certo che è tempo umano; infatti è una comunicazione all'uomo, perché capisca: ero prima di tutti;
ma guarda che questa storia del tempo, su cui ti attorcigli inutilmente, non dirime comunque nulla nella questione del libero arbitrio; e questo perché c'è un'infinità di questioni correlate che portano nella stessa direzione:
una è la necessità di Cristo, della Passione e Resurrezione; se tu neghi la predestinazione del tutto - col che sono necessari anche i carnefici, che devono fare il lavoro perché tutto si compia, e quindi non sono liberi di non eseguire il Piano - la venuta di Cristo diventa una specie di esame di riparazione per tonti, che se tali non fossero stati, si sarebbero salvati solo obbedendo alla Legge; altrimenti, perché dar loro quella Legge, se doveva rivelarsi insufficiente ? non lo sapeva prima ?
un'ipotesi del genere implicherebbe un dio che si è sbagliato, e deve correggere il Suo operato, con tanti saluti alle prerogative di perfezione, l'onnipotenza, onniscienza, ecc...
poi hai tutta una serie di passi biblici - che esterno potrebbe elencarti - oltre alla vicenda di Pietro e gli scritti di Paolo, che ho citato;
magari a te non importa nulla di tutto ciò, e io nemmeno ti biasimo; sono fatti tuoi; il punto è che io, invece, mi riferisco alla dottrina dei cristiani come scritta e sedimentata in 17 secoli, e sto solo commentando il modo in cui a suo tempo si sia cercato di salvare capra e cavoli, mettendo tutto a sistema e concludendo che, per far tornare i conti, già troppo complicati e falsati dalla copiosa dottrina, conveniva stabilire che ogni destino è già scritto;
tanto, visto che nessuno sa cosa sia scritto, non cambia nulla;
o meglio, alcune cose cambiano:
il credente non può riposare sugli allori e convincersi che gli basti un'obbedienza farisaica per sentirsi salvo; deve stare sempre sulle spine e sperare dio riuscire ad essere giusto;
d'altro canto, il prete o predicatore perde il potere di minacciare, e così si interrompe il mercimonio: tu obbedisci, mi paghi, e io ti garantisco la salvezza, con l'indulgenza;
è iniziato così, per questo motivo; Lutero, agostiniano, prima ha considerato: come puoi tu, prete, decidere della salvezza ? Dio decide della salvezza !
poi è passato alla considerazione successiva: come si arriva alla salvezza ? facendo opere buone ? certo che no, perché allora un ricco senza fede potrebbe comprarsi la salvezza, esattamente con quegli oboli !
e allora si è riletto sempre Paolo: siamo giustificati per la fede ! e ha pensato: ma questa fede si compra, te la puoi imporre, fingendoti credente ? certo che no, perché altrimenti si tornerebbe al punto di prima ! uno, spaventato dall'inferno, si potrebbe fingere credente per compiacere Dio, senza davvero credere in quella Giustizia come necessaria, giusta;
e ha riletto di nuovo Paolo: non c'è merito nella fede, non vi vantate ! e via col discorso del Vasaio, ecc...
questo fa molto scandalo, perché da sempre i credenti, tanto quelli che osservavano la Legge ebraica, quanto poi i cristiani, tendono a vantarsi della loro fede, sbandierandola al mondo come superiorità morale, probità;
e togliere dalle mani questa clava infastidisce tanti, tantissimi, pronti a puntare il dito sull'infedele, il non credente, il diversamente credente, quello che appare più tiepido, nella rincorsa a chi esibisce più purezza e si sente inquisitore; oggi quella storia la vedi più tra gli islamici, perché in certi paesi la religione è ancora centrale e le dinamiche si ripetono, in un modo che da noi non avviene più;
poi, ovviamente in quel contesto di 5 secoli fa si sono pure massacrati, per un secolo e mezzo, proprio perdendo di vista il punto, anche perché nella questione è entrata la politica;
ma la religiosità moderna nasce da lì, e non è che la cosa possa essere ignorata e tantomeno sminuita o banalizzata, a prescindere che piaccia o meno.