Citazione Originariamente Scritto da Lilia Visualizza Messaggio
@ Axe.

Axe, ma a prescindere dalla fede, per ottenere un premio bisogna soffrire,
il buon Mennea soffriva prima di una gara e poi veniva premiato, e così per
tutti gli atleti vari, senza sofferenza, non c'è premio.
questa non è "sofferenza" ma remunerazione - probabile, gestibile, pianificabile - di un investimento; peraltro, chiunque si dia una disciplina in questo senso, in realtà prova piacere nello sforzo, così come nella procrastinazione stessa del piacere;
visto che citi Leopardi, pensa al Sabato del villaggio, che non è il momento della festa, ma quello dell'aspettativa;

Citazione Originariamente Scritto da Lilia Visualizza Messaggio
@ Axe.
Cinesina o no, questo concetto è espresso anche da Leopardi che dice che
la pace si ha solo quando si smette d soffrire per un po'..., quando si è liberi
dal dolore.
appunto, è Leopardi; non uno che ti dice che quella sofferenza, quella vera, esistenziale e angosciata, te la propina un dio buono e misericordioso;
una rimozione così, da te, me l'aspetterei poco;

ma poi devi fare anche i conti con tutta la psicologia, la comunissima sofferenza auto-inflitta come parafulmine dei sensi di colpa, che è una delle pulsioni più note e radicali, arcaiche:
di fronte all'angoscioso timore della punizione ignota e imprevedibile, la persona si procura un male autogestito vivendo in modo sofferente, ma illudendosi del controllo, come se il posto che quella sofferenza autoindotta occupasse quello spazio di sofferenza temuta e incombente;

c'è anche la valenza aggressiva della sofferenza, il desiderio di potenza dell'asceta, che si procura le privazioni per mostrare la sua potenza morale di fronte ai "deboli" e che così si gratifica, si sente migliore e in posizione di autorità;

non si possono citare a casaccio e in modo disordinato concetti che appartengono a cosmogonie diverse, come lo stoicismo, il Vangelo - che è già ambiguo di suo - senza un senso unitario;

se uno mi viene a postulare una cosmogonia, cui si aggancia una morale - non importa se religiosa o laica - tutto il sistema deve avere una sua coerenza logica, altrimenti, invece di fornirmi una guida che trova una corresponsione nel mio sentimento e nella mia coscienza, mi crea una nevrosi o una repulsa;

in concreto, a me, e ad altri, viene detto da dettato evangelico che sono un peccatore se lascio alla mia compagna la libertà di non volermi più; che in caso di malattia terminale non dovrei aver il diritto di decidere, ma far decidere altri;
legge incomprensibile per la coscienza e per la logica; anche perché ci sarà sempre qualcuno disposto a perorare sofferenze più radicali come quelle giuste e dovute: tutti asceti; tutti con lo stipendio e lo stile di vita dei raccoglitori di pomodori; tutti a lavorare a piedi, sveglia alle 4 di mattina, 25 + 25 km ogni giorno, ché fa bene alla salute; niente riscaldamento in casa, acqua dal pozzo; perché no ?

se uno decide che se ho la sla devo passare anni immobile a letto ancorando i miei cari senza poter decidere, avrò l'autorità per dire a mia volta a quali sofferenze debbano sottoporsi i miei censori, no ?

no, no... le idee devono essere coerenti.