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Risultati da 91 a 105 di 107

Discussione: Giusto per capire, ma i tentativi nella vita che scopo hanno?

  1. #91
    Opinionista L'avatar di Vega
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    Occhio che la giustizia è femmina, vedi Dike e Atena
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  2. #92
    Opinionista L'avatar di axeUgene
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    Citazione Originariamente Scritto da conogelato Visualizza Messaggio
    Perfetto! Di nuovo concordo con te, la Missione Educativa è assolutamente paritetica ma

    "Nell'uomo è scritto il Nomos, la legge, la regola: questo principalmente dovrebbe essere il padre. È un compito importante e anche faticoso, perché quasi sempre è più facile dire sì che no alle richieste dei figli. Il padre indica la strada, consiglia, aiuta a scegliere, orienta. Il padre propone valori e obiettivi. E deve farlo nella libertà del figlio, quello che Giussani chiamava rischio educativo. Rischio che una madre spesso non ha il coraggio di correre, più ansiosa e spaventata.
    Costanza Miriano
    cioè, sta deficiente sostiene che la donna sarebbe biologicamente meno moralmente autorevole dell'uomo, e trova pure un seguito;
    non mi va di cercare le statistiche, ma credo che gli uomini che commettono reati siano molte volte la misura delle donne;
    davvero, l'idiozia è un abisso senza fine;
    Non so se sei esperta di calcio, ma la "missione" di una squadra è fare gol. Ora, il merito di un gol non è solo del centravanti, ma di tutti, anche di chi gli ha crossato il pallone, anche di chi difendendo lo ha sottratto all'avversario....
    In una Famiglia accade la stessa cosa. Tutti sono utili, a patto di giocare ognuno nel proprio ruolo.
    certo, così se un bischero ha trovato bravo qualche portiere argentino, si trova Maradona e lo mette in porta
    c'� del lardo in Garfagnana

  3. #93
    Opinionista L'avatar di Vega
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    sta deficiente
    Non le fare troppi complimenti
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  4. #94
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    -
    Ultima modifica di Vega; Ieri alle 08:49
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  5. #95
    la viaggiatrice L'avatar di dark lady
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    La vita è fatta di scelte e i tentativi questo sono.
    Ma per scegliere bisogna ben valutare, consci di come si è e delle proprie forze.
    Può anche non andare benissimo, anche male. Ma quel che conta è che nell'attimo che si è fatta la scelta fosse la cosa giusta da fare in quel momento.
    Le condizioni possono cambiare, nulla è immutabile e per sempre.
    L'importante è stato crederci e impegnarsi per l'obbiettivo.
    I fallimenti insegnano molto di più delle vittorie. A loro modo sono una risorsa impagabile, molto più della teoria spicciola dei "bisognerebbe", dei "se" e dei "ma".
    Verissimo: non è mai tempo perso, è un setaccio che consente di conoscersi e di affinarsi.
    Assolutamente d'accordo su tutto.
    E sono d'accordo anche sul fatto che uno prima di buttarsi in qualcosa deve essere conscio delle proprie forze. A Me sarebbe piaciuto imparare a pilotare elicotteri, ma ho problemi di vista che non mi danno accesso a determinate carriere. Ne ho preso atto e ovviamente non ho percorso quelle strade, anche se mi sarebbe piaciuto.
    “Io e il mio gatto... siamo due randagi senza nome che non appartengono a nessuno e a cui nessuno appartiene” [cit. Colazione da Tiffany]

    Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità [cit: Manifesto futurista] .

  6. #96
    la viaggiatrice L'avatar di dark lady
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    Citazione Originariamente Scritto da axeUgene Visualizza Messaggio
    cioè, sta deficiente sostiene che la donna sarebbe biologicamente meno moralmente autorevole dell'uomo, e trova pure un seguito;
    non mi va di cercare le statistiche, ma credo che gli uomini che commettono reati siano molte volte la misura delle donne;
    davvero, l'idiozia è un abisso senza fine;

    certo, così se un bischero ha trovato bravo qualche portiere argentino, si trova Maradona e lo mette in porta
    Minchia, ma veramente.
    Sta cosa che l'autorità debba essere appannaggio dell'uomo e l'accoglienza delle donne mi fa accapponare la pelle.
    Anche perché fa parte della stessa ideologia patriarcale secondo cui la donna deve pensare alla casa e ai figli e l'uomo a portare a procacciare il cibo. Troppa gente è ancora ferma ai tempi delle caverne.
    La cosa grave è che, se vai un po' sui social, è pieno di gente che ancora si fa traviare da questa mentalità antiquata. Anche giovanissimi. Invece che evolvere, torniamo indietro.
    “Io e il mio gatto... siamo due randagi senza nome che non appartengono a nessuno e a cui nessuno appartiene” [cit. Colazione da Tiffany]

