questo potrebbe essere al netto del resto delle cose affermate, in cui emerge sempre la negazione della centralità del sentimento, il quale va messo da parte nel momento in cui si contrae matrimonio;
quando non eri ancora nel forum, Cono ha scritto e ribadito che mai prenderebbe le parti di una sua figlia che intendesse divorziare;
il paragone è solo per esemplificare la parcellizzazione, non certo per accostare al nazismo;In effetti trovo il paragone col nazismo eccessivo, l'amore è un buon sentimento, non sempre il desiderio verso una donna( ma anche un uomo) è amore, il possesso non è amore.
bisogna vedere cosa s'intende, perchè se c'è ancora un sentimento reciproco, cercare di appianare incomprensioni, di riaprire un dialogo, insomma di tentare un riavvicinamento ci può stare, pretendere di essere amati, ricambiati, soprattutto quando una storia è finita da parte di uno dei due, no.
Le dinamiche psicologiche che portano alla violenza, al possesso, incapacità di lasciar andare, sono più complesse dell'esempio che fai tu, e spesso affondano le radici nell'infanzia nei modelli famigliari e paura dell'abbandono.
certo, la violenza, come ho scritto, è patologica e modulata da altre circostanze;
io mi riferivo all'ordinario di relazione, un'area grigia molto più comune, in cui la relazione stessa viene immaginata attraverso il filtro di idee, miti, esempi, che producono effetti; per sapere quel è la cosa giusta da fare, spesso bisogna aver operato un filtro a priori, un protocollo, perché nel momento critico facilmente si viene presi dalla percezione istintiva, dall'emotività, ecc...







					
					
					
						
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