si. però in zona ci sono anche slovenia, repubblica ceca ecc., che mi paiono anch'esse centri produttivi di prim'ordine. o no?
questo francamente mi rassicura. ovviamente anche nella prospettiva di evitare le sanzioni "di ritorno" che potrebbero interessare un certo stato che intrattenga affari con uno stato non riconosciuto. insomma capisco perfettamente che trattare economicamente e anche a livello politico con uno stato riconosciuto, in fin dei conti, "paghi".
questo però se permetti dipende da condizioni storiche, cioè se l'entità di cui parli si esercita su un determinato popolo, e tende ad essere assoluta, allora è ovviamente più semplice per la stessa autorità riuscire ad essere riconosciuta territorialmente. altro sono ovviamente i pretesti "etnici" o prim'ancora le pretese dinastiche che potrebbero essere avanzate su un determinato territorio in modo da giustificare una possibile invasione o occupazione.
questo a livello interno e non internazionale. a quest'ultimo livello bisogna capire qual'è lo stato perdente e quello vincente, il quale soltanto può in forza del diritto internazionale pronunciarsi sulla natura statuale o meno di certe entità statali riconosciute dalla coalizione o dallo stato perdente.
si. questo se la transizione da uno ad un altro ordinamento è pacifica e non si fonda su una guerra. se però c'è stata una guerra come il secondo conflitto mondiale, allora poiché una delle due parti si è arresa senza condizioni, il discorso cambia. il nuovo ordine è allora tale da essere imposto dai vincitori, come è accaduto in italia; come è accaduto in germania.
ma guarda. so di rischiare il ban per quello che sto per dire, ma mi risulta che, come dire, un determinato assetto di interessi necessita di almeno due contraenti. anche israele persegue il sistematico annientamento delle minoranze. hai voglia a tirare pietre ai carrarmati...
se parli di entità statali "teocratiche" ovviamente c'è tutto un retroterra valoriale e "dogmatico" da considerare. lì ciò che muove le coscienze è la fede. non ovviamente l'opportunismo politico, che è invece di chi denuncia le decisioni adottate "per fede" in quello come in altri paesi.