Originariamente Scritto da
axeUgene
hmmmm... io sono quasi certo che tutto questo sia un gran falso, risultato della necessità di strutturare una condizione di vivibilità ad un istituto/coppia che ha attraversato la rivoluzione della seconda metà del secolo scorso;
come tutti i falsi ben fatti, contiene una parte di verità, ma ne omette altre; non la voglio fare lunga, ma se tu vai a descrivere in dettaglio quello che succede in quelle due fasi che descrivi, ti accorgi che in effetti non ci puoi davvero mettere niente di davvero rilevante, che spiega in modo funzionale se una cosa ha senso, oppure no;
già dovremmo partire da un dato biologico - qui è contenta Vega
ci siamo evoluti per un milione di anni sbattendocene riccamente il caxxo di chi fosse figlio di chi; la biologia, l'istinto, ci spinge a fare figli diversi con partner diversi ogni 3,4,5 anni; la coppia stabile inizia quando l'agricoltura e il possesso della terra, trasmissibile, metteva in connessione la sopravvivenza del proprio patrimonio biologico a quella ricchezza; prima si trombava allegramente, a tiro di dadi, e si è continuato a farlo anche dopo, ma con vincoli diversi;
pertanto, questa ideologia culturale dei sentimenti, dovrebbe prevedere la censura di quel periodico istinto, quella "scossa"; magari si può pure, ma a che prezzo e come ?
puoi chiedere a due che si sono innamorati a 25 anni che per tutta la vita dai 30 in poi dovranno sublimare con altro quell'impulso vitale ?
boh ?! forse sì, ma in quali condizioni la cosa può funzionare senza ammazzarti di depressione ? se hai pranzato sulla spiaggia con grigliata e frittura, ci stai tutta la vita a stelline in brodo col formaggino ?
io non sarei capace nemmeno oggi, a 60 anni e la comprensibile esigenza di una compagna-badante
che sono sti "sentimenti che dovrebbero
subentrare con la fine della passione ? boh ?! io non lo so, davvero;
la mia esperienza è che quelle che mi sono piaciute le tromberei ancora oggi, con tutte le rughe, e parlo per esperienza; e che quel sentimento non finisce, anche se finisce la storia; quello che raccontavo a Bau, del ridere, non è solo ridere;
non avevo messo bene a fuoco, è venuto fuori il ricordo, tipo seduta di analisi, ma in quella risata c'è l'unica cosa che posso ammettere come "amore": cioè quello sguardo che accompagna la risata di consapevolezza di essere accettati con quel difetto, e che l'altro è a sua volta consapevole di quella consapevolezza;
quel momento è diventa uno spazio che resta, e viene sempre cercato o rimane come punto di riferimento; posso scommettere entrambe le palle che chi lo ha vissuto con me se ne ricorda bene, così come io mi ricordo di quel riconoscimento che ha liberato me, malgrado poi le cose possono diventare impossibili o troppo difficili;
ma questa non è affatto una cosa automatica; a me è capitata con due donne già di loro sul pezzo delle psico-pippe, cioè in qualche modo preparate a vedere un loro bisogno e capire più o meno coscientemente il momento di appagamento, registrarlo mentalmente come un'acquisizione, e in quella respirare e liberare energia;
guarda che non è una cazzata di fantasia questa; io ho fatto l'esperimento, chiedendo: chi ha vissuto quel momento, in quel modo, ci mette una frazione di secondo a dirti che ha vissuto quel tratto di felicità/liberazione; gli altri stanno lì a domandarsi per mezz'ora che minchia gli stai chiedendo.