
Originariamente Scritto da
axeUgene
no; se Dio conosce
in anticipo - prescienza - non si tratta di "possibilità", potenzialità, ma di effettività, atto, determinato;
se un futuro è noto ad un entità qualsiasi, vuol dire anche che esso non è modificabile;
certo che no; l'onniscienza implica la
pre-scienza, conoscere in anticipo; la cosa è tanto plateale che è persino prerogativa dello stesso Gesù, il quale sa che Pietro lo rinnegherà tre volte prima del nuovo giorno; e così avviene; mica tira a indovinare...
per capire la questione nei suoi termini concettuali devi tornare all'origine della nozione di divinità:
in principio, nel paganesimo, si antrpomorfizzavano le divinità, attribuendo loro volontà e caratteri di tipo umano, precetti a fronte di remunerazione, ecc...
questo bastava, e questo è stato conservato nel monoteismo originario, che ha avuto un'evoluzione mistica e irrazionalista; la reazione ebraica all'ellenizzazione del pensiero è stata sempre quella del paradosso, di cui VT e NT sono pieni;
il paradosso, ha come effetto la relativizzazione della Legge: quando Gesù dice
il Sabato per l'uomo o
che la destra non sappia... si tratta di una tipica modalità sapienziale ebraica, che rimanda la palla al devoto, perché il processo antropocentrico era già in pieno compimento in quella tradizione;
ora, nel momento in cui Paolo esporta questo corpus mistico-normativo nel mondo dei gentili ellenizzati, si trova di fronte alla necessità di comunicare un qualcosa a cui quel mondo non è predisposto, perché già intriso da secoli di paradigmi razionalistici;
spiegare ex-novo tutto l'ambaradan è stata la croce della nascente Chiesa, che non partiva da un sentire monoteista radicato e addestrato; perciò, quel costrutto del dio antropomorfo, per la prima volta incontrava tutte le possibili obiezioni razionali di un radicato pensiero filosofico;
siccome il punto era quello di sovrapporre un dio più autorevole e potente di quelli pagani, l'antropomorfismo divino diventava un tallone d'Achille; il filosofo pagano, ma anche la persona semplicemente istruita a Roma, Atene o Alessandria, avrebbe obiettato un po' su tutto;
così, una volta descritto nei concilii un dio perfetto, creatore onnipotente e onnisciente, agganciato alla Legge ebraica, diventava un problema spiegare come quella legge, da perfetta che doveva essere, si fosse dovuta emendare con Cristo;
siccome Dio non poteva essersi sbagliato, si è detto che il motivo era la deriva negativa del "suo" popolo; ma, fatta la pentola, mancava il coperchio, e l'obiezione era: ma questo dio così perfetto, non s'era detto che sapeva tutto in anticipo ?
come può essere stato sorpreso dall'andazzo, come un monarca qualsiasi ? e così via...
per questo tutta la teologia medievale è andata di rincorsa sulla questione di de-umanizzare la divinità, definendone in modo sempre più sofisticato la natura trascendente, dovendo argomentare in modo sofisticatissimo la struttura dogmatica, ecc...
ma il problema, come sempre, era che più venivano superfetate nozioni logiche, più la stessa logica metteva in evidenza gli originali paradossi discesi dall'umanizzazione della divinità;
di recente, Papa Ratzi, in un discorso a Ratisbona, invitava a de-ellenizzare il Vangelo; non stiamo parlando di un fesso.