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  7. #97
    Scusate la mia giullaraggine. Non conosco né romanzetti di Liala , né la versione "social-familiare" dell'ultimo "mito copincollereccio" di cono.
    Posso suggerire "Il secondo sesso" di una tale Simona del Belvedere?...Si, per chi conosce il francese : "Le deuxieme sexe" di Simone de Beauvoir.
    Non copincollo, ma riassumo:

    L’emancipazione della donna passa per la liberazione dalla funzione “familiare” imposta. Solo quando la donna potrà scegliere se essere madre, moglie, amante o nessuna di queste cose, e solo quando potrà essere persona prima che ruolo, allora sarà davvero libera.

  8. #98
    Opinionista L'avatar di axeUgene
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    Minchia, ma veramente.
    Sta cosa che l'autorità debba essere appannaggio dell'uomo e l'accoglienza delle donne mi fa accapponare la pelle.
    Anche perché fa parte della stessa ideologia patriarcale secondo cui la donna deve pensare alla casa e ai figli e l'uomo a portare a procacciare il cibo. Troppa gente è ancora ferma ai tempi delle caverne.
    occhio, perché qui ti sfugge la gravità del genus ideologico:

    il patriarcato che ci vedi è un assetto pragmatico e - in buona misura - funzionale e condiviso, piaccia o meno; a noi occidentali in una certa misura scandalizza, ma lo percepiamo come negoziabile ed emendabile;

    ma la qualità ideologica dei carismi non è pragmatica, ma tassonomica; non si fonda su un criterio elastico di opportunità, ma su un principio di determinismo biologico, tipo razzismo gerarchico, col genere al posto della razza;

    col patriarcato si afferma che conviene un certo assetto, ma si accetta che in via di principio siamo pari; sì, per la gente comune va bene la tradizione, ma tra le elites non è uno scandalo la donna competitiva e potente;

    mentre coi carismi si sovverte il principio - per me, non-negoziabile - di uguaglianza per nascita; nel patriarcato, se tu sei forte e ti imponi, hai un certo margine di auto-determinazione;
    coi carismi, in via di formulazione generale, no; vieni limitata nella capacità formale per il fatto di essere nata donna, indipendentemente dalle tue capacità e decisioni;
    guarda che è un'enormità sotto il profilo ideologico; dalla Rivoluzione francese, finito il Nazismo, è l'unica ideologia che postuli un determinismo biologico-morale che intende produrre gerarchie.
    c'� del lardo in Garfagnana

  9. #99
    la viaggiatrice L'avatar di dark lady
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    occhio, perché qui ti sfugge la gravità del genus ideologico:

    il patriarcato che ci vedi è un assetto pragmatico e - in buona misura - funzionale e condiviso, piaccia o meno; a noi occidentali in una certa misura scandalizza, ma lo percepiamo come negoziabile ed emendabile;

    ma la qualità ideologica dei carismi non è pragmatica, ma tassonomica; non si fonda su un criterio elastico di opportunità, ma su un principio di determinismo biologico, tipo razzismo gerarchico, col genere al posto della razza;

    col patriarcato si afferma che conviene un certo assetto, ma si accetta che in via di principio siamo pari; sì, per la gente comune va bene la tradizione, ma tra le elites non è uno scandalo la donna competitiva e potente;

    mentre coi carismi si sovverte il principio - per me, non-negoziabile - di uguaglianza per nascita; nel patriarcato, se tu sei forte e ti imponi, hai un certo margine di auto-determinazione;
    coi carismi, in via di formulazione generale, no; vieni limitata nella capacità formale per il fatto di essere nata donna, indipendentemente dalle tue capacità e decisioni;
    guarda che è un'enormità sotto il profilo ideologico; dalla Rivoluzione francese, finito il Nazismo, è l'unica ideologia che postuli un determinismo biologico-morale che intende produrre gerarchie.
    Ci ho aperto una discussione ad hoc, perché stavamo andanto fuori tema.
    “Io e il mio gatto... siamo due randagi senza nome che non appartengono a nessuno e a cui nessuno appartiene” [cit. Colazione da Tiffany]

    Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità [cit: Manifesto futurista] .

