Originariamente Scritto da
conogelato
Noi genitori italiani siamo meravigliosi in quanto a dedizione e accudimento, talvolta addirittura eroici, come tutti quei papà e quelle mamme che aspettavano in auto davanti alla discoteca di Corinaldo, o addirittura li avevano accompagnati all’interno come la povera Eleonora, morta mentre proteggeva la sua bambina dalla calca. Ma quanti di noi conoscevano, prima di aver sentito i racconti dei sopravvissuti, il grado di sfruttamento commerciale cui possono essere esposti i nostri ragazzi, adulati e adescati perché formidabili consumatori, stipati come carne da biglietto in un capannone, con tutto l’occorrente necessario per perdere la testa, dal drink allo spray urticante? E quanti di noi — io confesso di no — avevano letto o ascoltato i testi di un rapper come Sfera Ebbasta, che pure è seguito e venerato su Youtube da bambini piccoli anche di nove o dieci anni?
Le colpe di noi genitori
I nostri figli sanno più di noi ma capiscono meno di noi, perché ciò che sanno non l’hanno appreso attraverso l’esperienza, e spesso rifiutano quella che gli offriamo. Il che rende letteralmente impossibile il processo cruciale dell’ educazione, che consiste invece proprio nel trasferimento di saperi e valori da una generazione all’altra, e che avviene grazie a un adulto che si prende la responsabilità e l’onere di aiutare i giovani a diventare adulti. La nostra colpa di genitori, per quanto amorevoli e generosi possiamo essere, è di aver accettato questo stato di cose come un dato non modificabile, un frutto ineluttabile della post-modernità, un fatto cui non possiamo ribellarci se non vogliamo apparire vecchi, conservatori, o tradizionalisti (non sia mai). Si sta così aprendo un grande baratro tra le generazioni: non siamo più d’accordo sull’essenziale.
Il fallimento delle seconde generazioni
Le conseguenze le paghiamo non solo nelle nostre vite private. È il tessuto stesso della nazione che ne risente, proprio perché il nostro Paese è costruito sulla famiglia, e non su uno Stato storicamente debole. Dal welfare all’impresa, ci reggiamo sulla forza e la flessibilità dei legami parentali, e sul passaggio di consegne tra genitori e figli. Molti tra i principali problemi italiani sono riconducibili alla difficoltà del passaggio generazionale. Quello delle pensioni, per esempio. Ma anche quello del nostro sistema produttivo, così centrato sulla piccola impresa: si calcola che in dieci anni la metà di tutte le aziende familiari italiane che nel 2007 fatturavano più di 50 milioni di euro siano sparite: o perché non sono andate bene (il 20%), o perché comprate o assorbite (un altro 20%), o perché scese sotto la soglia del fatturato (10%). Non tutte queste crisi aziendali nascono dal passaggio ai figli, ma tutte le ricerche sono concordi nel dire che dopo i successi del fondatore, la seconda generazione spesso molla, o non riesce.
L’ottimismo della volontà
Eppure di famiglia parlano ormai solo i preti, e i politici quando annunciano un nuovo bonus bebè, come se si potesse combattere con un incentivo economico l’impressionante crisi di fiducia nel futuro che la carestia di culle denuncia. Per questo la più bella notizia del 2019 sarebbe un baby boom, come quello che ci fu alla fine della guerra, e che cambiò il volto del nostro Paese. Non c’è da sperarci, con il pessimismo della ragione; ma ce lo dobbiamo augurare con tutto l’ottimismo della volontà di cui siamo capaci.
https://www.corriere.it/cronache/18_...2c5595dd.shtml