Socotra Emirati Arabi Uniti

Gli Emirati Arabi Uniti occupano Socotra, ed è più grave di quello che può sembrare

Politica

Socotra è un arcipelago localizzato al largo del Corno d’Africa e appartenente allo Yemen, paese dove infuria dal 2014 una guerra civile che non sta esattamente trovando molta attenzione sui media tradizionali.

Notoriamente la guerra civile è divisa tra fazioni (tra le quali gruppi fedeli all’ISIS) supportate da diversi paesi esteri, fra i quali gli Stati Uniti, l’Arabia Saudita, nonché il piccolo ma ricco e influente Stato degli Emirati Arabi Uniti (Abu Dhabi, Dubai, per intenderci).

Tutto nella norma delle dinamiche della geopolitica internazionale post guerra fredda. Sennonché pochi giorni fa un contingente militare degli EAU è arrivato a Socotra per occuparla deliberatamente come se fosse in guerra con lo Yemen. È, d’altro canto, a tutti gli effetti un atto di guerra.

L’isola di Socotra è sotto il completo controllo dei militari emirini e per togliere ogni dubbio hanno anche affisso le bandiere nazionali sugli edifici pubblici. Al contempo su siti di informazione emirini sono apparsi articoli di dubbia veridicità secondo i quali i residenti dell’isola sarebbero scesi in strada per manifestare il loro supporto ai militari.

Il fatto curioso è che gli Emirati Arabi sono tecnicamente alleati del governo di Sana’a (capitale dello Yemen) e teoricamente il loro sforzo militare dovrebbe essere meramente orientato a sconfiggere i ribelli Houthi. In questa ottica l’occupazione di Socotra non avrebbe alcun senso, essendo l’isola l’unico territorio yemenita effettivamente escluso dagli scontri.

Le proteste del governo yemenita non hanno trovato al momento una replica ufficiale dal governo di Abu Dhabi, c’è tuttavia da aspettarsi che gli emirini si nasconderanno dietro il proverbiale dito (una fantomatica presenza di ribelli nell’isola) per giustificare un vero e proprio tentativo di annessione di un territorio sul quale non avrebbero tralaltro alcuna rivendicazione (è pure significativamente distante dal Golfo Persico).

D’altronde, che può fare un governo (debole) in piena guerra civile? Muovere guerra a sua volta? Sicuramente quella degli Emirati Arabi appare come una mossa cinica ma è completamente illegale sul piano degli accordi internazionali e non dovrebbe poter trovare riconoscimento internazionale.

Il problema per lo Yemen è che anche a voler portare la questione all’ONU, non dovrebbe essere difficile per l’EAU trovare un membro del Consiglio di Sicurezza (USA, Russia, Cina, Gran Bretagna, Francia) disposto a porre il veto a una risoluzione militare per interrompere l’occupazione dell’isola. Storicamente gli Emirati Arabi sono legati alla Gran Bretagna e negli ultimi decenni sono via via sempre più vicini all’orbita degli Stati Uniti, non c’è quindi ragione di ritenere che non siano gli statunitensi a difendere l’apparentemente indifendibile mossa di Abu Dhabi, a maggior ragione con l’amministrazione Trump in sella. In caso contrario nell’attuale scenario che vede tre potenze sempre più equilibrate (USA, Russia e Cina) non v’è dubbio che le altre due non perderebbero occasione per acquisire un nuovo alleato. Soprattutto la Cina, la quale capisce bene l’importanza degli avamposti militari molto al largo dalle proprie coste…

In conclusione, perché è così grave? Perché si tratta di un precedente sostanzialmente inaudito nella storia recente. La memoria può andare indietro alla Crimea, atto certamente grave, ostile e sufficiente a scatenare una guerra che certamente l’Ucraina non si sarebbe potuta permettersi (non senza la NATO), ma compiuto in punta di diritto internazionale: i miliziani in Crimea erano certamente militari russi, ma resi irriconoscibili sul piano formale; la Crimea ha disposto un plebiscito (manovratissimo) per l’indipendenza; l’annessione alla Russia è stata effettuata dopo che la Crimea si era dichiarata stato sovrano, benché solo pro forma. La sostanza era chiara, ma la Russia si è mossa con la dovuta cautela, inoltre va ricordato che la Crimea era storicamente una regione russa a grande maggioranza di russofoni.

Socotra invece pone un precedente gravissimo che potrebbe a tutti gli effetti concludersi con l’acquisizione di un territorio che non avrebbe alcun titolo ad essere legato agli Emirati Arabi Uniti. Se poi negli anni dovesse arrivare anche il riconoscimento internazionale (ben poco scontato, si veda il Somaliland o le repubbliche secessioniste georgiane) si potrebbe aprire una nuova stagione geopoltica di grande instabilità.