  10. #100
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    Minchia, ma veramente.
    Sta cosa che l'autorità debba essere appannaggio dell'uomo e l'accoglienza delle donne mi fa accapponare la pelle.
    Anche perché fa parte della stessa ideologia patriarcale secondo cui la donna deve pensare alla casa e ai figli e l'uomo a portare a procacciare il cibo. Troppa gente è ancora ferma ai tempi delle caverne.
    occhio, perché qui ti sfugge la gravità del genus ideologico:

    il patriarcato che ci vedi è un assetto pragmatico e - in buona misura - funzionale e condiviso, piaccia o meno; a noi occidentali in una certa misura scandalizza, ma lo percepiamo come negoziabile ed emendabile;

    ma la qualità ideologica dei carismi non è pragmatica, ma tassonomica; non si fonda su un criterio elastico di opportunità, ma su un principio di determinismo biologico, tipo razzismo gerarchico, col genere al posto della razza;

    col patriarcato si afferma che conviene un certo assetto, ma si accetta che in via di principio siamo pari; sì, per la gente comune va bene la tradizione, ma tra le elites non è uno scandalo la donna competitiva e potente;

    mentre coi carismi si sovverte il principio - per me, non-negoziabile - di uguaglianza per nascita; nel patriarcato, se tu sei forte e ti imponi, hai un certo margine di auto-determinazione;
    coi carismi, in via di formulazione generale, no; vieni limitata nella capacità formale per il fatto di essere nata donna, indipendentemente dalle tue capacità e decisioni;
    guarda che è un'enormità sotto il profilo ideologico; dalla Rivoluzione francese, finito il Nazismo, è l'unica ideologia che postuli un determinismo biologico-morale che intende produrre gerarchie.
    c'� del lardo in Garfagnana

  11. #101
    Opinionista L'avatar di Astrid
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    Perfetto! Di nuovo concordo con te, la Missione Educativa è assolutamente paritetica ma

    "Nell'uomo è scritto il Nomos, la legge, la regola: questo principalmente dovrebbe essere il padre. È un compito importante e anche faticoso, perché quasi sempre è più facile dire sì che no alle richieste dei figli. Il padre indica la strada, consiglia, aiuta a scegliere, orienta. Il padre propone valori e obiettivi. E deve farlo nella libertà del figlio, quello che Giussani chiamava rischio educativo. Rischio che una madre spesso non ha il coraggio di correre, più ansiosa e spaventata. Il padre, sicuro della sua proposta, ha anche il coraggio, a un certo punto, di stare in panchina, da dove si può solo guardare, di lasciar andare il figlio, dopo avergli dato chiaramente le coordinate....
    I valori vengono motivati, il ragazzo viene accompagnato con fiducia e stima, con il buon esempio, con l'ascolto, con un clima sereno in famiglia. E questa è una cosa che i genitori fanno in due, ma quando il figlio deve andare, è il padre che gli dà il coraggio. Perché lui è stato la regola. All'occorrenza il padre deve anche saper essere misericordioso, come quello del Figliol Prodigo, ma che misericordia ci può essere se non c'è legge? Cosa perdoni se non sai cosa è stato trasgredito? Della crisi educativa sono responsabili i padri che non fanno più i padri e le madri che non li aiutano a spendere i loro talenti. Perché non si può chiedere a un babbo di essere babysitter e anche autorevole....
    Ho chiesto ai miei figli che differenza c'è fra me e il padre: "La mamma rompe, ci rimugina, poi si scorda tutto. Il babbo no, se dice una cosa è quella!"
    Direi che più o meno ci siamo"


