Originariamente Scritto da
axeUgene
no, qui non conosci la storia, ma è comprensibile, perché in questo caso è piuttosto controintuitiva:
la legge Baslini-Fortuna del 1970 fu iniziativa di un socialista-radicale e di un liberale; passò grazie alla defezione dei centristi, repubblicani, liberali, e di diversi DC, soprattutto lombardi, emiliani, nonché al voto di una parte dei missini; lo stesso Almirante era divorziato, anche se poi appoggiò il referendum; l'ambiente dirigente della DC in maggioranza si dimostrò molto tiepido sulla questione, perché i segnali che arrivavano dalla borghesia che sosteneva il partito andavano in direzione contraria;
nel 1973, i circoli cattolici di base raccolsero le firme per indire il referendum abrogativo, e il PCI era contrario a sostenere quella legge, per evitare uno scontro frontale che temeva di perdere, anche perché nel suo stesso elettorato era presente una forte componente socialmente conservatrice sulle questioni di famiglia, costume sociale, ecc... un po' il profilo dell'amico Cono, molto legato alla Chiesa, ma anche, parrebbe, devoto al laburismo berlingueriano; soprattutto nell'Italia centrale e rurale degli anni '70 questa era un'antropologia diffusissima, che ricordo personalmente, avendo radici marchigiane di campagna; i comunisti erano pari o più dei DC, ma in molti la pensavano come Cono, addirittura più radicalmente di molti DC;
al momento del referendum, però, il PCI ha dovuto dare indicazione per il "no" all'abrogazione, perché il contrario sarebbe stato impensabile; ma fu la dirigenza DC radicata nella borghesia dei grandi centri urbani del centro-nord a risultare decisiva per la sconfitta del referendum di Fanfani, perché di fatto nella campagna referendaria ricevette e ri-trasmise ai suoi ceti di riferimento un messaggio di libertà di voto;
il ribaltamento radicale delle proporzioni di voto attese - 59% al no - si spiega solo con la massiccia defezione di una quota di elettori DC, che si identificava con una idea di modernità e pragmatismo che molti dirigenti del partito riuscivano a percepire, proprio perché i tempi erano maturi; per questo dico che il divorzio sostanzialmente si deve ad una parte fondamentale dell'ambiente democristiano, nella scia del pragmatismo degasperiano.