficaci e adeguate ai tempi attuali, trovando forme di collaborazione con il mondo della scuola e dei mass media che facciano breccia rispetto a questa muraglia di valori che vanno in tutt’altra direzione.
https://www.agensir.it/italia/2019/0...alleducazione/
Carla Collicelli (Roma, 26 agosto 1949) è una sociologa, accademica ed esperta di scienze sociali italiana. Laureata nel 1973 in Filosofia con indirizzo socio-psico-pedagogico presso l'Università La Sapienza di Roma col massimo dei voti, si è specializzata tra il 1974 e il 1979 a Francoforte sul Meno (Germania) presso il DIIPF (Deutsches Institut für Internationale Pädagogische Forschung), istituto universitario di ricerche sui sistemi sociali e scolastici dell'Europa. Dal 1980 al 2016 lavora al Censis, dapprima come ricercatrice, dal 1983 come responsabile del settore delle politiche sociali, dal 1993 al 2015 come vice Direttore generale e nel 2016 come Advisor scientifico. Dal 2017 è ricercatore associato presso CNR-Itb Roma, presidente del CPS dell’Istituto regionale per ciechi S. Alessio, Vice Presidente dell’Osservatorio Giovani e Alcol di Assobirra e membro del Segretariato Asvis. La sua attività di ricerca copre le seguenti aree: sviluppo sociale e sviluppo sostenibile; welfare state e politiche di protezione sociale; salute e sanità; emigrazione e Integrazione sociale; famiglia, reporting sociale. Opera come consulente libero professionista sui temi del welfare, della sanità e della salute, delle migrazioni, dello sviluppo sociale. Dal 1985 al 2015 è stata corrispondente dell'Ocse per il Sistema di osservazione permanente delle migrazioni (Sopemi). Da 1999 al 2015 è stata segretario generale del Forum per la Ricerca Biomedica. Dal 2006 è membro della Rete europea "Social Monitoring and Reporting". Dal 2016 è membro del Segretariato della Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (Asvis). È docente di Sociologia del welfare, della salute e della famiglia presso master e corsi di laurea, tra cui l'Università La Sapienza, l'Università di Tor Vergata, l'Università degli Studi Roma Tre, la Pontificia Università San Tommaso d'Aquino, il Campus Biomedico, la Lumsa. Collabora con alcuni quotidiani, tra i quali Il Sole 24 ore e l'Avvenire.
https://it.wikipedia.org/wiki/Carla_Collicelli
Come la mettiamo adesso? Ok, Conogelato è un bambino che trasmette angoscia. E Carla Collicelli?
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