    Costanza Miriano

    Non so se sei esperta di calcio, ma la "missione" di una squadra è fare gol. Ora, il merito di un gol non è solo del centravanti, ma di tutti, anche di chi gli ha crossato il pallone, anche di chi difendendo lo ha sottratto all'avversario....
    In una Famiglia accade la stessa cosa. Tutti sono utili, a patto di giocare ognuno nel proprio ruolo.
    E quindi se la missione educativa deve essere paritetica, non sono paritetici anche i genitori?
    Tu pensa che in famiglia ero io quella che "se dice una cosa è quella!" e a ribadirlo era spesso mia figlia, a suo padre, per ricordargli la mia autorevolezza.
    Ma ti assicuro che sono anche comprensiva e accogliente, oltre che decisa e consapevole.
    Credo sia stato il collegio - ecclesiastico - a darmi questo imprinting. Collegio che scelsi io di frequenatare e che, già all'epoca, era all'avanguardia per modernità - pensa che avevo una preside fantastica, una romanaccia. iper pratica e per nulla talebana, con un'apertura mentale superiore.
    Quindi il padre propone valori (la madre non ne ha di valori? La donna è un essere inferiore e di basso spessore, poverina: ma per nascita, per scelta, per imposizione sociale o investitura divina?). Del resto restando sempre chiusa in casa che strade vuoi che conosca? E che possa, di conseguenza, indicare?
    Quindi la madre, in tutto questo ruolo di squadra, quale ruolo giocherebbe (a parte portarselo in grembo 9 mesi, partorirlo, accudirlo, perderci forse e sonno, insegnargli a camminare, parlare, diventare autosufficiente, accompagnarlo a scuola, seguirlo nei compiti, seguirlo nelle varie attività formative post scolastiche, ... tutta roba pratica, manovalanza.
    Mentre il padre, l'autorevole, si dedica a cosa esattamente?
    Chi ha l'autorità? E da cosa deriva?
    Credo sia molto più autorevole una madre che si fa in mille che un padre che filosofeggia.
    "Si fa così", "Si fa cosà", "Si deve pensare così", "Non si deve pensare cosà".
    Certo, due genitori paritetici, che fanno le cose con rispetto e coscienza, senza imporre nulla ma comportandosi a modo, sono decisamente più educativi di altri due "arruolati" pro genere, pro mission, e magari non pro quota.
    Il padre padrone è fuori moda da parecchio. Appartiene a un'epoca in cui si facevano ragionare i figli con la cinghia e a scuola erano permessi ceffoni e bacchettate.
    La madre sottomessa idem. Forse in alcune culture, dove si negano ancora i diritti base alle donne e dove la sovranità patriarcale governa su basi religiose, non sociali.
    L'esempio del calcio, riferito a una famiglia non calza. I figli non sono goal.
    La vita non è un driblig contro qualcuno per fare rete nella propria metà campo. I ruoli del calcio sono definiti e specialistici: prova a mettere un portiere a fare l'attaccante e poi vediamo come finisce.
    Nell'educazione dei figli nessuno è portiere, attaccante o difensore.
    Si è tutti centrocampisti. Si dà ciascuno il proprio per aiutare il figlio a trovare la sua direzione. Che poi faccia goal nella porta di sinistra o in quella di destra è giusto che sia una sua scelta.
    Perchè un essere umano che non viene educato a scegliersi la sua strada da solo sarà un uomo senza apertura mentale e senza senso critico. Un giocattolo nelle mani dei poteri forti, delle fake news e di ciò che non conosce. Schiavo di convinzioni altrui e senza una sua personalità definita.
    Il padre che descrivi tu è un manipolatore, non un educatore.
    E a guardare bene sembra anche un sessista, autoritario (non autiorevole).

  12. #102
    Cosmo-Agonica L'avatar di Bauxite
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    Citazione Originariamente Scritto da restodelcarlino Visualizza Messaggio
    Scusate la mia giullaraggine. Non conosco né romanzetti di Liala , né la versione "social-familiare" dell'ultimo "mito copincollereccio" di cono.
    Posso suggerire "Il secondo sesso" di una tale Simona del Belvedere?...Si, per chi conosce il francese : "Le deuxieme sexe" di Simone de Beauvoir.
    Non copincollo, ma riassumo:

    L’emancipazione della donna passa per la liberazione dalla funzione “familiare” imposta. Solo quando la donna potrà scegliere se essere madre, moglie, amante o nessuna di queste cose, e solo quando potrà essere persona prima che ruolo, allora sarà davvero libera.
    Direi che :" passa attraverso l'ibernazione della funzione familiare imposta"

  13. #103
    Opinionista L'avatar di Vega
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    Mmmmhhhh...che poi qualcuno la toglie dal surgelatore. Meglio la disintegrazione
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  14. #104
    Opinionista L'avatar di Vega
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  15. #105
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    E quindi se la missione educativa deve essere paritetica, non sono paritetici anche i genitori?
    Tu pensa che in famiglia ero io quella che "se dice una cosa è quella!" e a ribadirlo era spesso mia figlia, a suo padre, per ricordargli la mia autorevolezza.
    Ma ti assicuro che sono anche comprensiva e accogliente, oltre che decisa e consapevole.
    Credo sia stato il collegio - ecclesiastico - a darmi questo imprinting. Collegio che scelsi io di frequenatare e che, già all'epoca, era all'avanguardia per modernità - pensa che avevo una preside fantastica, una romanaccia. iper pratica e per nulla talebana, con un'apertura mentale superiore.
    Quindi il padre propone valori (la madre non ne ha di valori? La donna è un essere inferiore e di basso spessore, poverina: ma per nascita, per scelta, per imposizione sociale o investitura divina?). Del resto restando sempre chiusa in casa che strade vuoi che conosca? E che possa, di conseguenza, indicare?
    Quindi la madre, in tutto questo ruolo di squadra, quale ruolo giocherebbe (a parte portarselo in grembo 9 mesi, partorirlo, accudirlo, perderci forse e sonno, insegnargli a camminare, parlare, diventare autosufficiente, accompagnarlo a scuola, seguirlo nei compiti, seguirlo nelle varie attività formative post scolastiche, ... tutta roba pratica, manovalanza.
    Mentre il padre, l'autorevole, si dedica a cosa esattamente?
    Chi ha l'autorità? E da cosa deriva?
    Credo sia molto più autorevole una madre che si fa in mille che un padre che filosofeggia.
    "Si fa così", "Si fa cosà", "Si deve pensare così", "Non si deve pensare cosà".
    Certo, due genitori paritetici, che fanno le cose con rispetto e coscienza, senza imporre nulla ma comportandosi a modo, sono decisamente più educativi di altri due "arruolati" pro genere, pro mission, e magari non pro quota.
    Il padre padrone è fuori moda da parecchio. Appartiene a un'epoca in cui si facevano ragionare i figli con la cinghia e a scuola erano permessi ceffoni e bacchettate.
    La madre sottomessa idem. Forse in alcune culture, dove si negano ancora i diritti base alle donne e dove la sovranità patriarcale governa su basi religiose, non sociali.
    L'esempio del calcio, riferito a una famiglia non calza. I figli non sono goal.
    La vita non è un driblig contro qualcuno per fare rete nella propria metà campo. I ruoli del calcio sono definiti e specialistici: prova a mettere un portiere a fare l'attaccante e poi vediamo come finisce.
    Nell'educazione dei figli nessuno è portiere, attaccante o difensore.
    Si è tutti centrocampisti. Si dà ciascuno il proprio per aiutare il figlio a trovare la sua direzione. Che poi faccia goal nella porta di sinistra o in quella di destra è giusto che sia una sua scelta.
    Perchè un essere umano che non viene educato a scegliersi la sua strada da solo sarà un uomo senza apertura mentale e senza senso critico. Un giocattolo nelle mani dei poteri forti, delle fake news e di ciò che non conosce. Schiavo di convinzioni altrui e senza una sua personalità definita.
    Il padre che descrivi tu è un manipolatore, non un educatore.
    E a guardare bene sembra anche un sessista, autoritario (non autiorevole).
    È l'esatto contrario invece! Non si tratta di stabilire cosa possa o debba fare la Donna, cosa possa o debba fare l'Uomo: chiaramente tutto. Si tratta invece di creare e assecondare l'Armonia fra i due universi, fra le due diverse sensibilità femminili e maschili...
    Continuiamo pure con la metafora calcistica: perché esistono i ruoli? Perché a ciascuno viene assegnato il compito verso il quale è più portato naturalmente? Pelé non lo potevi mettere in porta, Zoff non lo potevi schierare centravanti. Se non recuperiamo i Carismi, le stupende e meravigliose peculiarità femminili e maschili, entrambi (l'Uomo e la Donna, il Padre e la Madre, il Marito e la Moglie) non si riconosceranno più. Infatti oggi la crisi di genere, la crisi dei rapporti affettivi muove proprio da questo: una gigantesca confusione di ruoli!
    amate i vostri nemici

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